The Tales of Edresshal

Fantasy, avventura

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    Aede Merykara

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    Ciao a tutti, come già scritto nella mia presentazione, sto scrivendo un romanzo fantasy :D

    perciò, ho pensato di postarlo qui mano a mano che procedo e raccogliere le vostre opinioni ^^ buona lettura

    P.s. ho il dubbio che questa non sia la sezione giusta in cui postare, dato che il mio romanzo è completamente di fantasia e non ha riferimenti a manga/libri noti, quindi se lo staff decide di spostare o chiudere il post e di ammonirmi, per me non c'è problema ^_^


    THE TALES OF EDRESSHAL

    PROLOGO

    La foschia mattutina delle pianure centrali ancora avvolgeva la valle, come una soffice coperta che con il suo carico di goccioline cullasse i prati, gli alberi e i campi. Nulla disturbava il silenzio quieto dell’alba, tranne i primi timidi canti degli uccelli che accoglievano il nuovo giorno.
    Al centro di Khaleyda, la Valle del Respiro, sorgeva l’insediamento di Melirya, ancora avvolto dalla quiete sonnolenta della notte, ma che già cominciava a destarsi e a tornare in attività: i contadini uscivano dalle capanne per riprendere il lavoro nei campi, mentre i pastori facevano uscire le greggi a pascolare; nelle fucine, i fabbri e mastri armaioli cominciavano a scaldare i loro strumenti per forgiare nuove armi per l’esercito dei ribelli; i soldati uscivano dai loro alloggi per riprendere le proprie mansioni, chi ad addestrarsi, chi a dare il cambio ai compagni che avevano montato la guardia nel fortino che segnava l’ingresso sud alla valle.
    “Perché toccano sempre a noi queste alzatacce?” chiese il ragazzo ai suoi compagni, stiracchiandosi ancora mezzo assonnato e rabbrividendo per l’aria fresca del mattino. “Da quando sono arrivato, non ho fatto altro che fare sempre lo stesso turno di guardia e occuparmi delle stalle dei cavalli” si lamentò il giovane.
    “Pensavi forse di venire spedito subito a combattere con i ribelli?” rispose il capitano, affiancandosi a lui. “N-no, non intendevo dire questo, signore” balbettò il ragazzo, “solo che… beh, mi sono unito alla causa per combattere contro l’Impero e cacciarlo dalle nostre terre, non certo per passare tutto il mio tempo a fare la guardia in un avamposto sperduto”.
    Il capitano sospirò rassegnato di fronte alla spavalderia che vedeva in molti giovani che arrivavano al villaggio con l’idea di unirsi alla rivolta. “Vieni da Karsavia, non è vero?”. “Si, signore” annuì il ragazzo fieramente.
    “Ricordo bene la città principale della regione di ghiaccio… Ho combattuto molte battaglie nella tua terra, fino a che l’Impero non la sottomise definitivamente” disse il capitano, perdendosi per un attimo nei suoi ricordi; poi si riscosse e si rivolse di nuovo al giovane: “Vedi, quando si decide di intraprendere una guerra contro un nemico potente come l’Impero, bisogna tenere in considerazione non solo le azioni di attacco, come quelle condotte dal Generale Zantov, ma anche la difesa, ed una eventuale via di fuga nel caso qualcosa andasse storto.”
    “Ed è proprio per il fatto che Melirya si trovi in una regione così ai margini della guerra, che quello che tu vedi solo come un avamposto sperduto, è il nostro quartier generale ideale. Siamo protetti da montagne difficili da scalare, perciò non corriamo il rischio di essere attaccati ai lati” disse, girando lo sguardo sulle ripide pareti di roccia che proteggevano la valle sia da eventuali attacchi che dai forti venti che spazzavano quella regione. “Inoltre, gli arcieri del clan della foresta tengono monitorati i movimenti al limitare settentrionale della foresta, e se qualcuno dovesse avvicinarsi da nord, lo sapremmo in brevissimo tempo.” Poi puntò il dito verso l’accesso sud della valle, dove si trovava il posto di guardia a cui erano diretti. “A sud, oltre la pianura desolata, si estende il deserto; ormai non vi passa quasi più nessuno, ma nonostante la guerra sono sempre attive bande di briganti e predoni e non possiamo mai essere certi di non subire scorrerie”.
    “Ed infine, noi siamo l’ultimo baluardo di difesa in grado di impedire all’Impero di arrivare alla Stele”. Gli occhi di tutto il gruppetto andarono verso le montagne ad ovest, oltre le quali si trovava la regione che ospitava il Sacro Tempio di Edresshal.
    “E ora basta chiacchere, abbiamo una giornata davanti, tutti ai vostri posti!” gridò il capitano ai suoi uomini, che immediatamente si divisero i compiti e presero il proprio posto: chi ammassava le pietre, chi riparava il fortino e sistemava le razioni e le scorte di armi, chi dava il cambio ai compagni che avevano montato la guardia durante la notte.
    “Tu vieni con me, ragazzo” disse il capitano, avviandosi oltre la vegetazione che sembrava coprire la roccia, ma che rivelava dopo pochi passi uno stretto passaggio che entrava nella montagna. Il ragazzo seguì il capitano lungo il sentiero umido che si inerpicava all'interno della parete di roccia, fino a giungere ad una piccola caverna illuminata fiocamente da alcune torce dove si trovavano altri due soldati.
    “Eccoci per il cambio” disse ai suoi uomini, che annuirono grati ed uscirono dalla grotta per scendere al fortino a riposare un po’.
    Prendendo una fiaccola accesa, il capitano si diresse verso il fondo della caverna dove si trovava uno strano macchinario che il ragazzo non aveva mai visto, ma con cui l’uomo cominciò subito ad armeggiare. A poco a poco la luce si diffuse all’interno della grotta, e il ragazzo capì che cos’era quella cosa: un ingegnoso sistema di cristalli, sorretti da un sostegno di metallo dalla forma simile al tronco e ai rami di un albero, che amplificavano la luce esterna del sole che entrava da due aperture nella roccia e la diffondevano negli spazi chiusi.
    “Così va meglio” borbottò il capitano, sorridendo nel vedere il volto stupito del giovane, ancora incantato di fronte a quella che per lui doveva essere una tale meraviglia.
    “Ora vieni qui ragazzo, il nostro turno comincia ora e dovremo stare molto vigili” disse tornando serio. “Cosa dovremmo controllare? Siamo all’interno di una grotta che non permette di vedere verso la pianura e il deserto” chiese il giovane, mentre ancora esaminava stupito i cristalli di diversi colori che diffondevano la luce esterna nel piccolo ambiente chiuso.
    “Hai ragione, la parete è chiusa a parte per queste due fessure. Ma se ti avvicini ancora, vedrai cosa dobbiamo controllare” disse il capitano, indicando verso il basso. Seguendo lo sguardo del suo superiore, il ragazzo guardò verso la base della parete, notando per la prima volta una cavità in terra, riempita d’acqua.
    Il capitano regolò ancora i cristalli, facendo riflettere alcuni raggi di luce che partivano dal cristallo principale su due gemme color porpora che a loro volta li riflessero nell'acqua, ed improvvisamente comparve sulla superficie l'immagine delle rovine di un'alta torre che si stagliava nel cielo già ardente del deserto.
    "Non è possibile! Quella è la leggendaria Torre Ambrata, la torre costruita dagli antichi membri delle tribù del deserto! Si trova a parecchi giorni di marcia da qui, come possiamo noi vederla?" "Per dirla con parole semplici, ragazzo, il cristallo argentato principale montato su questo Occhio di Althea, riesce a catturare le vibrazioni degli altri cristalli argentati posizionati nei vari avamposti sparsi nella regione del deserto. Quella che vedi è infatti una proiezione riflessa della Torre, sebbene non sia questo ciò che ci interessa... A noi interessa invece questo" disse il capitano, regolando stavolta il cristallo principale che convogliava sia la luce che la sorgente dell'immagine riflessa e facendo apparire nell'acqua una scena diversa: si trattava delle rovine di un posto di guardia nel mezzo della pianura, dove ancora resistevano in piedi in qualche modo i muri di quello che un tempo doveva essere stato l'edificio principale.
    "L'immagine che vedi ora è di un avamposto a meno di quattro ore di marcia da qui. Abbiamo avuto ordine dal Generale di controllare quando il fuoco di segnalazione di quell'avamposto verrà acceso." "Il deserto... la Torre Ambrata... vuol dire che il Generale ha convocato qui l'Ultimo?" Disse con voce soffocata dal timore e dall'ammirazione il giovane. "Si ragazzo, è lui che stiamo aspettando".
     
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    Mi è molto piaciuto questo prologo, complimenti!!!
     
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