UN PATTO COL DIAVOLO - SAMANTHA M. [COMPLETA - 20 CAPITOLI]

Rivisitazione in versione MM-YAOI del manga "Virgin Crisis" di Mayu Shinjio

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    Ciao a tutti :)
    Faccio un piccola premessa per presentarmi ;)
    Io sono Samantha Morgan (su amazon Samantha M.) e scrivo one shot e libri MM (yaoi) con rathing rosso. Qui nel forum vorrei postare le mie storie gratuite.
    Potete trovarmi anche su wattpad qui: www.wattpad.com/user/MMsamantha
    Oppure su facebook qui: www.facebook.com/WrittenWithLoveBySamanthaM
    Spero di poter mettere i link, nel caso non si potesse fare avvertitemi che li cancello immediatamente.

    Attenzione: Copyright © 2016 by Samantha M.
    TUTTI I DIRITTI RISERVATI: Quest’opera letteraria non può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in supporto magnetico o in altro modo senza il consenso scritto dell'autrice. Questo libro non può essere convertito in alcun formato, venduto o altrimenti trasmesso in alcun modo da un dispositivo a un altro tramite caricamento su programmi di file sharingpeer to peer, gratuitamente o a pagamento. Tali atti sono illegali e in violazione delle leggi sul diritto d'autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    UN PATTO COL DIAVOLO - SAMANTHA M.

    cover_Grande2

    Piccola precisazione: questa storia è una rivisitazione in versione MM del manga "Virgin Crisis" di Mayu Shinjio. Un tributo a questo capolavoro che mi è sempre rimasto nel cuore!
    La storia è stata scritta il più fedele possibile al manga, ho apportato solo qualche modifica verso la fine per renderlo un MM. Non ho avuto tempo di fare editing, quindi mi scuso per eventuali refusi.
    Buona lettura! :)

    PROLOGO
    Mia nonna credeva fermamente nella magia e passava il tempo a raccontarmi storie fantastiche e piene di strane creature, facendomi sognare ad occhi aperti.
    Diceva anche che non erano le persone a scegliere quali libri leggere, ma che fossero i libri stessi a decidere a chi mostrare il loro prezioso contenuto.
    Un giorno entrai a curiosare in una vecchia libreria e scovai un vecchio e stranissimo libro.
    Non so perché, ma avevo dovuto comprarlo…
    Anche questo era stato destino…

    CAPITOLO 1
    La campanella suonò, segnando la fine delle lezioni e mi accinsi a prendere la mia borsa, infilandoci dentro il quaderno di fisica.
    «Allora Milo, che cosa fai oggi?» mi domandò il mio migliore amico.
    «Devo studiare Oliver.»
    «Tu pensi solo a studiare! Possibile che non ti diverti mai?»
    Non gli risposi e mi limitai a sorridergli, mentre mi mettevo la borsa sulle spalle.
    «Potremmo andare a rimorchiare.» disse camminando al mio fianco, uscendo dalla classe.
    «Lo sai che sono gay.» affermai.
    «Appunto! Più figa per me!» fece lui facendomi ridere.
    Oliver non era un cattivo ragazzo, anzi, era molto buono con me. Uno dei pochi con il quale mi potevo davvero confidare.
    Lo guardai, incontrando i suoi occhi color cioccolato che sembravano supplicarmi per un assenso.
    «Dai Oliver… non posso…»
    «E va bene…» si arrese lui «Ma la prossima volta vieni con me, ok?»
    «D’accordo.»
    Alla fine del corridoio scendemmo le scale e ci avviammo verso l’uscita. Arrivati all’esterno, mi salutò per andare a prendere la sua bicicletta e gli promisi di aspettarlo davanti al cancello, la mattina successiva.
    Presi a camminare verso il cancello, quando il mio sguardo fu catturato da un ragazzo biondo con gli occhi azzurri che parlava con una ragazza.
    Quello era Rex, il più ammirato, bello, gentile e famoso ragazzo di tutta la scuola.
    Dio come avrei voluto che si accorgesse di me! Arrossivo solo a guardarlo!
    Per la prima volta da quando lo conoscevo, lui incontrò i miei occhi e venne verso di me. Io mi bloccai incredulo.
    Impossibile! Non stava succedendo davvero, era solo una mia impressione!
    «Tu sei il ragazzo del club di lettura.» affermò Rex con quella sua voce angelica.
    Oddio! Stava davvero parlando con me! Stavo forse sognando?
    «Come ti chiami?» mi domandò davanti al mio mutismo.
    «Milo… mi chiamo Milo…» risposi, sentendo il mio viso andare a fuoco.
    «Milo… ho sentito la tua lettura dell’altra sera…»
    Davvero? Lui mi aveva ascoltato? Improvvisamente la mia gola si seccò.
    «Sei stato davvero bravo.» mi disse e dopo un sorriso aggiunse «Ti auguro una buona giornata Milo.»
    Rimasi fermo e in silenzio come un cretino, mentre lui si allontanava, uscendo dalla mia visuale.
    Non potevo crederci… mi aveva parlato! Aveva chiesto il mio nome!
    Mi sentivo al settimo cielo e quando finalmente riuscii a riprendere il mio cammino, mi avviai verso casa.
    Non appena entrato, mi chiusi in camera e mi buttai sul letto.
    Ero ancora tutto sottosopra, che il mio cervello si lasciò andare a sogni proibiti. Illudendomi che potesse davvero succedere qualcosa con lui.
    Io ero soltanto un semplice ragazzo con i capelli cioccolato, gli occhi verdi e con un fisico asciutto, ma lo avrei amato con tutto il cuore, se solo ne avessi avuta la possibilità.
    Avrei dato qualsiasi cosa per avere l’amore di Rex, qualsiasi cosa.
    Lui era così bello, così dolce e premuroso, un vero e proprio principe azzurro.
    Per un istante mi venne in mente quello strano libro che avevo comprato una settimana prima, in un vecchio negozio d’antiquariato.
    Scesi dal letto e andai allo scaffale. Lo presi, studiandolo e rigirandolo tra le mani, fissando il titolo inciso nel cuoio scolorito.
    “Riti magici per realizzare i propri desideri.”
    Sicuramente era solo una stupidata, stavo per rimetterlo a posto, ma poi mi venne in mente mia nonna.
    «La magia esiste Milo, si trova tutta intorno a noi, basta saperla cogliere.»
    Questa era la frase che mi ripeteva di solito. Ero perplesso e combattuto. Forse potevo provare, in fondo, che cosa avevo da perdere?
    Lo sfogliai, cercando esattamente quello che mi serviva. Ok, avevo bisogno di qualche candela, un cerchio con dei simboli e la formula magica.
    Con molto scetticismo andai a prendere l’occorrente. Rubai le candele di mia madre e le accesi, mettendole in cerchio sul pavimento della mia camera.
    Presi un foglio, ci ricopiai i simboli con un pennarello nero e lo appoggiai in mezzo al cerchio di luci. Mi sedetti in ginocchio e recitai la formula scritta sul libro, seguita dal mio desiderio.
    «Vorrei che Rex ricambiasse il mio amore.» dissi ad alta voce, con il cuore che mi martellava nel petto come un tamburo.
    Il silenzio calò nella stanza e nulla sembrò diverso da com’era cinque minuti prima. Ero deluso. Lo sapevo che era solo una cavolata. Forse mia nonna aveva torto…
    All’improvviso la finestra si spalancò, facendo spegnere tutte le candele. Tantissime piume nere svolazzarono nell’aria e una strana figura entrò nella stanza, facendomi gelare il sangue.
    «Io sono Satan. Sei tu che mi hai evocato?» disse l’uomo con una voce roca e profonda.
    Il suo viso era stupendo. Due occhi neri come la notte mi fissavano curiosi dall’alto della sua figura slanciata e muscolosa. I suoi capelli, anch’essi neri, erano lunghi fino alla vita e, al di sotto, si potevano benissimo notare che le sue orecchie erano a punta.
    Ma la cosa più spettacolare, erano le enormi ali corvine che gli fuoriuscivano dalla schiena e ricadevano eleganti verso il suolo.
    Sulla sua spalla campeggiava un corvo, più grande del normale, che mi squadrava con aria di sfida.
    Il suo abbigliamento era composto da una maglietta senza maniche e dei pantaloni aderenti di pelle nera.
    Un urlo mi uscì dalla bocca senza che riuscissi a fermarlo e poi presi a balbettare in preda al panico.
    «Co-co-co-cosa? M-m-ma… che…»
    «Sono stato risvegliato da un ragazzino in calore!» sbottò irritato il diavolo in persona.
    «No… no… non è possibile…» sussurrai indietreggiando.
    «Bravo ragazzino, esci dal cerchio, così potrò mangiare la tua anima.» disse sogghignando.
    Istintivamente corsi in avanti, per paura di oltrepassare i confini dell’incantesimo e finii col rovinargli letteralmente addosso.
    Lui allungò un braccio per sorreggermi e mi aiutò a rimettermi in piedi, guardandomi con occhi nuovi.
    «Tu sei vergine.» affermò con un sorriso, facendomi diventare rosso fuoco «Questo cambia tutto.»
    Alzò una mano e una palla luminosa si materializzò sul suo palmo.
    «Questo è il nostro contratto…» disse lui mentre la sfera diventava sempre più luminosa «Il cuore di Rex sarà tuo… in cambio la tua verginità sarà mia.»
    Mi lanciò addosso quella cosa, ferendomi la spalla sinistra e procurandomi un bruciore pungente.
    «Ma che cavolo…» sbottai io, notando l’improvvisa apparizione di un tatuaggio nel punto in cui mi aveva colpito.
    «Pensi che esaudisca desideri gratis?» domandò lui malizioso.
    Merda! In che pasticcio mi ero appena andato a cacciare?
    «Copulare con questo mediocre ragazzino… non è degno di voi mio Signore.» gracchiò il corvo.
    Il corvo??? Oddio! Il corvo poteva parlare?
    «Un’anima vergine vale molto di più… e poi è davvero carino… come ti chiami ragazzino?» disse Satan.
    Carino? Io?
    «Ti ho fatto una domanda. Rispondi.» ordinò lui severo.
    «M-M-Milo…» sbiascicai.
    «Milo…»
    Lui mi si avvicinò, mi cinse la vita con una mano mentre con l’altra prendeva il mio viso, alzandomelo verso l’alto.
    Sentii la sua lingua scivolare sulla mia gola, provocandomi un brivido lungo la schiena.
    «Stai tranquillo… ti farò provare il più grande piacere del mondo…» mi sussurrò all’orecchio.
    Gemetti quando mi morse il lobo e cercai con tutte le mie forze di far funzionare di nuovo il mio cervello. Non potevo permettergli di prendermi, non lo volevo.
    Misi una mano sul suo petto e lo spinsi via. Il mio respiro affannato tradiva lo strano effetto che mi aveva fatto toccandomi, ma non mi importava.
    «Che garanzie mi dai di aver esaudito il mio desiderio?» chiesi ansimante.
    «Hai una bella faccia tosta ragazzino… devi ringraziare che non mi prenda la tua anima all’istante!» ringhiò lui adirato.
    Passò qualche momento a fissarmi, come se fosse indeciso sul da farsi e poi prese una decisione.
    «D’accordo. Aspetterò fino a domani, a quando potrai verificarlo di persona.» mi voltò le spalle e salì sulla finestra «Ma ricorda: il nostro è un contratto indissolubile.»
    Dopodiché dispiegò le ali e scomparve nella notte.

    CAPITOLO 2
    Mi svegliai la mattina successiva leggermente confuso. Avevo fatto un sogno stranissimo.
    Mi alzai andando in bagno, ripensando a cosa era riuscito a inventarsi il mio cervello malato.
    Presi lo spazzolino e mi lavai i denti. Il diavolo in camera mia, che assurdità.
    Mi risciacquai e mi diedi una pettinata. Corvi che parlano, contratti indissolubili, forse avevo davvero studiato troppo in questo ultimo periodo.
    Poi i miei occhi caddero sul tatuaggio sulla mia spalla…
    Merda! Non avevo affatto sognato!
    «Buongiorno Milo…» mi salutò una voce profonda e roca, mentre due forti braccia mi avvolgevano.
    «Sa-Satan!» balbettai preso dal panico.
    Una delle sue mani scese sino al mio inguine, toccandomi il membro che stava iniziando a indurirsi.
    Subito mi ritrassi, sottraendomi alle sue grinfie e lo guardai arrabbiato.
    «Ma dove tocchi?» domandai arrossendo.
    «Come sei pudico… stanotte potrò toccarti finché voglio…»
    «Perché mi desideri tanto?» chiesi facendomi coraggio «Non sono bello, il mio viso sembra ancora quello di un ragazzino e non ho nessuna esperienza.»
    I suoi occhi mi fissarono decisi, senza mai staccarsi dai miei.
    «Io non sono come i mortali, ossessionati solo dall’aspetto esteriore… io mi nutro della purezza del corpo e dell’anima.» affermò lui.
    Quello sembrava un complimento… ma che cavolo andavo a pensare?
    «Presto sarei mio Milo…» disse svanendo nel nulla.
    Oh Signore, aiutami tu! Davvero avrei dovuto dare la mia verginità a lui?
    Mi vestii in fretta, presi la borsa con i libri e mi precipitai a scuola. Aveva esaudito il mio desiderio?
    Allora adesso Rex…
    Il mio cuore prese a battere all’impazzata. Appena raggiunsi la mia meta, non mi fermai al cancello, ma mi diressi verso il cortile.
    Di solito il mio principe azzurro sostava sempre vicino alla panchina sul retro dell’edificio.
    Ero emozionato e teso allo stesso tempo. E se davvero Satan avesse fatto innamorare Rex di me? Allora avrei davvero dovuto concedermi a lui?
    Per un momento, mi ritrovai a pregare di non aver mai espresso quel desiderio o che non si fosse avverato e, girato l’angolo, vidi Rex seduto sulla panca di legno.
    Rimasi fermo a fissarlo e mi sembrò quasi che il tempo si fosse fermato. Lui voltò il viso nella mia direzione e, quando mi vide, si alzò.
    Venne verso di me con passo deciso, facendomi rimanere senza ossigeno dall’agitazione.
    Oh Signore!
    «Milo… ehm… probabilmente te ne sarai già accorto ma…» iniziò lui quasi con timidezza.
    Stava succedendo davvero! Lui… lui…
    «La campanella è già suonata e dovresti sbrigarti ad andare in classe.» disse infine «In che classe sei? Sei più piccolo di me, vero?» mi domandò ancora.
    «Hai ragione, ma non preoccuparti ora devo andare.» gli risposi velocemente, correndo via.
    Attraversai tutto il cortile, arrivando al parcheggio delle biciclette. Rallentai solo per fermarmi sotto il grande albero di pino e rimasi a fissare il vuoto.
    «Allora? Com’è andato il tuo incontro d’amore?» disse una voce profonda dietro di me.
    Sapevo benissimo a chi apparteneva, quindi non mi voltai.
    «Lui non è innamorato di me…»
    E dire che ero così contento che mi avesse finalmente rivolto la parola.
    «Non gli interesso affatto…»
    Ero stato persino felice che mi avesse sentito leggere.
    «Mi ha solo chiesto se ero più piccolo di lui… nient’altro…»
    Mi ero illuso… ero davvero uno stupido.
    Una grande mano calda mi afferrò per la spalla, facendomi voltare. Santan era proprio dinnanzi a me e i suoi occhi si spalancarono, quando vide che stavo piangendo.
    Mi strinse forte e leccò via tutte le mie lacrime, come se volesse confortarmi.
    «Un vergine è buono quanto le sue lacrime…» sussurrò tra una lappata e l’altra.
    Poi si scostò, preparandosi a prendere il volo.
    «Interessante… il mio maleficio non ha funzionato… troverò un altro modo…» disse con fermezza.
    Si librò nell’aria, sollevandosi di qualche metro dal suolo e il corvo arrivò subito al suo fianco.
    «Adempirò al contratto stipulato con te! Il cuore di quel ragazzo sarà tuo! Fino a quel giorno conserva la tua verginità… ricordatelo.» disse infine, scomparendo di nuovo nel nulla.
    Merda! E ora?
    Avevo avuto paura che si sarebbe approfittato lo stesso di me, invece, non lo aveva fatto. Mi aveva ascoltato e sembrava fermamente deciso a esaudire il mio desiderio.
    Mi toccai il volto, proprio dove lui aveva passato la sua lingua. Potevo ancora sentire il suo calore…
    Ma che diamine andavo a pensare? Ero davvero uno stupido.

    I giorni cominciarono a passare, tutto quello che mi era accaduto sembrò sfumare, sino ad assomigliare soltanto a un brutto sogno.
    Ma quel segno sulla mia spalla era ancora presente. Lo fissavo tutte le mattine e mi chiedevo che cosa mai sarebbe potuto succedere.
    Dopo tre settimane, iniziò un nuovo trimestre e io mi apprestai ad andare a scuola. Arrivato davanti al cancello, trovai Oliver ad aspettarmi.
    «Ehi dormiglione!» mi salutò.
    «Ciao Oliver.»
    «Mi spiace, ma per questo trimestre non saremo più in classe insieme.» ammise lui con un sospiro.
    «Non capisco perché devono rimescolare le sezioni così spesso.» dissi irritato.
    «Il preside sostiene che ci faccia bene per la “socializzazione”.» grugnì il mio amico, mimando anche le virgolette.
    «Che cavolata!»
    «Lo penso anch’io.»
    Entrati nell’edificio, ci toccò salutarci e separarci. Io andai nella mia nuova classe più scoraggiato del solito e rimasi basito quando varcai la soglia.
    Rex era seduto al centro della stanza. Merda! Eravamo pure finiti nella stessa classe!
    «Milo.» mi chiamò lui quando gli passai davanti «Non sapevo avessi la mia stessa età. Sarà un piacere averti come compagno.» disse con un sorriso.
    «Anche per me.» risposi, prima di prendere posto accanto alla finestra.
    Posai la borsa sul pavimento e appoggiai i gomiti sul banco. Voltai il viso verso il vetro e mi persi osservando il mondo esterno.
    Satan era completamente sparito. Perché? Di lui mi era rimasto solo quello strano segno sulla spalla. Dove era finito?
    «Ragazzi, fate silenzio per favore.» prese a dire la professoressa «Ora vi presento un nuovo studente. E’ stato lontano da scuola per ben due anni per problemi di salute, ma da questo trimestre rientrerà proprio nella stessa classe di suo fratello. Forse molti di voi non lo sanno, ma lui è il fratello maggiore di Milo Collins.»
    Cosa??? E da quando io avevo un fratello più grande?
    Mi voltai immediatamente, rimanendo completamente ghiacciato.
    Un ragazzo dagli occhi neri come la notte e i capelli corti e corvini, se ne stava in piedi accanto alla cattedra. Un sorriso accattivante si stampò sul suo viso, non appena incontrò le mie pupille.
    «Piacere di conoscervi.» disse una voce profonda e roca «Io sono Kai, il fratello maggiore di Milo.»
    Santissimi angeli del cielo! Quello era Satan!!!

    CAPITOLO 3
    «Io non ho nessun fratello!» sbottai irritato.
    Satan mi fu subito accanto e avvicinò la sua bocca al mio orecchio.
    «Vuoi dire a tutti che sono il Diavolo? Pensi che ti crederebbero? Ho manipolato i loro ricordi e, per loro, sono tuo fratello…» sussurrò compiaciuto.
    Ma perché diamine aveva fatto una cosa simile?
    Non appena terminata la prima ora, lo presi per un braccio e lo portai lontano da occhi indiscreti.
    «Ma che cos’hai in testa? Perché fai finta di essere mio fratello?» gli domandai.
    «Voglio solo aiutarti. E da qui, posso farlo meglio.» affermò lui.
    «Aiutarmi? E come? La tua magia non ha funzionato!»
    «Ti ho detto che il nostro patto è indissolubile!» ringhiò «Scoprirò cosa non ha funzionato e ti consegnerò il cuore di quel ragazzo. Non sei contento?»
    «Contento? Se tu esaudisci il mio desiderio, dovrò venire a letto con te…» dissi, distogliendo lo sguardo.
    «Non lavoro gratis.»
    «La magia non può far accadere un miracolo!»
    «Ah no?» chiese lui malizioso, agitando un dito nell’aria.
    Il mio fisico, da esile e delicato, diventò muscoloso e con dei pettorali perfettamente sodi.
    «Che… che cosa mi hai fatto?»
    «Pensi che piaceranno a Rex?»
    Feci scivolare le mani sul mio nuovo torace e arrossii pensando che l’idea non era affatto male.
    «Anche al tocco sono perfetti…» sussurrò lui, infilando le mani sotto la mia maglia.
    No! Che stava facendo?
    Le sue dita erano calde e le fece risalire verso l’alto, per poi fermarsi a tormentare i miei capezzoli.
    «Aahh…» gemetti senza controllo.
    «Sei così sensibile…» fece lui leccandomi l’orecchio «Ti piace vero?»
    Io boccheggiai, rimanendo stordito da quello che mi stava facendo, quando lui si scostò e il mio fisico tornò normale.
    «Che fai?» domandai io non capendo le sue intenzioni.
    «Era solo una dimostrazione.» disse allontanandosi.
    Quel tipo mi avrebbe fatto diventare pazzo!
    Lo seguii lungo il corridoio per ritornare in classe, mentre Rex arrivava dalla parte opposta, avanzando verso di noi.
    «Tu sei Rex?» sentii chiedere a Kai.
    «Sì, sono io.»
    In un istante, Kai lo spinse contro il muro con forza e gli aprì la maglia, rivelando un crocifisso intorno al collo.
    «Tu… sei cristiano?» domandò Satan alla vista di quella collana.
    «Sì, mio padre è il pastore della chiesa…» rispose Rex confuso, richiudendosi la maglia «Sei cristiano anche tu?»
    Kai sorrise, si voltò, andandosene con il volto adirato e senza proferire più alcuna parola.
    Era per questo che la magia di Satan non aveva funzionato? Perché Rex era cristiano?
    «Mi dispiace tanto, devi scusare mio fratello…» dissi, andandogli subito vicino.
    «Non preoccuparti Milo,» rispose accarezzandomi il viso «è tutto a posto…»
    Che bello sentire la sua pelle contro la mia… Eppure anche di questo gesto, dovevo ringraziare Satan…

    Il corvo
    «La prego mio signore, plachi la sua ira.» gracchiai proteggendomi il corpo con le ali.
    Non avevo mai visto il mio signore così arrabbiato. L’aria vibrava con una tale forza che, al suo passaggio, ogni finestra si infranse. I vetri volarono ovunque, in ogni direzione, se Satan non si calmava subito poteva succedere un disastro.
    «Mio signore, vuole frantumare ogni vetro della scuola?» domandai, cercando di tranquillizzarlo.
    «Un cristiano…» disse lui prima di voltarsi e guardarmi negli occhi «Pensi che la mia magia non abbia funzionato perché lui è un cristiano?» urlò, facendo tremare persino i muri.
    Lo osservai fermarsi, riflettere sulla situazione e poi sembrò riprendersi.
    «Tanti grattacapi per un semplice contratto… accetto la sfida… la verginità di Milo sarà mia e soltanto mia!»

    Milo
    Le lezioni di ginnastica erano iniziate e io mi nascosi a bordo del campo da calcio, per evitare di dover giocare. Ero nettamente negato in qualsiasi attività fisica.
    «Salti la lezione?» mi chiese Satan, arrivando alle mie spalle.
    «Sì, non sono bravo a giocare.» risposi, mentre lui si sedeva al mio fianco.
    «Credevo fossi arrabbiato per come mi sono comportato con Ren…»
    «Alla fine, se non fosse per un incantesimo, non potrei mai essere l’oggetto delle sue attenzioni…» dissi desolato «Se avessi più fiducia in me stesso, tutto questo non sarebbe successo… Ma perché ho preso quel maledetto libro e ho creduto nella magia?» sbottai, irritato con me stesso.
    «Sì, bravo…» fece lui con un sorriso malizioso.
    Lo fissai impaurito, chiedendomi che cosa gli frullasse nel cervello, ma senza trovare una risposta.
    «Se tu non ci tenessi tanto alla tua verginità, io non dovrei impegnarmi così seriamente…» si fece più vicino e prese in mio mento tra le dita «La tua faccia innocente… il tuo corpo da addestrare… presto corromperò la tua purezza con le mie mani.»
    Si scostò, facendomi quasi sentire deluso, poi decisi di cambiare argomento.
    «Senti… come intendi aiutarmi?»
    «Vediamo…» disse guardando i miei compagni giocare «per esempio… in questo modo…»
    La palla che Rex cercò ti passare a un amico, deviò, volando direttamente verso di me e colpendo in pieno il mio viso.
    Caddi a terra, sentivo la mia testa pulsare e la vista mi si annebbiò. Ma quanto cazzo era stata forte quella pallonata?
    Lo sapevo che non dovevo fidarmi di lui…

    Il corvo
    Il mio signore aveva fatto una piccola magia e ora Milo era svenuto a terra, per colpa di un pallone volante.
    Vidi Rex raggiungerlo immediatamente con il volto preoccupato, in fondo, era lui che aveva tirato quel bolide.
    «Milo… Milo… professore lo porto in infermeria.» lo sentii dire, prima di prendere in braccio il ragazzo.
    Volai sino all’albero di fronte alla finestra che mi interessava e aspettai il loro arrivo. Il mio compito era anche quello di tenere d’occhio la situazione per riferire tutto al mio signore.
    Rex fece il suo ingresso e posò Milo su un lettino. L’infermiera di turno lo controllò e rassicurò l’altro, dicendogli che era soltanto svenuto.
    «Stai tranquillo, lascialo riposare, puoi tornare dopo le lezioni.» gli disse cortese.
    «D’accordo allora torno dopo.» rispose Rex andandosene.
    Qualche istante dopo, la porta si aprì e vidi il mio signore fare il suo ingresso.
    «Oh, sei il fratello di Milo giusto? Sei venuto a vedere come sta?» gli chiese la donna.
    Satan alzò una mano e l’infermiera uscì dalla stanza borbottando qualcosa, lasciandoli soli.
    Lo vidi avvicinarsi al letto e guarire i graffi sul volto di Milo con la sua magia. Quanto disturbo per un misero umano!
    «Rex?» sussurrò nel sonno il ragazzo.
    La mascella del mio signore si irrigidì per un istante, poi gli prese la mano e la strinse tra le sue.
    «Sono qui Milo…» gli rispose.
    Davvero non riuscivo a capire lo strano comportamento di Satan, ma era meglio non fargli domande.
    Dopo un paio d’ore, Rex entrò di nuovo nella stanza e rimase a guardare il mio signore.
    «Kai…»
    «Stagli vicino.» rispose lui, alzandosi e uscendo dall’infermeria.

    Milo
    Il mio cervello riprese a funzionare dopo un tempo che mi parve infinito, ma la cosa positiva era che il viso non mi faceva più male, che strano.
    «Finalmente ti sei svegliato.»
    «Rex!» sbottai io, alzandomi di scatto.
    Era seduto al mio fianco e io ero… in infermeria, steso su un letto. Sentii le mie guance andare in fiamme.
    «Ti senti meglio?» mi domandò.
    «Sì, in effetti mi sento bene, grazie… mi… mi sei rimasto vicino tutto il tempo?» chiesi imbarazzato e col cuore che si mise a galoppare.
    «Sì, sono rimasto qui a vegliare su di te…»
    Lo sapevo! Lo sapevo che le mani calde e amorevoli che avevo sentito erano le sue!

    CAPITOLO 4
    «La tua ferita sembra guarita.» disse Rex, fissando il mio viso.
    «È grazie a te… che mi sei stato accanto…» risposi con coraggio arrossendo.
    Era così bello e si era preso cura di me, non potevo essere più felice.
    «Bene, allora ti accompagno a casa.»
    «Non ce n’è bisogno…» sussurrai poco convinto.
    «È il minimo che possa fare.» affermò alzandosi «Devo farmi perdonare per quella pallonata.»
    Giusto, lui si sentiva solo in obbligo nei miei confronti… non mi dovevo aspettare niente di più…
    «Va bene.» assentii con un sorriso.
    Mi alzai dal lettino e uscimmo dall’infermeria, dirigendoci verso l’uscita.
    Il ragazzo che avevo ammirato e guardato da lontano, ora stava camminando accanto a me. Questo mi bastava. Se i poteri magici di Satan non avevano effetto su di lui, almeno potevo godermi questi momenti insieme.

    Il corvo
    Ero nascosto sul ramo più alto di un albero con il mio signore e stavamo spiando l’andamento della situazione.
    Abbassai lo sguardo, Milo stava attraversando il cortile con Rex. Si sorridevano con fare complice e chiacchieravano come se fossero vecchi amici.
    «Sembra stia andando bene…» affermai rivolto a Satan «Anche se in ritardo rispetto alla norma, il desiderio del ragazzo si sta avverando…»
    Lui rimase a fissarli in silenzio, sul suo viso apparve per un istante un’espressione di tristezza.
    «Vero signore?» domandai davanti al suo silenzio.
    I suoi occhi da caldi e tristi, diventarono freddi e distaccati e si voltò verso di me.
    «Andiamo Malpass…» mi chiamò lui, mentre spiccava il volo.
    «Sì, signore.» risposi, cercando di volargli accanto.

    Milo
    Entrai in casa felice come non mai e con un sorriso stupido stampato sulla faccia.
    «Sono tornato!» urlai, richiudendomi la porta alle spalle.
    «Sembri sereno e soddisfatto!» disse una voce alla mia sinistra.
    Mi voltai, incontrando due occhi neri come la notte, che mi scrutavano quasi arrabbiati.
    Satan se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto. Aveva l’aspetto di un ragazzo normale, con i capelli corti leggermente spettinati, lo stesso che aveva usato quando si era presentato a scuola.
    Un momento! Che cavolo ci faceva a casa mia? Poi un’idea paurosa si fece largo nella mia mente.
    «Non avrai alterato anche la memoria di mia madre e mio padre?» sbottai stizzito.
    «Ovvio, che ti aspettavi?» rispose lui tranquillo.
    «Ma che cavolo…» stavo dicendo, quando venni interrotto dall’arrivo di un bambino di circa quattro o cinque anni.
    «Fratellone!!! Bentornato!!!» urlò il piccoletto, buttandomi le braccia al collo.
    «E lui chi diavolo è?» domandai senza più capirci nulla.
    «È il tuo fratellino Guy.» affermò Satan.
    Il mio fratellino? Ma quanto era diventata grande la mia famiglia?
    Lo guardai meglio. Era piccolino, i suoi capelli neri erano morbidi e lucidi e i suoi occhi erano grandi e d’orati.
    «Accidenti come sei carino e dolce!» esultai stringendo Guy tra le mie braccia «Ho sempre desiderato un fratellino più piccolo! Grazie Sa.. Kai!»
    Lui sembrò sorpreso dalla mia felicità e, soprattutto, di sentirsi dire grazie. Fece un sospiro e si voltò.
    «Non ho espresso un tuo desiderio. È una semplice guardia… e, per inciso, quello è il corvo Malpass…» ammise infine con un sorriso divertito, davanti alla mia faccia stupita.
    Cosa??? Il corvo che gli stava sempre appiccicato era quel piccolo e tenero bambino?
    Però, ero felice lo stesso. La nostra casa si era animata di persone e una volta seduti a tavola per consumare la cena, presi a imboccare Guy, divertendomi un mondo.
    «Dai, apri la boccuccia.» gli ordinai con gentilezza.
    «So mangiare da solo.» fece lui arrossendo.
    «Oh, dai… ehi, che ne dici se dopo ci facciamo il bagno insieme?» domandai.
    «Davvero? Sììì!» esultò il piccoletto, facendomi sorridere.
    Kai ci guardava in silenzio dall’altra parte del tavolo. Aveva appoggiato un gomito sul piano e la testa sopra la mano, con una strana espressione. Sembrava… sereno…
    In quel particolare frangente, lo trovai particolarmente bello…
    Dopo la cena, riempii la vasca e mi immersi insieme a Guy, godendomi l’acqua calda.
    «Milo?» mi chiamò lui seduto davanti a me.
    «Sì?»
    «Come mai ti piace Rex?»
    «Eh?»
    «Sei strano sai… tutte le umane e gli umani con cui abbiamo avuto a che fare, hanno finito con l’innamorarsi del mio signore, dimenticandosi del contratto. È così affascinante che non ha rivali nemmeno tra gli angeli del cielo… tu invece sembri immune al suo ascendente…»
    Ci pensai per un momento, riflettendo bene su che cosa rispondere e optai per la verità.
    «Anche io lo trovo attraente…» ammisi.
    «Davvero?» chiese contento Guy.
    «Sì, ma è dispettoso, prepotente e compie molte cattive azioni, non credi?»
    «Non è così malvagio come lo dipingi. È stato lui a salvare la mia anima quando… gli uomini presero la mia vita… gli essere umani possono essere molto più crudeli! Ecco perché mi fanno paura.»
    Davvero? Lo aveva salvato? Ma davvero il diavolo poteva essere così buono? Forse potevo dargli una possibilità…
    «Io esco.» esordì il piccoletto, uscendo dalla vasca.
    «Di già?» domandai tranquillo.
    «Vado a chiamare il mio signore, anche lui vorrà fare il bagno.» affermò andandosene.
    Cosa??? Ehi, aspetta! Mica volevo fare il bagno con Kai!!!
    Il solo pensiero mi fece diventare rosso come un pomodoro e mi sbrigai a uscire dalla vasca.
    Stavo giusto per annodare un asciugamano attorno alla vita, quando la porta si aprì e Kay entrò.
    «Ehi non puoi entrare così all’improvviso…» dissi io arrabbiato, ma il cotone mi sfuggì di mano e l’idea di rimanere nudo dinnanzi a lui, mi mandò in fiamme la pelle.
    Kai mi abbracciò, stringendomi forte e facendomi aderire al suo corpo.
    «Ma che fai? Lasciami!» sbottai.
    «Davvero vuoi che ti lasci? Sarei costretto a vedere il tuo corpo nudo…» mi sussurrò nell’orecchio, facendomi rabbrividire.
    Era davvero un diavolo! Si stava prendendo gioco di me!
    Sentii la sua lingua disegnare il contorno del mio orecchio e subito mi mancò il respiro. Quando me lo morse delicatamente, rischiai di emettere un gemito imbarazzante, ma riuscii a farlo morire in gola.
    Una delle due mani corse lungo la mia schiena, raggiungendo il mio sedere e mandandomi delle strane scosse di piacere all’inguine.
    No… non dirmi che voleva…
    «No, fermo! Lasciami!» dissi con fermezza.
    Lui mi legò un asciugamano in vita e mi guardò negli occhi con un sorriso divertito.
    Bastardo! Mi stava solo stuzzicando!
    «Mettiti qualcosa addosso o prenderai freddo.» mi consigliò prima di uscire dalla stanza e lasciarmi solo.
    Lo sapevo! Era dispettoso e arrogante!
    Ci provava gusto a confondermi le idee…

    Il giorno seguente, a scuola, io e Oliver stavamo guardando Kai dalla finestra della nostra classe. Era in cortile e l’ennesima ragazza gli stava confessando il suo amore, nella speranza di uscire con lui.
    Ma Kai le scaricava tutte con un sorriso malvagio e parole cattive, che riuscivano sempre a farle scappare via in lacrime.
    «Un’altra che si dichiara a tuo fratello. È diventato ambito come Rex.» mi disse il mio amico, osservando la scena che si stava svolgendo nel cortile.
    «Ma non sanno che lui non le prenderà mai sul serio…» sbottai irritato.
    «Beh, se vuoi proprio saperlo, il tuo caro Rex non è poi tanto diverso…»
    «Cosa?» chiesi, sbigottito da quell’affermazione.
    «Non sai quante ne ha respinte in modo spietato! Con gli altri non è affettuoso come lo è con te.»
    «D… dici?» balbettai solo a considerare la sua idea.
    No, assurdo. Non mi sembrava proprio che mi trattasse in modo differente dagli altri.
    «Vado un attimo in bagno.» dissi uscendo dalla classe.
    Stavo ripensando ancora a ciò che mi aveva detto Oliver, quando mi sentii chiamare da qualcuno alle spalle.
    «Milo Collins.»
    «Signorina Miller.» salutai l’infermiera della scuola.
    «Vedo che stai bene! Mi fa piacere. Tuo fratello era così preoccupato…»
    Kai?
    «Ma veramente devo ringraziare Rex che mi è stato vicino…» dissi sognante.
    «Rex? Ma se lui è tornato subito in classe dopo averti portato in infermeria.»
    Cosa? Ma allora…
    «Non lo sapevi?» continuò la donna «È stato tuo fratello a starti accanto per tutto il tempo, stringendoti la mano.»
    Kai? Satan? Era stato lui…
    «Sei fortunato ad avere un fratello così. Ora torna in classe.» mi ordinò prima di andarsene.
    Oh mio Dio! Era lui! Quelle parole dolci…
    “Sono qui Milo…”
    Quella mano che mi stringeva calda e amorevole…
    Era lui!
    Ma, allora perché Rex mi ha detto di essermi rimasto accanto per tutto il tempo?
    Volevo una spiegazione! Partii a passo di carica e presi subito a cercare Rex.

    Malpass
    Seguii il mio signore fin dentro la palestra. Subito lo vidi voltare lo sguardo verso il crocefisso di legno, appeso al muro.
    Il suo corpo vibrò di potere, un’aurea nera circondò la sua figura e io cominciai a temere per il peggio.
    «Mi fa venire la nausea…» disse, senza smettere di fissarlo.
    La porta alle nostre spalle si aprì e un ragazzo entrò nella grande sala.
    Il mio signore si girò lentamente verso il nuovo arrivato e lo guardò con un sorriso arrogante.
    «Perché mi hai chiesto di venire qui… Rex?» domandò il mio signore curioso.
    L’altro fece qualche passo avanti e poi piantò i piedi nel terreno, mettendosi quasi in posizione d’attacco.
    «Devo parlarti Kai.»

    CAPITOLO 5
    Milo
    Stavo ancora cercando Rex, quando un gruppo di ragazze mi si avvicinò. Erano in tre, belle e arroganti, tanto da farmi accapponare la pelle.
    «Noi abbiamo qualcosa da dirti…» affermò quella con i capelli biondi, che sembrava comandare sulle altre.
    «Ok.»
    Uscimmo fuori, in cortile, ma anche se il mio corpo le seguiva, la mia mente era altrove.
    Perché Rex mi aveva mentito? Era davvero Kai che mi aveva tenuto la mano?
    «Tu ti sei appiccicato un po’ troppo a Rex.» disse la bionda, una volta che ci fummo fermati.
    Non aveva senso… che lo avesse costretto Kai a mentire?
    «Ehi! Ma mi stai ascoltando?» urlò la tizia, richiamando finalmente la mia attenzione.
    «Ah, sì! Scusa, ma ora non ho tempo per voi.» sbottai cercando di andarmene, ma quella mi afferrò per un braccio e mi spinse contro il muro dell’edificio.
    «Mi prendi per il culo? Abbassa la cresta, frocio!»
    Ahia! La spalla cazzo!
    «Ma che volete da me?» domandai irritato.
    «Sei cocciuto! Se non lo capisci con le buone, lo capirai con le cattive…»

    Malpass
    Andai a posarmi sul canestro per osservare meglio la scena, cercando di capire che cosa volesse quel Rex dal mio signore.
    «Di che si tratta?» domandò Satan.
    «Di Milo…» prese a dire il ragazzo camminando per la palestra «Ultimamente non è un po’… strano?»
    «In che senso strano?» domandò il mio signore, incrociando le braccia sul petto.
    «Non vorrei sembrarti ridicolo, ma…» fece una pausa, come se fossi insicuro sul proseguire o meno «è come se fosse posseduto da uno spirito maligno.»
    Davvero strano quel Rex!
    «Tu hai visto troppi film horror…» lo liquidò Satan.
    «Dico sul serio! Credevo che tu, suo fratello, ti fossi accorto di qualcosa!»
    «Come fai ad affermare una cosa del genere?» chiese il mio signore, affilando lo sguardo.
    «Non mi è molto chiaro… ma ho questa sensazione… è che lui… mi fa un certo effetto.»
    Satan lo fissò come se avesse voluto incenerirlo solo con gli occhi e, per un momento, temetti che lo facesse davvero.
    «Senti, senti… ma davvero? E che effetto ti fa?» lo canzonò il mio signore «Ti eccita? È per questo che gli ronzi intorno?»
    «Kai! Ma che dici?» rispose stizzito il ragazzo.
    «Ti piace! Ammettilo! Sappi che è ancora vergine… il suo corpo non ha mai conosciuto il tocco di nessuno. Che ne dici? Ti stuzzica, eh?»
    «Basta!» urlò Rex, tappandosi le orecchie.
    «Che effetto ti ha fatto quando lo hai preso in braccio? Non ti è venuta voglia di scoparlo quando eravate soli in infermeria?»
    «Basta! Finiscila!» sbraitò il ragazzo «Non ti permetto di umiliare Milo e me con queste parole immonde! Sei suo fratello, come puoi dire cose simili?»
    Il volto del mio signore divenne una maschera di rabbia. Si avvicinò a Rex e gli mise le mani intorno al collo, come se volesse strozzarlo.
    «Uno come te…» ringhiò in preda all’ira.
    “Kai!”
    “KAI!!!”
    Sentii anch’io il richiamo d’aiuto di Milo e Satan si fermò, lasciando andare l’altro. La preoccupazione si dipinse sul suo viso e si allontanò da Rex, mentre questi stava ancora tossendo.
    «Ma sei impazzito o cosa?» riuscì a dire tra un colpo e l’altro «Vorrei sbagliarmi ma… non è che tu… ne sei innamorato?»
    Il mio signore si girò a guardarlo, gli occhi spalancati rivelavano la sua sorpresa a quella domanda e, senza aggiungere una sola parola, uscì dalla palestra.
    Lo seguii, stava attraversando il cortile, mentre parlava con se stesso.
    «Rex… quel suo atteggiamento da santarellino… proprio non lo sopporto!» sbottò irritato.
    Presi a sbattere più forte le mie ali, raggiungendo il punto in cui avevo percepito la voce di Milo richiamare il mio signore.
    Eccolo lì! Era accerchiato da tre ragazze che sembravano avere delle pessime intenzioni.
    Subito ritornai da Satan per avvertirlo.
    «Mio signore, venite subito! Milo è stato preso di mira da delle ragazze!» gli spiegai trafelato.
    «Ah, sì? Vogliono divertirsi…» rispose mentre i suoi occhi diventarono due fessure «L’occasione ideale per testare le virtù di quel Rex… vediamo come reagisce davanti al suo Milo maltrattato…»
    I suoi capelli tornarono lunghi, le sue orecchie a punta e le sue grandi ali fuoriuscirono dalla sua schiena.
    «Vado a controllare la situazione.» mi disse prendendo il volo.
    «Ma come? Non intendete salvarlo?» chiesi incredulo.
    «Perché dovrei farlo? Non mi hai sentito?» rispose gelido prima di trasformarmi nel piccolo Guy «Avvisa Rex che Milo è in pericolo… corri!» mi ordinò.
    Ed io ubbidii.

    Milo
    «Sei solo un moccioso che non vale niente!» disse la mora, tirandomi una pietra.
    «Non hai capito proprio nulla! Rex è gentile con te perché gli fai pena frocio!» mi urlò la bionda, mentre mi tirava i capelli.
    Perché? Perché se la prendono con me?
    Io ero solo innamorato di lui…
    Non potevo amarlo? Non ne avevo il diritto?
    «Che ci posso fare se lo amo!» urlai con tutta la voce che mi era rimasta.

    Malpass
    Avvertito Rex, ero tornato nella mia forma animale e avevo raggiunto il mio signore.
    Era rimasto a osservare Milo che veniva scosso e insultato da quelle tre stupide oche, ma i suoi muscoli sempre più rigidi, tradivano la sua preoccupazione.
    «Mi da sempre da fare!» disse alzando una mano per usare la magia, sicuramente voleva aiutarlo.
    «Che ci posso fare se lo amo!» urlò Milo.
    Satan si bloccò e la sua mano tremò impercettibilmente a sentire quelle parole.
    «Lui è tutto per me… sono piccolo e mediocre, senza alcun fascino… se voi siete migliori, allora perché vi sfogate su di me?» domandò Milo alle tizie, lasciandole basite «Io amo Rex! E questo non potete togliermelo!»
    «Stupido finocchio! È questo che ci fa imbestialire!» disse una, andandogli addosso per picchiarlo.
    «Devi stare lontano da lui!» ribatté un’altra avvicinandosi.
    «State lontane!» fece Milo, alzando le mani come per difendersi.
    Guardai il mio signore chiudere gli occhi e quando li riaprì, le sue pupille erano fredde e senza emozioni. Fece una magia e donò la forza a Milo.

    Milo
    Ora basta! Volevo solo che la smettessero!
    «Vi ho detto di lasciarmi in pace!» dissi tirando un pugno alla bionda, facendola volare a qualche metro di distanza.
    Ma che cavolo…
    «Bastardo!» mi insultò la mora facendosi avanti, ma io le scagliai un calcio in faccia, mandandola a terra.
    Ma che stava succedendo? Da quando sapevo… combattere?
    «Questa me la paghi!»
    Sferrai una gomitata in pancia alla rossa senza nemmeno accorgermene, mandando anche lei al tappeto.
    Il mio corpo stava reagendo da solo… perché?
    Proprio in quel momento Rex svoltò l’angolo, vedendomi torreggiare su tre povere ragazze riverse per terra.
    Il cuore mi si fermò. No! Non era come poteva sembrare!
    «Milo ma che…» iniziò a dire lui, quando la bionda gli si appiccicò addosso come un koala.
    «Rex! È stato Milo ad assalirci!» gli disse facendo la gatta morta.
    «Ci ha minacciato di stare lontani da te!» affermò la mora, reggendole il gioco.
    «Io… non volevo…» sussurrai con un filo di voce.
    «Sei tutta gonfia…» constatò Rex, alzando una mano sul viso della bionda.
    «Quello è pazzo!» urlò lei come in preda alla paura.
    «Milo, non bisogna mai usare la violenza, per nessuna ragione.» disse lui, guardandomi in faccia disgustato.
    Per la prima volta, lo vidi serio e arrabbiato.
    «Ma non è vero, io…» cercai di replicare.
    «Non pensavo che fossi una persona manesca.» confessò infine, prima di andarsene con quelle tre stronze.
    Le gambe mi mancarono e caddi a terra, sentendo il mio cuore sanguinare.
    No… no… no… avevo deluso il mio Rex…

    Malpass
    «Mio signore!» lo chiamai volandogli dietro.
    «Chiudi il becco!» disse irritato, continuando a camminare.
    Era tornato alla forma umana, quella che usava per fingere di essere il fratello di Milo.
    «Mi perdoni…» chiesi titubante «Posso chiederle perché ha agito così? Non voleva che Rex lo salvasse per alimentare il loro amore? Ora tutto ciò per cui abbiamo lavorato è andato in fumo.»
    Lui si fermò, mi dava le spalle e non potevo vedere la sua espressione.
    «Ho cambiato idea…» disse semplicemente.
    Cosa?
    «Ha cambiato idea??? Signore…»

    Milo
    Il giorno seguente a scuola mi sentii un esiliato. Anche se parlavano sottovoce, riuscivo benissimo a carpire i commenti dei miei compagni e compagne.
    Tutti pensavano che io avessi picchiato quelle tre ragazze, minacciandole di stare lontano da Rex.
    Mi sentivo triste e sconsolato. Io non avrei mai potuto fare una cosa simile, il mio corpo si era mosso da solo, ma era impossibile spiegarlo.
    Mentre cercavo di raggiungere il mio banco, una ragazza mi fece lo sgambetto e caddi a terra, circondato dalle loro risate.
    Mi rialzai, cercando di non darci troppo peso e vidi Rex ignorarmi completamente, seduto a meno di due metri.
    Non voleva nemmeno guardarmi…
    Dopo un’ora lasciai la classe, andando a nascondermi in palestra. Mi sedetti per terra, appoggiando la schiena al muro e mi tirai le gambe verso il petto, circondandole con le braccia.
    Oramai non chiedevo più che mi amasse, ma almeno che non mi odiasse…
    Era finita…
    «Povero piccolo incompreso Milo!» fece una voce profonda al mio fianco.
    «Kai…» dissi asciugandomi una lacrima solitaria «Non so come ho fatto ad arrivare a tanto…»
    «Non sospetti di me?» chiese lui.
    «Perché dovrei? Tu volevi che io e Rex ci mettessimo insieme, no? Non avresti mai fatto una cosa simile… È vero che avevo voglia di picchiarle. Non sono certo disposto a reprimere i miei sentimenti per colpa loro! E il mio corpo si è mosso da solo…»
    Lui mi abbracciò, avvolgendomi nelle sue forti braccia e stringendomi, sino a farmi percepire il calore del suo corpo.
    «Io ti proteggerò da ogni cosa… perciò… concedimi la tua purezza…»

    CAPITOLO 6
    «Giuralo davanti a Dio.» affermò serio Kai.
    Cosa? Ma che diavolo stava dicendo? Voleva che gli giurassi di donargli la mia verginità?
    «Perché vuoi addirittura che faccia un giuramento?» chiesi sbigottito.
    «Anche se è previsto dal nostro contratto, tu non hai mai detto esplicitamente che lo rispetterai.»
    «Non è che sia tanto contento della cosa, sai?» risposi alzando la voce.
    «Ma ciò non toglie che dovrai farlo!» urlò, poi si calmò e aggiunse «Voglio soltanto sentirtelo dire.»
    «Ma perché?»
    «Perché sì.»
    Che cavolo era? Un bambino capriccioso? Perché tanta insistenza?
    «Questo non è un motivo! Spiegami perché all’improvviso vuoi che dica una cosa del genere!»
    Lui sembrò arrabbiarsi, si tese vedendo che non ubbidivo e mi fece un sorriso cattivo.
    «Vuoi sapere una cosa? Sono stato io a darti la forza per picchiare quelle ragazze.»
    Come? No…
    «Sei crudele! Perché l’hai fatto? Sapevi che stava arrivando Rex?» domandai, mentre le lacrime minacciavano di uscirmi senza controllo.
    Lui azzerò la distanza tra noi e mi prese il mento tra le dita. Il suo pollice toccò con reverenza il mio labbro inferiore e il suo viso era così vicino, che potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle.
    «Il tuo amore è nelle mie mani… che Rex ti ami o ti ho odio… dipende da me… se capisci questo, fa ciò che ti ho detto… tanto prima o poi ti avrò Milo… non hai via di scampo!»
    «Non ci credo…»
    «Non lo avevi capito? Ora giura! Adesso! Giura che mi darai la tua purezza!»
    Non capivo… ero confuso dalle sue parole!
    Mi alzai in piedi per cercare di allontanarmi, averlo così vicino mi mandava in tilt. Lui si mise davanti a me, aspettando che eseguissi i suoi ordini.
    Io non avevo voluto evocare un demonio… non volevo fare un patto col diavolo… giurare di offrirgli la mia verginità significherebbe vendergli il mio cuore!
    «Non posso giurare una cosa del genere! Anche se ho stipulato un patto con te, non ti concederò il mio cuore! Io non ho mai chiesto l’aiuto del Diavolo! Per quanti malefici tu possa fare, Rex capirà chi sono veramente… io ho fiducia in lui!»
    Sì, lui avrebbe capito che io non ero la persona violenta che tutti pensavano.
    Cercai di andarmene, ma lui mi afferrò la mano.
    «Lasciami! Io ti odio!!!» dissi, prima di riuscire a fuggire.
    Kai era il Diavolo! Era pronto a tutto pur di ottenere quello che voleva! Era il principe del male e io lo sapevo… lo sapevo…

    Passai qualche ora in biblioteca, sperando di trovare qualche suggerimento su come sciogliere il mio patto con Satan, ma non trovai nulla.
    «Ehi Milo!» mi chiamarono due ragazze «Non hai ancora chiesto scusa!» aggiunsero, indicando le tre oche che avevo picchiato.
    «È tutto un equivoco.»
    «Equivoco? Le hai minacciate, dicendogli di stare lontane dal tuo Rex!»
    «Non è vero!» sbraitai, alzandomi dal banco dal quale ero seduto «Sono state loro ad alzare le mani per prime!»
    «Avete visto! Ora ci da’ anche la colpa!» disse la bionda, indietreggiando come se avesse paura di me.
    «Non sono stato io a picchiarle! Dovete credermi!» risposi senza sapere come spiegarmi.
    «Ah, no? Allora chi è stato?» disse un’altra ragazza.
    «Ecco… il mio corpo si muoveva da solo…» ammisi.
    «Che cavolata!»
    Vidi Kai alzarsi dalla sedia, dirigersi verso la porta e uscire, mentre le ragazze continuavano a inveire contro di me, dicendo che dovevo scusarmi.

    Malpass
    Avevo assistito a tutta la scena e quando il mio signore uscì dalla biblioteca, presi le sembianze di Guy.
    Rivolsi a Satan uno sguardo arrabbiato, non riuscivo a capire il suo comportamento.
    «Signore… mi fa pena quel ragazzo…» dissi andandogli dietro.
    «E allora?» chiese lui percorrendo il corridoio.
    «È stato lei a volere che andasse a finire così! Perché non lo aiuta? Perché non mi dice che cosa ha in mente?»
    Quando vidi che continuava a non darmi una spiegazione e ad allontanarsi come se non gliene importasse nulla, mi arrabbiai.
    «Bene. Lei faccia pure come vuole, ma io non starò qui a guardare!» affermai deciso ad aiutare Milo.
    Satan si voltò, trasformandomi subito in un corvo e togliendomi la possibilità di fare qualcosa.
    «Malpass… non osare mai più opporti a me!» ringhiò gelido.
    «Signore…» gracchiai impaurito.
    «Basta! Basta!» urlò la voce di Rex da dentro la classe «Ora smettetela ragazze!»

    Milo
    «Tutti contro uno… non vi sembra di esagerare?» domandò Rex avvicinandosi «Milo tutto bene?» aggiunse poi guardandomi negli occhi.
    «Ah, sì…» risposi distogliendo lo sguardo.
    «Rex però lui…» prese a dire una compagna di classe, ma lui la zittì.
    «Silenzio! Se continuate a tormentarlo, finirete voi dalla parte del torto!» sbraitò, ammutolendo le compagne.
    «Vieni con me Milo.» aggiunse, prendendomi per mano e portandomi via.
    Oddio! Mi stava tenendo per mano! Erano tutti contro di me e lui mi aveva salvato!
    Lo sapevo che lui mi avrebbe capito, che avrebbe creduto in me. Allora non era rimasto deluso.
    Mi portò in palestra, fermandosi proprio davanti al crocefisso di legno affisso alla parete.
    «Grazie Rex.» dissi timidamente.
    «Ho fatto ciò che dovevo. Qui siamo al sicuro…» poi si voltò a guardarmi, inchiodando i suoi occhi nei miei «Qui puoi confessare i tuoi peccati a Dio senza timore.» affermò, indicando Gesù sulla croce «Capisco che non riesci ad essere sincero davanti a tutti, ma qui ci siamo solo noi e Dio. E puoi star certo che lui ti perdonerà…»
    Ma… ma che diavolo stava dicendo? Quindi non mi credeva ancora! Pensava solo che fossi un bugiardo!
    «Non sono stato io ad attaccarle.» dissi sperando che mi credesse «Non sono stato io a picchiarle.»
    Ti prego! Io stavo dicendo la verità, lui doveva credermi!
    «E allora dimmi, chi è stato?» domandò con gli occhi freddi.
    Già, come facevo a spiegarglielo? Che pasticcio colossale!
    Se lui avesse saputo che avevo fatto un patto col Diavolo, di sicuro non mi avrebbe mai perdonato…
    Cercai di provarci ancora una volta.
    «Ti prego, credimi…»
    «Questo è impossibile.» fece lui, distruggendo le mie speranze.
    «Pensaci un po’ Milo.» riprese a parlare Rex «Io non so nulla di te, se non mi parli, come puoi chiedermi comprensione? Come posso fidarmi di te? Non vuoi essere sincero?»
    Sincero? E come potevo esserlo?
    Avevo fatto un rito di magia nera, evocando il Diavolo, perché tu potessi corrispondere il mio amore e in cambio io gli avrei dovuto offrire la mia verginità!
    Se gli dicessi una cosa simile…
    «Sì… sono stato io a picchiarle…»
    Lui chiuse gli occhi, compiaciuto della mia confessione e mi mise una mano sulla testa, accarezzandomi i capelli.
    «Milo, la parola fiducia non è per i bugiardi. Ti prego, non tradire la mia fiducia in te…» fece un passo indietro e aggiunse «La tua anima e sporca… fino in fondo…»
    Poi se ne andò, lasciandomi solo, mentre le sue parole continuavano a rimbombarmi nella testa.
    “La tua anima… è sporca…”
    Sentii le mie gambe cedermi e caddi a terra, sedendomi sul pavimento.
    Che cosa potevo dirgli? Come avrebbe potuto credermi?
    Rex non mi avrebbe mai amato. Oramai non potevo nemmeno più sperare di essere suo amico, mai più.
    Le lacrime iniziarono a segnarmi il viso senza che riuscissi più a trattenerle.
    Non avevo mai provato un dolore così forte, sembrava che il mio petto si stesse aprendo in due.
    Da solo non combinavo mai nulla di buono! Ero un’incapace!
    Sentii la porta aprirsi e vidi Kai avvicinarsi, sino a rimanere in piedi dinnanzi a me.
    Kai…
    «Giuro che… io ti offrirò la mia verginità, come previsto dal nostro contratto. Perciò, ti prego, concedimi il tuo aiuto…» dissi senza guardarlo.
    Satan si inginocchiò davanti a me, le sue ali nere fuoriuscirono dalla sua schiena, rendendolo ancora più affascinante.
    «Milo, io ti giuro che ti proteggerò da ogni cosa che ti fa soffrire e che ti dà pena…» si fece più vicino e mi prese il mento tra le mani, alzandomi il viso «Parola dell’imperatore delle tenebre Satan.»
    Lentamente posò le sue labbra sulle mie e io spalancai gli occhi per la sorpresa. Mi stava baciando!
    La sua lingua mi leccò il labbro inferiore, facendomi dischiudere la bocca e lui si infilò dentro, accarezzandomi sinuosamente.
    La sua dolcezza mi lasciò spiazzato, mentre intensificava la sua presa su di me, infilandomi una mano nei capelli.
    Un brivido mi percorse la schiena, quando sentii finalmente il suo sapore e la mia lingua prese a giocare con la sua. Ma quanto era buono?
    Si staccò troppo presto, lasciandomi ansimante e confuso. Si alzò e, senza dire una sola parola, uscì dalla palestra, lasciandomi solo.
    Mi aveva baciato! Perché?
    Il mio primo bacio… lo avevo dato al Diavolo…

    CAPITOLO 7
    Malpass
    Sentii la porta di casa aprirsi e corsi ad accogliere il mio signore di ritorno da scuola.
    «Sono tornato.» affermò Kay, entrando e togliendosi le scarpe.
    «Bentornato fratellone.»
    «Dov’è Milo?» mi chiese.
    «Quando è rientrato, si è chiuso in camera sua…» gli spiegai.
    Lui alzò lo sguardo verso il piano di sopra, con l’espressione pensierosa.
    «Ah, sì?» fu la sua semplice esclamazione.
    Lo vidi salire lentamente le scale e dirigersi verso la stanza di Milo.

    Milo
    Non riuscivo a riorganizzare le mie idee. Ero certo di poche cose oramai e, di sicuro, non mi erano di conforto.
    Ero steso sul letto e continuavo a girarmi e rigirarmi, nel tentativo di capirci qualcosa.
    Satan mi aveva strappato via da Rex, aveva approfittato della mia disperazione per farmi giurare di offrirgli la mia verginità e, col senno di poi, me ne ero pentito.
    Solo che non potevo annullare il patto che avevo stretto con lui…
    Però, non so perché… quel bacio aveva affievolito un poco il mio dolore… perché?
    Che cosa mi stava succedendo? E soprattutto che cosa mi sarebbe successo?
    «Che hai da tormentarti tanto?»
    La voce di Kay mi fece voltare verso di lui, era appena entrato nella mia stanza e torreggiava ai piedi del letto, fissandomi con un sorriso.
    «Devi fidarti di me, lo sai…» aggiunse subito dopo.
    Cosa? Dovevo fidarmi di lui?
    «Sei soddisfatto?» sbottai mentre la rabbia stava prendendo possesso di me «Avevamo fatto un patto, ma tu hai rovinato tutto! Ora Rex mi detesta!» urlai infine, alzandomi in piedi.
    Come un fiume che aveva rotto gli argini, le parole continuavano a uscirmi di bocca senza che potessi fermarle e con ira sempre crescente.
    «E come se non bastasse… mi hai rubato il mio primo bacio! Non sono così ingenuo, cosa credi? Smettila di prenderti gioco di me!!!»
    «Non darmi ordini!» disse lui gelido, affilando lo sguardo «Sei il mio giocattolo. Voglio divertirmi con te ancora un po’…» avanzò verso di me e riprese a parlare «Ti metterò alle strette…»
    Io feci qualche passo indietro e poi cercai di fuggire sulla destra, ma lui alzò una mano e la sua magia mi inchiodò al muro.
    «Ti catturerò… tenendoti immobile…»
    Mosse ancora le dita e la mia maglia venne squarciata in tanti pezzettini, rivelando il mio petto nudo. I miei pantaloni fecero la stessa fine e rimasi in boxer, sotto i suoi occhi di fuoco.
    Presi a tremare di paura, non potevo muovermi e lui continuava ad avvicinarsi.
    «Che vuoi fare?» domandai con un filo di voce «Smettila…»
    «Che intenzioni ho? Mi diverto a vedere come reagisci!» disse ridendo e mettendomi una mano sul viso «Se non vuoi che ti tratti come un giocattolo, sta’ buono…»
    La mia pelle era piena di lividi e contusioni, regalo delle ragazze che avevano tentato di pestarmi.
    Non so perché, ma non volevo che mi vedesse così.
    «No! Non guardarmi… ti prego…» sussurrai.
    Le sue pupille penetranti, invece, sembrarono studiare il mio corpo in ogni suo dettaglio. Sentirmi accarezzare da quegli occhi neri come la pece, mi fece sentire in imbarazzo e arrossii.
    Perché? Perché mi stava facendo questo?
    «Stai violando il contratto!» dissi d’impulso «Ti offrirò la mia verginità, solo quando tu avrai fatto la tua parte!»
    «Lo so… perciò per oggi ti perdono…» fece con un sorriso.
    Si avvicinò al mio orecchio, strusciando la sua guancia alla mia e annusando il profumo dei miei capelli.
    «Hai venduto il corpo e l’anima a me, il Diavolo, in cambio del cuore di Rex… Non dimenticartelo…» iniziò a scostarsi, tirandosi indietro «La notte che lui ti dichiarerà il suo amore, tu sarai mio!»
    Dopodiché, si voltò, dandomi le spalle e uscì dalla mia camera, richiudendo la porta. Io scivolai lentamente a terra, sedendomi sul pavimento.
    «Bugiardo…» sussurrai al nulla.
    Aveva promesso che mi avrebbe protetto da ogni sofferenza e dolore! Perché allora non faceva altro che tormentarmi?

    Malpass
    Il mio signore scese le scale a passo di carica, sul suo volto la rabbia era palese. Ma che cosa era successo?
    «Andiamo Malpass.» sbottò, uscendo di casa.
    «Sì, mio signore.» risposi andandogli subito dietro.
    Non appena raggiunta la strada, le sue ali sgorgarono dalla sua schiena, i suoi capelli tornarono lunghi e le orecchie a punta.
    Aveva assunto il suo vero aspetto, quello del grande signore delle tenebre, in tutto il suo splendore.
    Mi trasformò in un corvo e poi si voltò, prendendo il volo. Subito gli andai dietro, senza capire che cosa avesse in mente e tenni il becco chiuso, per paura della sua ira.
    Raggiungemmo il cortile della scuola di Milo e Satan cercò qualcuno con gli occhi, girandosi a destra e a sinistra.
    Si fermò in un punto preciso, fece un sorriso diabolico e scese lentamente, avvicinandosi a tre ragazze che stavano chiacchierando.
    Le riconobbi subito, quelle erano le tizie che avevano maltrattato Milo.
    «Ehi!» disse Satan per richiamare la loro attenzione.
    Si voltarono tutte e tre, fissandolo per un istante, poi si sfregarono gli occhi e urlarono di paura.
    «Ma che… un demonio!» sbottò la bionda.
    «Aiuto!» fece la mora, mentre tutte iniziavano a correre dalla parte opposta.
    Subito Satan si parò davanti al loro cammino, riuscendo a fermarle.
    «Sgualdrinelle, avete conciato il mio caro Milo per le feste…» disse lui con una calma apparente.
    «Milo?» chiese la bionda «Che dici? Non siamo state noi!»
    «È vero!» le diede man forte la mora «Al contrario, è stato lui!»
    Il mio signore sorrise, affascinante e gelido allo stesso tempo e si avvicinò alla bionda.
    «Per questa volta chiuderò un occhio… ma se le farete del male un’altra volta… allora…» mise una mano sul suo viso, graffiando la sua guancia con una delle sue unghie affilate, facendole colare un rivolo di sangue «non esiterò ad ammazzarvi tra atroci torture!»
    Sbatté le ali, tirandosi indietro e librandosi nell’aria.
    «Sono stato chiaro?» ringhiò.
    La bionda cadde a terra svenuta, mentre la mora cercava di farle riprendere conoscenza e, quando vide che non ci riusciva, la trascinò via.

    Milo
    La mattina entrai a scuola con una nuova convinzione. Adesso basta! Avrei confessato tutto a Rex, il mio patto con Satan, tutta la storia della mia strana forza e, se per questo mi avrebbe odiato, mi sarei messo il cuore in pace.
    Non sopportavo più di farmi prendere in giro da Kai!
    Percorsi il corridoio a passo di carica, diretto verso la classe, quando mi sentii chiamare da una voce femminile alle spalle.
    «Milo!»
    Mi voltai, vedendo le tre stronze che mi avevano attaccato, correre verso di me, con la bionda in testa.
    Deglutii sonoramente. E adesso che potevo fare?
    Ma prima di un mio qualsiasi movimento, la bionda si buttò praticamente ai miei piedi.
    «Perdonaci Milo, ti prego!» mi implorò, baciando praticamente il pavimento «Ci scusiamo per tutto quello che ti abbiamo fatto finora! Perciò ti scongiuro, lasciaci vivere!»
    Si stava scusando? Lasciarle vivere? Ma che cavolo stava farneticando?
    «Ti porgo le nostre più umili scuse! Perdonaci Milo!» cantilenarono tutte e tre insieme.
    «Un momento…» iniziai a dire e mi bloccai.
    Di sicuro c’era lo zampino di Kai dietro a tutto questo!
    «Perdonaci ti prego!»
    «Ehm… su, alzatevi ragazze…»
    Ora… mi sentivo meno deciso di quando ero entrato a scuola…

    Malpass
    Mi appollaiai sul canestro della palestra, osservando il mio signore inchinarsi davanti al crocefisso di legno appeso al muro.
    «Dio… fino a che punto riuscirai a ostacolarmi?» domandò, rivolto all’oggetto inanimato.
    «Guarda chi c’è…» disse una voce alle nostre spalle.
    Mi voltai a guardare il nuovo arrivato che si avvicinava a Satan con passo tranquillo.
    «Stai pregando il signore…» continuò Rex.
    «Sai che per colpa tua Milo a sofferto come un cane?» chiese Kai con sguardo di ghiaccio.
    «Per… colpa mia?»
    Proprio in quel momento la porta della palestra si aprì e un Milo tutto trafelato entrò, urlando il nome del ragazzo.

    Milo
    «Rex!!!» lo chiamai, entrando in palestra.
    Quando vidi che c’era anche Kai, rimasi perplesso. Che cosa ci faceva lì?
    Mi avvicinai, quando Satan mi prese per il braccio e mi tirò verso di sé.
    «Tempismo perfetto! Rex, ti mostro la verità che vuoi tanto conoscere…»
    Cosa??? Oh mio Dio! Che cosa voleva dirgli?
    In un istante, Kay fu dietro di me, le sue mani presero la mia camicia e la aprirono in un solo movimento, mostrando il mio petto nudo.
    Il rumore della stoffa strappata era l’unico che riecheggiava nell’aria e io smisi di respirare.
    «Che diamine fai? Piantala!» dissi a Kai cercando di liberarmi, ma lui mi prese per i polsi e mi allargò le braccia.
    «Fermo, Kai!» urlò Rex «Tieni giù le mani!»
    «Vedi questi lividi che ha addosso?» domandò Kai a Rex, toccandomi le spalle e il costato «Sono state quelle ragazze che ti corrono dietro!»
    Mi sentii andare a fuoco dall’imbarazzo, gli occhi di Rex mi scrutavano spalancati e fissavano ogni centimetro della mia pelle nuda.
    «E sono state sempre loro, minacciandolo, a ordinargli di stare alla larga da te… se lui ha alzato le mani, l’ha fatto soltanto per difendersi dall’aggressione!» continuò a spiegare Kai.
    Satan… lo stava… facendo per me…
    «Ti ritieni un servo di Dio,» lo canzonò Kai «ma non riesci ad accorgerti della verità che sta dietro alle apparenze…»
    Detto ciò, mi lasciò le mani e mi spinse addosso a Rex, che mi prese tra le sue braccia per non farmi cadere.
    «Credi almeno di essere capace di consolarlo?» chiese Kai prima di voltare le spalle e andarsene dalla palestra.
    Lo guardai camminare verso alla porta, sino a quando non la richiuse lasciandomi solo con Rex.
    Kai…
    Mi sentii avvolgere tra le braccia del mio principe azzurro, mentre con una mano mi accarezzava i capelli.
    «Scusami Milo, non volevo farti soffrire…»

    CAPITOLO 8
    «Scusami Milo, non è che non ti credessi… oramai è troppo tardi per scusarmi… ma volevo solo… sentire la verità dalla tua bocca…»
    La verità? Qual’era la verità?
    “Sei il mio giocattolo… voglio divertirmi ancora un po’ con te…” aveva detto Kai.
    No…
    “Per oggi ti perdono…”
    Non era vero!
    Aveva voluto mostrare i lividi sul mio corpo, per dimostrare che ero solo io la vittima…
    Aveva zittito e impaurito le ammiratrici di Rex e, proprio a lui, aveva spiegato come erano andate veramente le cose…
    “Io ti giuro che ti proteggerò da ogni cosa che ti fa soffrire e che ti da’ pena…” aveva affermato.
    Non lo capivo… proprio non lo capivo! Il suo modo di fare era incomprensibile!
    E anche il mio… perché, anche se ora ero stretto tra le braccia del mio amato Rex… stavo pensando a Kai.
    Lui era il Diavolo, corrotto e insensibile… perché allora ero in ansia per lui?
    «Milo?» mi chiamò Rex, distogliendomi dai miei pensieri.
    «Oh, scusami…» dissi, tirandomi indietro e arrossendo imbarazzato «Devo tornare in classe.» aggiunsi, voltandomi per andarmene.
    «Milo… ti consiglio di startene alla larga da Kai.» mi consigliò lui «Anzi, non voglio che ti avvicini a lui!»
    Eh? Cosa?
    «Scusa…» aggiunse dandomi le spalle «Immagino tu non possa capire…» sussurrò appena.

    Malpass
    Stavo di guardia nel corridoio davanti alla classe di Milo, quando vidi tornare le tre ragazze che Satan aveva minacciato.
    «Lasciamo perdere Rex, è meglio dimenticarlo…» disse la mora.
    «No, io non rinuncio a lui!» sbottò la bionda testarda «Se vuoi volete farlo, fate pure, io avrò più possibilità.»
    La mora e la rossa non le risposero e se ne andarono, lasciandola sola.
    «Avrò delle rivali in meno…»
    Dal nulla, apparve Satan e si appoggiò al muro, proprio alle spalle della ragazza.
    «Ehi!» disse Kai attirando la sua attenzione.
    «Kai.»
    «Perché non ti metti con me, invece di pensare sempre a quel bellimbusto di Rex?» domandò il mio signore, tirandola per un braccio.

    Milo
    Ma dov’era finito Kai?
    Avevo lasciato Rex e ora stavo percorrendo il corridoio per raggiungere la mia classe.
    Non riuscivo davvero a smettere di pensare a come lui mi aveva aiutato…
    Voltai l’angolo ancora soprapensiero e, quello che vidi, mi fece ghiacciare. Rimasi a fissare la scena con la bocca spalancata, sentendo il mio sangue diventare freddo, duro e opprimente.
    Kai stava baciando con passione la bionda! Una delle sue mani si era posata sul suo seno, mentre l’altra si stava infilando sotto la gonna.
    I suoi gemiti mi arrivarono alle orecchie, facendomi rabbrividire dal disgusto, le aveva fatto raggiungere l’orgasmo.
    Quando Kai si staccò dalla sua bocca e la lasciò andare, lei cadde per terra, praticamente svenuta.
    «Non è molto educato stare a guardare…» disse lui prima di oltrepassarmi e andarsene.
    Mi sentivo male…
    Portai una mano sul mio petto, dove avevo percepito un doloro costante che si era sprigionato, non appena li avevo visti.
    Ma che cosa mi stava succedendo? Perché mi faceva così male, proprio all’altezza del cuore?
    Non volevo più sentire questo dolore!

    Non appena la scuola finì, corsi a casa e andai nella mia stanza. Mi avvicinai alla libreria, cercando quel maledetto libro di magia che avevo usato per evocare Satan.
    Lì dentro poteva anche esserci il modo per sigillare i suoi poteri.
    «Dunque… incantesimo per sigillare la forza del demonio… uhmmm…»
    «Inutile.» disse una voce roca alle mie spalle «Non saresti in grado di torcermi nemmeno una piuma.»
    Chiusi il libro e lo rimisi a posto, poi mi voltai verso di lui. Era appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto e la mia ira prese il sopravvento.
    «Che cosa hai fatto alla bionda?» sbottai.
    «A te che importa.»
    «Non si fanno certe cose a scuola!» risposi con enfasi.
    «Ma smettila! Dovresti ringraziarmi piuttosto! Ora non hai più nessuna rivale.» urlò, dirigendosi verso di me.
    Mi venne vicino, molto vicino, scaldando l’aria nella stanza in un solo istante.
    «Ora puoi avvicinarti al tuo Rex senza timori…» il suo viso fu a un soffio dal mio e aggiunse «E comunque, se me le porto a letto o no, non sono affari tuoi, chiaro?»
    Fece un passo indietro, si voltò e prese a camminare, per uscire dalla stanza. Eppure riuscivo solo a pensare a una cosa.
    Quelle labbra che mi avevano rubato il mio primo bacio, avevano sfiorato qualcun altro. Quelle braccia che mi avevano stretto, avevano abbracciato qualcun altro.
    No! Questo no! Così no!
    «No…» sussurrai appena e poi esplosi «NOOO!»
    Lui si girò, lo stupore era impresso sul suo viso e tornò verso di me con passo veloce.
    «Come dici?» quando mi fu davanti, mi mise una mano sulla guancia e continuò «Forza… cosa vuoi dire?»
    Io distolsi lo sguardo, non riuscivo a proferire parola, avevo paura di ciò che provavo.
    «Dillo!!!» urlò inchiodandomi al muro.
    No… lui mi avrebbe fatto di nuovo soffrire… mi avrebbe offeso… mi avrebbe detto di non dargli ordini…
    Lui azzerò la nostra distanza e mi baciò con passione. Dischiusi la bocca per lasciarlo entrare e la sua lingua si mise a esplorarmi, facendomi gemere di piacere.
    Mi strinse a lui e io feci lo stesso, avvolgendo la sua vita con le mie braccia. Ancora, ne volevo ancora.
    Era così buono…
    Si scostò troppo presto, rimanendo a fissarmi e io mi persi in quelle pozze nere dei suoi occhi, sentendo il mio viso andare a fuoco. La sua mano accarezzò la mia guancia con un gesto dolce e delicato, facendomi quasi sospirare.
    «Ti ho giurato che ti avrei portato il cuore di Rex… ma… non di dare il tuo a lui…»
    Mi fissò ancora per qualche minuto e poi se ne andò, lasciandomi solo.
    Ma… che cosa aveva voluto dire?
    Si divertiva a prendersi gioco di me, a confondere i miei sentimenti come al solito, eppure…
    Non ci riuscivo… non riuscivo a calmare il mio cuore…
    Quando si era avvicinato, quando mi aveva baciato, aveva iniziato a battere così forte che sembrava volesse balzare fuori dalla mia cassa toracica.
    Era inutile che continuassi a chiedermi perché, non mi restava che accettare i sentimenti che sapevo di aver nascosto nel profondo, facendo finta di non vederli.
    Del resto, al cuore non si poteva certo comandare, giusto?
    «Kai… Kai… io ti amo…» sussurrai appena al nulla.

    Il giorno seguente a scuola non riuscivo in nessun modo a seguire le lezioni, la mia mente era altrove.
    Tra una lezione e l’altra, riuscii a scappare, rifugiandomi sul tetto.
    Guy spuntò dal nulla e si mise al mio fianco, mentre io sospiravo guardando il cielo, pensando a Kai.
    «Non fai altro che sospirare Milo… che cosa c’è?» mi chiese il piccoletto.
    «Guy come mai ti trovo sempre dovunque vada?» sbottai irritato.
    «È mio compito sorvegliarti.» ammise lui semplicemente.
    Fantastico!
    Tornai a fissare il cielo sperando di trovare una soluzione ai tutti i miei problemi, anche se sapevo che era impossibile.
    «Mio signore.» fece Guy.
    Subito il mio cuore accelerò, mi voltai e vidi Kai, bello come sempre, avvicinarsi.
    «Oggi non sei con la tua nuova pollastrella?» chiesi acido.
    «Ti interessa così tanto?» domandò lui divertito.
    «Ma figurati!» sbottai, distogliendo lo sguardo.
    Lui si mise al mio fianco, appoggiando la schiena contro la ringhiera, a un passo da me e mi fissò serio.
    «Tu… sei innamorato di me?»
    Cosa? Me lo chiedeva così? All’improvviso?
    Arrossii imbarazzato, tradendo in parte le mie emozioni, ma non potevo proprio controllare il mio corpo quando si trattava di lui.
    «Tranquillo,» continuò lui «appena avrò avuto la tua verginità, tornerò a palazzo.»
    «A palazzo?» gemetti appena.
    «Il palazzo reale del mondo delle tenebre, la mia dimora.»
    Allora Kai sarebbe tornato del suo mondo una volta sciolto il contratto?
    Questo significava che non lo avrei più potuto vedere! No!
    «Kai…»
    «Milo!» mi chiamò una voce interrompendomi.
    Mi voltai, trovandomi Rex a qualche metro che iniziava ad avanzare verso di me.
    «Vieni Guy, andiamo.» ordinò Kai.
    Guardai loro due andarsene, mentre mi sentivo sempre più male. Il respiro mi mancò e una sola idea continuava a rimbalzare nel mio cervello.
    Una volta che Rex si fosse innamorato di me e io avessi ceduto la mia verginità a Satan, non lo avrei mai più rivisto.
    Mai più!
    «Aspetta Kai!» urlai per fermarlo «Non andare!»
    Rex mi fermò, mettendomi le braccia intorno alla vita e fece aderire il suo petto alla mia schiena.
    «Non andare! Non devi andare da lui!» mi ordinò «Io ti amo!»

    CAPITOLO 9
    «Io ti amo.» mi ripeté Rex.
    Lui… lui mi amava…
    La prima volta che vidi Rex, fu quando iniziai la prima superiore. Quei suoi capelli lisci e dorati, quel suo sorriso dolce, quella sua aurea di mistero… fu un colpo di fulmine.
    Ma lui era sempre circondato da ragazze bellissime, per me era sempre stato irraggiungibile, senza contare il fatto che non pensavo potessi piacergli, dato che ero un maschio.
    Il ragazzo più ambito di tutta la scuola, adesso, aveva detto di amarmi.

    Malpass
    Mi ero nascosto insieme al mio signore, diventando invisibile all’occhio umano, studiando tutta la scena.
    «Ce l’abbiamo fatta!» sbottai esultante «Ha sentito signore? Finalmente il giorno è arrivato! Rex ha dichiarato il proprio amore!»
    La mia felicità però non sembrava affatto condivisa da Satan, che continuava a guardare quei due con i muscoli rigidi.
    «Ci abbiamo messo più del solito, ma ci siamo riusciti!» continuai io «Per un attimo ho davvero temuto che avesse perso il suo potere… tutto è bene quel che finisce bene!»
    Lui si mise a ridere, dapprima era a malapena un sussurro, poi diventò una fragorosa risata.
    «Esatto Malpass… E ora devo pensare a cucinarmi Milo per benino…» affermò lui facendomi rabbrividire.
    Si voltò e prese a camminare, per poi bloccarsi ancora un istante.
    «Malpass… non venire a disturbarmi…» disse malizioso.
    «Agli ordini!» risposi arrossendo e pensando a quello che stava per accadere.

    Milo
    «Non c’è bisogno che tu mi risponda,» mi disse Rex «volevo solo che sapessi ciò che provo per te… se tu corrispondessi il mio amore, sarebbe una gioia immensa… a presto…» aggiunse infine, prima di voltarsi e andarsene.
    Rimasto solo, ancora non potevo credere a quello che era appena successo. Rex mi aveva appena confessato il suo amore.
    Per un momento arrossii dall’imbarazzo, ero felice, onestamente felice, però c’era qualcosa che non andava.
    Le parole di Rex non mi sembravano reali, ma cosa più importante il mio cuore era indifferente.
    Perché?
    Kai…
    Che cosa dovevo fare? Non riuscivo a decidere…
    «Congratulazioni Milo!!!» urlò Guy abbracciandomi.
    «Per cosa?» gli chiesi senza capire.
    «Finalmente Rex corrisponde il tuo amore, no?» disse lui tutto allegro.
    No… lo sapeva già…
    «Eh… sì…» affermai, ma senza un minimo del suo entusiasmo.
    «Allora? Non dovresti sprizzare felicità da tutti i pori?»
    «Certo che sono felice, ma…» ma non era proprio così.
    «Capisco,» prese a dirmi Guy «sei in pensiero perché adesso dovrai fare la tua parte. Oggigiorno a un uomo non interessa più se il proprio partner sia vergine o meno, quindi non ti devi preoccupare.»
    «Non è per questo…» risposi confuso «Non so come spiegarlo… ma non è come dici…»
    «Ah… adesso ti stai chiedendo se tu l’abbia mai amato davvero…»
    «Come?» sbottai io, cozzando contro le sue parole come un muro di cemento.
    «Forse era una semplice infatuazione, come per una star televisiva, forse avevi confuso le due cose… e ora hai capito che l’uomo che desideri è un altro.»
    Dolore. Perché sentivo questo dolore atroce e pensavo che le sue parole contenessero la pura verità? Ma in fondo io lo sapevo.
    «Ho indovinato, non è così?» continuò lui dopo che io rimasi in silenzio «Beh, anche se fosse, oramai è tardi! La partita è chiusa quindi…»
    «Lo so.» risposi tristemente «Non c’è bisogno che sia tu a dirmelo. È che non so cosa fare, capisci?» la frustrazione mi fece perdere il controllo e urlai quello che pensavo «Io sono innamorato di lui! Ma so che non glielo posso nemmeno dire!»
    Sentivo le lacrime cercare pericolosamente di uscire, ma le ricacciai indietro. Guardai Guy ancora una volta e sorrisi malinconico.
    «Oggi è l’ultimo giorno che sei il mio fratellino, addio Guy, è stato un piacere.» dissi prima di correre via.
    Non so perché, ma venni attirato verso la palestra e la raggiunsi a passo spedito.
    Quello di cui mi ero innamorato, era il diavolo in persona, non un essere umano!
    Non mi restava che rinunciare… ce l’avrei fatta… sarei stato felice lo stesso… sarei riuscito a dimenticarlo…
    Ero sicuro che Rex me lo avrebbe fatto scordare, come se non fosse mai accaduto.
    Entrai nella palestra e mi fermai a fissare il crocefisso di legno. Sospirai, domani andrà meglio, dovevo solo non pensarci.
    Guardai l’orologio e pensai che era ora di tornare a casa, era inutile nascondersi.
    Le porte si aprirono e Kai fece il suo ingresso, richiudendole alle sue spalle.
    Venne verso di me con passo sicuro e lo sguardo tagliente, ma stranamente caldo.
    «Sono venuto a riscuotere ciò che mi spetta, come da contratto.» disse prima di afferrarmi il viso tra le mani «Questo sarà il nostro addio…»
    Kai…
    Posò le sue labbra sulle mie e mi baciò con passione, facendomi sciogliere e gli gettai le braccia al collo, per sentirlo più vicino.
    Lentamente mi fece stendere su uno dei tappetini che usavamo nell’ora di ginnastica, continuando a danzare con la mia lingua.
    Era così buono che non mi sarebbe mai bastato, lo avrei voluto sempre, ancora e ancora.
    Scese a leccarmi il collo, mentre le sue dita agili mi sbottonavano la camicia.
    Perché… perché proprio oggi, doveva essere così dolce?
    Rimasto a torso nudo, sentii le sue mani scivolare sulla mia pelle, facendomi tremare. La sua lingua prese a giocare con uno dei miei capezzoli e io gemetti di piacere.
    «Kai… ti prego… cancellami la memoria! I miei ricordi di te… spazzali via!» dissi consapevole che il mio cuore stava piangendo all’idea che accadesse davvero.
    «No!!! Ti lascerò ogni ricordo!»
    La sua bocca scese di nuovo sul mio addome, percorrendolo tutto sino al bordo dei pantaloni.
    «D’ora in avanti, qualsiasi uomo con cui farai l’amore, ti farà ricordare me…» ansimò, strusciando la guancia sul rigonfiamento dei miei pantaloni.
    «Aahh…» gemetti senza riuscire a trattenermi.
    «Anche se lo facessi con mille uomini, non ti dimenticherai mai di me…»
    Lo sapevo… lo sapevo benissimo che non sarei mai riuscito a dimenticarmi di lui…
    Le lacrime presero a solcare il mio viso senza controllo, il dolore era troppo forte.
    «È inutile piangere! Se credi che io…» prese a dire lui, ma io lo interruppi.
    «Kai! Dopo che ti sarai preso la mia verginità, tornerai per sempre nel mondo degli inferi, vero?»
    Lui sembrò sorpreso e spaventato allo stesso tempo. Si alzò, rimanendo in ginocchio e torreggiando sopra di me.
    «Tu…»
    «MA CHE DIAVOLO SUCCEDE?» urlò una voce alle nostre spalle «MILO! APRI QUESTA PORTA! SEI LI’ DENTRO, NON È VERO?» gridò ancora Rex.
    Si sentirono dei colpi secchi contro il battente, stava cercando di aprirla a spallate, sino a quando non riuscì a entrare.
    Non appena ci vide, rimase basito. Io raccolsi la camicia e me la infilai, terribilmente a disagio.
    «Kai… tu! Che accidenti stai facendo a Milo? Siamo in una scuola e poi voi siete fratelli!»
    Kai sembrò diventare furibondo, si alzò in piedi e lo guardò con rabbia.
    «Smettila con questo perbenismo! Scuola, fratelli… tsk! Sai che me ne importa!» allungò una mano verso Rex e usò la sua magia per scagliarlo lontano, facendolo finire contro un muro «Non potrai ostacolarmi stavolta!»
    Rex finì a terra.
    «Rex!!!» lo chiamai preoccupato.
    «È solo svenuto…» si voltò verso di me, il suo sguardo divenne dolce e pieno di sentimento «Milo… se tu lo desideri, io…»
    Prese il mio viso tra le mani, sembrava emozionato da ciò che stava per dirmi e il mio cuore non faceva altro che martellare come un tamburo.
    «Io…» mi sussurrò all’orecchio.
    Un orrendo rumore riecheggiò nell’aria, mentre Kai mi spingeva indietro. Una lunga spada gli aveva appena trafitto il petto.
    Rex era proprio dietro di lui e mentre rigirava la lama nella ferita, parlò a voce alta.
    «Tornatene all’inferno… Satan!»

    CAPITOLO 10
    «KAI!!!» urlai in preda al panico, vedendo il sangue sgorgare a fiotti dalla sua ferita.
    Rex sfilò la spada dal suo addome, producendo un rumore orribile e raccapricciante e Kai crollò in ginocchio.
    Ero corso subito da lui, impaurito e preoccupato, senza sapere bene cosa fare. Ero rimasto scioccato dall’azione di Rex.
    Come mai lo aveva chiamato Satan?
    «Non temere.» disse la voce sicura e salda del biondo «È un demonio, anche se lo colpisco al cuore, non morirà… Dico bene Satan? O il tuo potere non è a questi livelli?»
    Kai si guardò una mano intrisa di sangue e si mise a sogghignare, per poi ridere sempre più forte.
    «Questa sensazione… quella tua aria da sbruffone tanto irritante… Ecco perché mi sei sempre stato sulle palle.»
    Si alzò in piedi e puntò i suoi occhi neri sul biondo, con un sorriso cattivo stampato in faccia.
    «Fino ad ora solo due entità sono riuscite a buttarmi a terra.» prese a spiegare Kai «La prima fu Dio, precipitandomi all’inferno… e l’altra… l’arcangelo Michele… ovvero tu!»
    Nella sua mano destra comparve una luce, che prese vita e forma, diventando una lunga spada nera.
    L’aspetto di Kai si trasformò. I suoi capelli divennero lunghi, le sue orecchie a punta. Le sue ali fuoriuscirono eleganti e taglienti dalla sua schiena e i suoi vestiti sembrarono un’uniforme nera e spaventosa.
    Non era possibile… stava dicendo che Rex era… un arcangelo?
    «Avevo previsto la tua apparizione già da molto tempo…» disse quest’ultimo «Questo era destino.»
    I suoi capelli biondi maturarono, arrivando quasi a sfiorare il pavimento. Due ali bianche gli spuntarono dalle spalle e una tunica immacolata prese il posto della divisa scolastica.
    «Forza!» urlò Satan eccitato «Fatti sotto Michele! Questa volta sarai tu a cadere!»
    Rex alzò la spada, puntandola verso di lui con un’espressione seria e determinata sul volto.
    «Ciò non accadrà mai!» ribatté «Per preservare la pace in terra, ti rimanderò nel tuo regno di tenebre!»
    «Non ci contare!» ringhiò Satan, avventandosi contro il biondo.
    Presero a lottare selvaggiamente, librandosi in aria con le ali, mentre mille domande mi affollavano il cervello.
    Tutto ciò era destino? La mia infatuazione per Rex? Il mio incontro con il libro magico? Il mio patto col diavolo? Il fatto che mi fossi innamorato di lui?
    Tutto questo era stato voluto dal destino?
    L’ennesimo rumore metallico mi riportò alla realtà e al pericolo di quella situazione.
    «Fermatevi! Vi prego smettetela!» gridai andandogli vicino.
    «Stai indietro Milo.» mi disse Rex.
    «Devi fermarti! Basta!»
    «Se non lo caccio, l’intera umanità sarà in pericolo! Per colpa sua il cuore umano si tinge di sangue e violenza, il crimine dilaga…»
    «Allora hai dichiarato di amarmi solo per verificare se Kai fosse veramente Satan?» gli domandai.
    Lui mi guardò negli occhi e rimase in silenzio, facendomi immediatamente capire quale fosse la risposta alla mia domanda.
    «A quanto pare non esiti a mentire,» ridacchiò Satan «anche se a fin di bene, è un concetto di giustizia molto comodo…»
    «Silenzio!» fece Rex, lanciandosi nuovamente su di lui a spada tratta «Io provo sinceramente quel sentimento per Milo!»
    Il diavolo riuscì a parare il colpo e si preparò anche per la prossima sferzata, che non tardò ad arrivare.
    «La tua ipocrisia mi ha davvero stancato!» rispose continuando a difendersi.
    «Smettetela!» gridai correndo verso di lui senza pensarci.
    «Sciocco! Sta’ lontano!» mi ordinò Satan.
    Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, sul suo viso vidi la paura. Rex stava per scagliare una magia e io ero troppo vicino.
    Satan mi avvolse tra le sue braccia, chiudendo le ali intorno al mio corpo, proteggendomi da quell’attacco e rimanendo gravemente ferito.
    «Satan!» urlai disperato «Perché mi hai difeso?»
    «Resta indietro.» disse soltanto, spingendomi lontano.
    Rex si avvicinò lentamente, ogni suo passo mi sembrava una coltellata nel petto.
    «Preparati a ritornare tra le tenebre a cui appartieni.» sentenziò alzando una mano, pronto a scagliare chissà quale magia.
    «Nooo!!!» dissi con tutto il fiato che avevo in gola.
    «Non me ne andrò da solo…» affermò Satan accasciandosi a terra e rimando seduto sul pavimento «Porterò il cuore di Milo con me e tu sarai destinato ad amare per tutta la tua esistenza un uomo che ama me!» il suo respiro si fece sempre più irregolare e sconnesso «Io non lo lascerò mai… Milo… Ti amo…» confessò mentre la sua figura iniziava a diventare trasparente.
    Mi amava… mi amava… lo aveva detto davvero…
    Le lacrime presero a scendermi impetuose mentre correvo da lui.
    «No, Satan!»
    «No Milo, non andare da lui!» provò a fermarmi Rex.
    «Lasciami!» ringhiai, sfuggendo alla sua presa e buttando le braccia al collo dell’uomo che amavo davvero.
    Il mio Satan… non potevo perderlo… non ora… non così…
    «Non andartene! Resta con me!» dissi singhiozzando «Ti scongiuro… farò tutto quello che vuoi! Esaudisci il mio desiderio!»
    «Se vuoi che esaudisca il tuo desiderio devi fare un patto con me…» disse lui, avvolgendomi la vita tra le braccia.
    «Lo farò, lo farò!»
    «Non farlo Milo! Lui non farà altro che usarti!» sbraitò Rex alle mie spalle.
    Satan mi prese il volto tra le mani e guardandomi dritto negli occhi, mi disse che cosa dovevo fare.
    «Starò con te, ma in cambio tu dovrai giurarmi amore eterno… dovrai amarmi per il resto dei tuoi giorni…»
    «Giuro che ti amerò per sempre Satan.» affermai sincero e felice.
    Sulla mia spalla, il simbolo che contraddistingueva il nostro patto, mutò, sigillando il nostro nuovo accordo.
    Rex si voltò, dandoci le spalle, pronto ad andarsene e lasciarci in pace.
    «Hai vinto.» ammise sconfitto «Mi faccio da parte. In questo regno di Dio è l’amore ciò che conta di più. Non c’è più motivo che io ricacci Satan negli inferi…» si girò, fissando gli occhi neri del mio uomo «Io desidero che tu ritorni a essere l’angelo che eri un tempo…» disse tristemente.
    Dispiegò le ali, librandosi in volo e poi scomparve nel nulla.
    «Il rompiscatole si è levato di torno…» disse Satan guardandomi con un sorriso malizioso «Finalmente posso avere ciò che mi spetta da te…»
    «Co-cosa???» balbettai io arrossendo e facendo qualche passo indietro «Ma… ma sei ferito… fino a un minuto fa eri a terra…»
    «Mi riprendo in fretta.» affermò lui con lo sguardo bramoso.
    Avanzò verso di me con passo sicuro e deciso, facendomi quasi pensare che volesse letteralmente mangiarmi vivo.
    «No… aspetta…»
    Lui mi catturò, facendomi stendere a terra, torreggiando col suo corpo grande e forte sopra di me.
    «Che ti prende? Di cosa hai paura? Di me?» mi chiese.
    «Scusa, ma è normale che sia un po’ spaventato dalla mia prima volta, no?» sbottai irritato.
    «Sai,» disse con un sorriso accattivante «sono proprio questo genere di timori a trasformarsi nel piacere più grande… ora inciderò il marchio del piacere su tutto il tuo corpo!»
    «No… Kai… aspetta…» protestai, senza essere ascoltato.
    Mi aprì la camicia con forza, facendo saltare tutti i bottoni, che volarono da tutte le parti. Mi voltò a pancia in giù, costringendomi a sfilarla e restando a petto nudo sotto di lui.
    Partendo dal fondo, mi lasciò una scia umida e bollente con la sua lingua, arrivandomi al collo e dandomi un piccolo morso.
    «Ahhh…» ansimai tremante, prima che mi voltasse di nuovo a pancia in su.
    Mi prese le mani portandomele sopra la testa e tenendomele bloccate.
    «Ti vergogni? Ti senti umiliato a essere trattato così? Oppure…» ringhiò lui scendendo a leccare i miei capezzoli «ti eccita?»
    Tornò a lapparmi, succhiarmi e mordermi, facendomi tremare di piacere.
    Nonostante mi stesse trattando con prepotenza, mi stavo eccitando, tanto che un dolce calore prese a divampare nelle parti basse del mio corpo, diffondendosi ovunque.
    Gemetti, chiedendomi quando avevo imparato a farlo così, o da quando la mia voce era diventata oscena.
    Scese più in basso e con le mani lo sentii aprirmi i pantaloni. Infilò una mano all’interno, toccandomi attraverso il cotone sottilissimo dei boxer.
    Ogni sua carezza… il suo calore… la sua voce…mi stavano facendo impazzire.
    Lo amavo.
    Mosse la mano più veloce, facendo più pressione e io non riuscii a resistere.
    Lui mi catturò la bocca in un bacio focoso e possessivo, rimarcando il fatto che ora ero solo suo e venni gemendo contro le sue labbra, godendo come non avevo mai fatto prima.

    Malpass
    Spalancai la porta della palestra trafelato e preoccupato. Milo era sparito, non ero più riuscito a trovarlo e speravo davvero che fosse con Satan.
    La prima cosa che vidi fu il mio signore in piedi, darmi di spalle, con in braccio Milo.
    «Mio signore… tutto bene?»
    Lui si voltò, venendo verso di me e vidi che il ragazzo sembrava dormire beato tra le sue braccia.
    «Avete… preso la sua purezza?» chiesi imbarazzato.
    «No, è svenuto prima…» disse guardando il suo prezioso carico «Questo ragazzo è davvero un disastro.» affermò, dandogli un bacio sulla fronte.
    Un sorriso bellissimo comparve sulle labbra del mio signore. Era una vita intera che non vedevo Satan sorridere in quel modo.

    Milo
    Mi risvegliai nel mio letto e, dopo un momento di smarrimento, mi tornò tutto in mente. Rex era un arcangelo, aveva lottato con Satan e io gli avevo giurato amore eterno.
    Ma dove cavolo era finito adesso?
    Scesi in cucina per fare colazione, convinto di trovarlo già seduto a tavola con Guy, invece non c’era.
    «Mamma, dov’è Kai?» gli chiesi.
    «Chi è Kai?»
    Ma cosa…
    «Kai… mio fratello…» spiegai con il sangue che mi si stava congelando nelle vene.
    «Ma che dici Milo? Tu non hai fratelli, sei figlio unico.» fece lei posando la colazione sul tavolo.
    No, non era possibile…
    Kai non se ne sarebbe mai andato senza di me… vero?

    CAPITOLO 11
    No! Non se ne era andato senza di me, vero?
    Corsi a scuola e cercai Rex, forse lui aveva una spiegazione. Non appena varcato il cancello, lo vidi con un gruppetto di ragazze che chiacchieravano allegramente.
    «Rex?» lo chiamai, avvicinandomi.
    Lui si voltò, guardandomi come se fosse la prima volta che gli rivolgevo la parola.
    «Ah, niente…» farfugliai, andando via.
    E se fosse stato tutto un sogno? Se fossi io quello che aveva confusa la realtà con la fantasia? Se gli angeli e i demoni non esistessero? Se mi fossi inventato tutto?
    Eppure sentivo ancora il calore delle dita di Kai sulla mia pelle…
    No! Io dovevo vederlo ancora una volta!
    Corsi a casa, presi il libro di incantesimi e preparai di nuovo tutto il necessario. Le candele, il cerchio sul pavimento e poi lessi la formula, ma non accadde nulla.
    Lui era il diavolo… non dovevo… non dovevo fidarmi di lui…
    Eppure… No! Io non mi potevo arrendere!
    Controllai gli altri incantesimi del libro e ne trovai uno complicato, ma che poteva fare al caso mio.
    Avevo bisogno di ingredienti particolari, ma ero sicuro che a scuola, nel laboratorio di biologia, li avrei trovati.
    Quindi tornai indietro e mi diressi subito verso l’aula che mi interessava. Per mia grande fortuna non c’era nessuno, così mi misi a frugare tra gli ingredienti, cercando quello che mi serviva.
    «Cosa stai combinando nel mio laboratorio?» disse una voce alle mie spalle.
    Merda! Il professore!
    «Ah… ehm… sono molto interessato alla biologia e non ho resistito alla tentazione…» dissi senza voltarmi.
    Avevo trovato l’ingrediente che mi serviva e ora dovevo cercare di nasconderlo sotto la maglia senza farmi notare.
    «Sei dedito alla magia nera?»
    Cazzo il libro degli incantesimi! Lo avevo appoggiato sul bancone!
    «No… quello…» dissi, girando e rimasi pietrificato non appena lo vidi in volto.
    «Vorresti evocare altri demoni e offrire loro la tua verginità?» mi chiese Satan.
    Indossava un camicie da professore e un paio di occhiali che lo rendevano tremendamente sexy.
    «Kai…» sussurrai troppo felice di vederlo.
    «Sei uno studente indisciplinato… dovrò darti una punizione…»
    «Sei… un professore?» domandai ancora schioccato.
    «Mi sono spacciato per tuo fratello solo per avvicinare te a Rex, ma ora non è più necessario. Come professore potrò divertirmi molto di più!» fece qualche passo verso di me e continuò. «Inoltre, non ho ancora ottenuto la tua verginità.»
    «Allora… non sei tornato all’inferno…» affermai contento.
    Lui mi raggiunse, mi strinse forte tra le sue braccia, facendomi affondare il viso nel suo petto.
    «Ho promesso di restare con te per sempre, no?»
    Il mio cuore prese a battere come un forsennato, mentre il suo profumo mi riempiva le narici, facendomi sentire di nuovo completo.
    Non avrei sopportato l’idea di non essere più avvolto tra le sue braccia!
    Si scostò, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Fu dolce, delicato e struggente allo stesso tempo.

    Entrai in classe e presi posto al mio banco, dopo un secondo entrò anche Kai, presentandosi alla classe come il nuovo professore di biologia.
    Aveva mantenuto lo stesso nome che usava quando era mio fratello, Kai, ma anche il mio stesso cognome.
    «Ha detto che non aveva voglia di pensare a un altro nome.» affermò il ragazzo seduto al mio fianco. «Per fortuna il tuo è un cognome molto diffuso.»
    Lo guardai bene, eppure ero sicuro di non averlo mai visto in classe prima, quindi alzai in sopracciglio con fare interrogativo.
    «Che c’è?» domandò lui.
    «Ehm… chi sei?» feci io di rimando.
    «Eddai, Milo! Sono io, ti sei già dimenticato di me?»
    «Malpass… cioè Guy? Ma… come…?»
    «Come mai sono cresciuto?» completò lui la domanda con un sorriso. «Mi ha ordinato di vegliare su di te e di tenerti lontano dagli altri maschi! Sai, è veramente geloso!»
    Kai arrivò dal nulla e gli diede uno scappellotto sulla nuca.
    «Esigo silenzio nella mia classe.» sbottò Kai per poi tornare alla lezione.
    Caspita, dovevo ammettere che in versione professore, era davvero bellissimo!
    «Oggi faremo un esperimento di dissezione.» affermò, dopo averci portato in laboratorio. «Formate dei gruppi, così cominciamo.»
    Tutti si apprestarono ad ubbidire, tranne Rex, che fissava Kai con rabbia.
    «Che cosa c’è Rex?» gli chiese Kai quando se ne accorse.
    «Non posso fare una cosa tanto crudele.» rispose l’altro.
    «Sciocchezze! Lo sviluppo della medicina non esisterebbe senza esperimenti del genere.» gli andò vicinissimo. «Vuoi opporti a me? Sei capace di farlo?»
    Rex strinse le mani in due pugni chiusi, sino a sbiancarsi le nocche e poi se ne andò, lasciando la classe.
    Quando la lezione finì, seguii Kai nel corridoio per parlargli.
    «Kai, hai esagerato, potresti evitare di umiliare Rex davanti a tutti?»
    «Non fermarmi per una cosa così ridicola!» sbottò lui, continuando a camminare.
    «Non è giusto che ti comporti così, Rex non aveva fatto nulla di male.»
    Lui si fermò, si girò verso di me e mi venne vicino, mettendomi una mano sulla guancia.
    «Se parli ancora di lui, ti salto addosso all’istante.» ringhiò.
    «Non puoi farlo a scuola…»
    Di colpo persi la voce! La mia bocca si muoveva, ma non producevo più alcun suono.
    Kai si avventò sulla mia bocca e mi spinse indietro, incastrandomi tra il suo corpo caldo e il muro.
    Mi baciò con possessività e urgenza, infilando la sua lingua nella mia bocca, marchiando ogni mia cellula col suo sapore e calore.
    Quando si staccò ansimavo pesantemente e lui fece un sorriso compiaciuto, per poi allontanarsi.
    «Non nominarlo mai più!» mi ordinò.
    «Non vuoi che lo faccia perché lo detesti?» domandai testardo.
    «Perché sei il mio uomo.»
    Allora… era davvero geloso?
    Oddio, il cuore mi batteva così forte che sembrava stesse per scoppiarmi nel petto.
    Mi aveva trattato con prepotenza e possessione, ma la cosa mi aveva tremendamente eccitato…

    Rex (o Arcangelo Michele)
    Stavo camminando in mezzo al cortile, dirigendomi verso l’angolo con la vegetazione più fitta.
    Una volta che fui al sicuro da occhi indiscreti, nascosto da alberi e cespugli, lo chiamai.
    «Michele.» disse una voce strana alle mie spalle.
    Mi voltai, ritrovandomi a guardare una specie di nuvoletta nera dai bordi taglienti che fluttuava all’altezza del mio viso.
    «Non mi aspettavo la tua chiamata.» affermò il nuovo arrivato. «Dimmi, che vuoi da me?»
    «Io non posso permettere che un cuore umano di tinga di un peccato così grave.» gli spiegai, preoccupato.
    «Beh, questo non mi dispiace.» sbottò la nuvola. «Provo soddisfazione.»
    «Anche se Satan si è innamorato di un ragazzo umana?» gridai in preda all’ira.
    «Cosa???» ringhiò la nuvola.
    «Ha giurato amore eterno al ragazzo che lo ha evocato!»
    «Non è vero!» sibilò stizzita la nuvola, pensando che stessi mentendo.
    «Invece, sì! Se non mi credi, domandaglielo.» la stuzzicai.
    La nuvola rilasciò un basso e gutturale ringhio, dopodiché scomparve nel nulla, alzando un vento forte e pungente.
    Mi riparai il viso con una mano e rimasi a guardare la natura che mi circondava, pensando agli ultimi eventi.
    «Lui non potrà mai renderlo felice. Non sto facendo una cosa sbagliata.» dissi ad alta voce, convincendomi delle mie parole.

    Milo
    «Sono tornato.» gridai, entrando in casa.
    Salii le scale per andare nella mia camera, quando la oltrepassai, entrando in quella che era di Kay e Guy. Già, ora non vivevano più qui con me, pensai tristemente.
    Ero felice che non mi avesse abbandonato ma, adesso che ero tornato alla mia vita normale, sentivo un gran vuoto senza di lui.
    Mi stesi sul letto, affondando il viso tra le lenzuola che profumavano ancora di Kay e inspirai forte.
    Mi stuzzicava e mi prendeva in giro di continuo, eppure io sentivo sempre di più il desiderio di stare al suo fianco.
    «Kai…» mormorai, aggrappandomi alle coperte come se fossero la mia ancora di salvezza.
    «Mi hai chiamato?» disse una voce roca sopra di me.
    Mi girai, ritrovandomi a fissare gli occhi neri di Kay. Il suo corpo era sospeso sopra il letto e diverse piume nere volteggiavano nell’aria.
    «Kai!» urlai sorpreso. «Che ci fai qui?» continuai, mettendomi seduto.
    «Non siamo più fratelli, ma non è vietato venire a trovarti… o forse non vuoi?» mi chiese, accomodandosi al mio fianco.
    Gli gettai le braccia al collo stringendolo forte e strusciando il mio viso al suo. Le sue braccia mi cinsero la vita e lo sentii sospirare.
    «Certo che ti voglio.» sussurrai al suo orecchio.
    «Credevo fossi arrabbiata con me per come mi sono comportato con Rex.»
    Io scossi la testa in segno di diniego e lui fece aderire il mio corpo al suo ancora di più.
    «Sciocco…» mi canzonò con quella sua voce deliziosamente roca di desiderio. «Lo sai che mi diverti a farti i dispetti.»
    Si scostò leggermente e mi rubò le labbra in un bacio da capogiro. La sua lingua prese a giocare con la mia, morbida, calda. Vezzeggiò il mio labbro inferiore con qualche morso, ma un rumore alla finestra lo fece fermare.
    Si voltò a guardare il cielo ingrigito da nuvole cariche di pioggia con uno sguardo affilato e preoccupato.
    All’improvviso la finestra di aprì e Malpass, in versione corvo, volò all’interno della stanza trafelato.
    «Signore! È accaduto un fatto gravissimo!» si mise a gracchiare a gran voce.
    «Arrivi sempre nei momenti meno opportuni, Malpass. Che cosa succede?»
    Malpass si depositò sulla spalla di Kay e si mise ad agitare le ali come se fossero mani.
    «Ho avuto l’ordine di farla rientrare immediatamente nel mondo delle tenebre!»
    Kay spalancò gli occhi per lo stupore.
    «Rientrare nel mondo delle tenebre? Chi osa darmi ordini?» urlò in preda all’ira.
    «È arrivato un messo ufficiale.» gli spiegò il corvo, facendosi piccolo piccolo.
    «Vuoi scherzare?» gridò ancora Kay.
    Si alzò subito in piedi e il suo corpo prese a mutare. Le sue grandi ali nere fuoriuscirono dalla schiena, ricadendo elegantemente sino al pavimento. I suoi capelli crebbero, allungandosi e arrivando a metà della sua schiena. I suoi vestiti divennero neri, di pelle e aderenti.
    «Devi tornare nel tuo mondo?» chiesi con angoscia.
    L’idea di dover stare senza di lui mi uccideva.
    Satan si voltò a guardarmi, in silenzio.
    «Vieni con me, Milo.» disse, afferrando la mia mano. «Ti porto nel mondo delle tenebre con me!»
    «EH???»
    Cosa? Voleva portarmi all’inferno???

    CAPITOLO 12
    Andare nel mondo delle tenebre?
    «Aspetta! Perché vuoi portare anche me?» chiesi curioso.
    «Te lo spiegherò quando saremo lì.» rispose semplicemente.
    «Ma… all’inferno? Io ho paura…» ammisi, abbassando gli occhi.
    «Beh, per voi mortali è di certo un luogo spaventoso, abitato da mostri di ogni sorta,» presi a tremare al solo pensarci e lui mi strinse a sé, circondandomi anche con le sue bellissime e forti ali. «ma non ha nulla da temere se non ti allontani da me.»
    Il mio cuore batteva più forte ad ogni sua parola, quando all’improvviso si scostò e mi prese in braccio.
    «Andiamo.» sentenziò come un despota.
    Dispiegò le ali e iniziò a volare in alto nel cielo, ignorando le mie deboli proteste.
    L’inferno era la casa di Satan e io ero davvero curioso di vedere com’era fatto, ma avevo anche paura.
    Mi aggrappai a lui e chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare e assaporando la vicinanza del suo corpo al mio.
    A un certo punto lo sentii fermarsi e discendere a terra. Mi posò delicatamente al suolo e, lentamente, aprii gli occhi.
    Un paesaggio scuro, nero e grigio, si presentò dinnanzi ai miei occhi. Era pieno di montagne, ma non erano verdi o lussureggianti, sembravano invece appuntite, taglienti e prive di vita. Per quando fosse sinistro, però, non era poi così orribile.
    «Satan, le tue ali?» domandi, vedendo che le aveva ritratte.
    «Qui le ali non servono.» mi spiegò.
    Proprio in quel momento il nitrito di un cavallo mi vece voltare la testa. Un bellissimo destriero nero come la pece e sellato con dei finimenti pieni di gioielli degni di un re, si avvicinò al galoppo.
    Quando fu abbastanza vicino, Satan gli salì in groppa, tirando le redini.
    «Salì, Milo.» mi ordinò, allungando una mano verso di me.
    Dio, quanto era bello!
    Un vero e proprio principe, delle tenebre, su un cavallo, nero come la pece, che mi guardava con sentimento e mi voleva al suo fianco.
    Afferrai le sue dita e mi fece sedere davanti a lui, avvolgendomi con un braccio per tenermi stretto. Spronò l’animale e partimmo al galoppo per quella landa desolata, per chissà quale destinazione.
    Sì, pensai guardandolo di sfuggita, Satan era proprio il mio principe azzurro. Anche se, a pensarci bene, quella definizione mi faceva sorridere.
    Arrivati davanti a un enorme palazzo, Satan mi fece scendere e ci avviammo verso la gigantesca porta d’ingresso.
    Che ci vivessero pure i giganti all’inferno?
    Il mio cuore prese a rallentare quando il battente si aprì, rivelando un sontuoso atrio, pieno di volte e di colonne lavorate. Ma quando notai la schiera di mostri, mi nascosi dietro il corpo di Satan.
    «Bentornato, principe. Omaggi.» dissero in coro molte voci.
    «Ha fatto buona permanenza nel mondo degli umani?» chiese qualcuno molto vicino.
    Mi sporsi leggermente per vedere chi avesse parlato e mi ritrovai a fissare quattro ragazzi bellissimi.
    Tutti avevano le orecchie a punta, i capelli neri, anche se con diversi tagli, e gli occhi da demoni.
    Prendemmo ad avanzare lungo la navata, mentre loro scambiavano qualche parola.
    «Mi stavo divertendo parecchio, finché non mi avete fatto chiamare.» affermò irritato Satan.
    Chi erano quei ragazzi? Altri diavoli?
    Perso nei miei pensieri, seguivo il mio diavolo in silenzio, quando venni afferrato per un braccio da uno dei quattro.
    «Ragazzo umano, tu non puoi salire sul trono.» mi disse con freddezza.
    «Lascia che venga.» gli disse Satan.
    «Ma, principe Satan!» protestò l’altro.
    «Ti ho detto di lasciarlo. Non hai sentito?» lo fulminò il mio uomo.
    Il ragazzo mi lasciò andare e, mentre Satan si sedeva sul suo trono di marmo nero, io mi misi al suo fianco, restando in piedi.
    Un brusio di voci si levarono per tutta la stanza davanti a quella concessione che, probabilmente, aveva scatenato l’ira dei sudditi.
    Potevo davvero stare sul trono accanto a lui? Forse non sarei dovuto venire…
    «Dunque, per quale motivo mi avete convocato?» domandò serio Satan.
    «Convocato?» sbottò uno dei quattro diavoli. «Non siamo stati noi.»
    «Infatti sono stata io.» urlò una voce femminile.
    Tutti si voltarono verso la ragazza che aveva parlato. Aveva dei capelli biondi e voluminosi che le arrivavano alle spalle, grandi occhi verdi e delle piccole ali bianche. Indossava un vestitino molto piccolo e succinto di satin nero, che le copriva a malapena le forme sinuose e pronunciate.
    «Seera.» la sgridò uno dei fantastici quattro.
    «Quindi sei tu il ragazzo umano a cui sua altezza ha giurato amore eterno?» domandò Seera, puntandomi il dito contro.
    Subito un vociare caotico si levò per tutta la sala, i presenti non potevano credere che il loro principe avesse davvero fatto una cosa simile.
    «Seera, chi ti ha detto una cosa simile?» domandò Satan sbuffando.
    «È stato Michele. Mi ha chiamato sulla terra apposta.»
    «Michele…» ringhiò Santan.
    Quindi era stato Rex a chiamare quella Seera? E perché?
    La diavoletta attirò di nuovo l’attenzione, facendo qualche passo avanti e riprendendo a parlare.
    «Io sono la figlia di un diavolo e di un angelo. Ho contatti anche con le creature angeliche.» spiegò.
    «Quell’idiota!» brontolò Santan. «Ha scelto proprio te, brutta carogna!»
    Proprio te?
    «In che senso?» chiesi io senza pensarci.
    «Beh, non lo sapevi?» fece Seera, volandomi vicino. «Io e Satan siamo amici di sesso.»
    Amici…? Di sesso…?
    Rimasi sbigottito a guardare la stronzetta che provava ad appiccicarsi al mio uomo, ma lui la scostò con poca gentilezza.
    «Seera, non usare certi termini con un vergine umano.» la rimproverò Satan.
    «Il ragazzo è ancora vergine?» sbuffò incredula lei. «Credevo che…»
    «Ora ho capito.» presi a dire, sentendo una rabbia impadronirsi di me. «Mi hai portato nel regno delle tenebre per questo, per divertirti e umiliarmi pubblicamente! Noi umani siamo solo dei giocattoli per voi demoni, vero?» urlai con tutta la voce che avevo in corpo.
    Mi voltai e iniziai a correre. Non mi importava dove, sapevo solo che non volevo vedere la sua faccia.

    Malpass
    Guardai Milo correre via, arrabbiato con il mio signore.
    «Che moccioso sfacciato.» pigolò Seera.
    Satan si alzò dal trono, le mise un dito sotto il mento facendole alzare la testa e la guardò negli occhi.
    «Te la sei voluta.» le disse. «Con te niente più sesso. Ora puoi andare.» affermò infine, facendo un cenno a due mostri che la portarono via, sbattendola fuori dalla porta.
    Un consigliere si avvicinò a Satan con fare rispettoso e, usando un tono adeguato, prese la parola.
    «Quello che ha detto Michele a Seera, corrisponde a verità, mio signore?» il silenzio di Satan bastò come risposta. «Cosa dobbiamo fare di questo vergine?» chiese infine.
    «Milo…» sussurrò lui. «Catturatelo e poi…»

    Milo
    Mi aveva portato nel suo mondo per prendermi in giro, per divertirsi alle mie spalle.
    Non ero particolarmente arrabbiato per il fatto che fosse andato a letto con quella Seera, in fondo, Satan era un uomo, un principe, e sicuramente aveva schiere di donne o uomini che si prostravano ai suoi piedi. Ma quello che mi aveva dato fastidio, era il modo in cui si era riferito a me. Lo sapevo benissimo di essere ancora vergine e inesperto, ma non per questo ero uno stupido!
    E poi se voleva davvero avere una relazione con me, tutte le altri o altri dovevano assolutamente sparire!
    Un rumore mi fece voltare, ritrovandomi a guardare una schiera di mostri orrendi che avanzavano verso di me.
    Merda!
    «No! Fermi!» urlai, guardando avvicinarsi sempre di più. «Aiuto!» gridai ancora, mentre loro mi accerchiavano.

    Malpass
    «È giusta la temperatura?» chiesi al mio signore. «È il sangue umano che lei adora.»
    Satan era immerso in una enorme vasca di sangue e si stava rilassando nel liquido caldo e cremisi, immergendosi di tanto in tanto.
    «Bene. Sto recuperando le forze. Le ferite infertemi da quell’insulso angelo stanno guarendo.»
    Non appena si sentì rinvigorito a sufficienza, Satan uscì dal sangue e indossò soltanto un accappatoio nero.
    «E Milo?» domandò.
    «Lo abbiamo condotto dove ci ha ordinato.» lo informai.
    «Ottimo.»

    Milo
    Riemersi dalla piscina in cui mi ero immerso, ammirando la mia pelle diventare incredibilmente morbida e lucida.
    «Caspita, che pelle di pesca!» ammisi, osservando il mio corpo nudo.
    «È un bagno speciale preparato appositamente dal principe delle tenebre per lei, signorino.» mi informò il mostro che mi aveva portato lì.
    Aveva delle sembianze umane dalla vita in su, praticamente identiche a una donna adulta, mentre dalla vita in giù, era un serpente dalla lunga cosa squamosa.
    Mi appoggiai al bordo della piscina, lasciando il mio corpo rilassato per rimanere a galla.
    Senza Satan non potevo tornare nel mio mondo…
    Amici di sesso… Quella Seera era così bella e formosa, niente a che vedere con me, magrolino e impreparato.
    Dio, pensare a loro due insieme, che facevano… sesso, mi faceva soffrire come una coltellata al petto.
    No, non volevo più pensarci!
    Uscii dall’acqua e la donna serpente mi porse un accappatoio bianco.
    «Prego,» mi disse. «la accompagno da sua altezza.»
    Lo presi ringraziandola e lo indossai. Presi a camminare lungo il corridoio, perdendomi ancora una volta nei miei pensieri, col cuore che, ad ogni palpitazione, sembrava farmi male.
    Non me la sentivo di andare da lui. E se ci fosse stata anche Seera?
    Certo, Satan era il diavolo, non si poteva giudicare il suo comportamento paragonandolo a quello degli esseri umani, però mi dava fastidio lo stesso.
    Se trovassi quella donna dietro questa porta, io…
    Il battente si aprì ed entrai timoroso e titubate, osservandomi in giro.
    La stanza era lussuosa come il resto del palazzo e un grande letto a baldacchino padroneggiava in mezzo alla camera. Sulle lenzuola bianche c’era Satan, disteso a pancia in giù con un bicchiere di vino in mano e solo un accappatoio nero addosso.
    «Finalmente.» sussurrò quanto mi vide.
    Oddio, come era bello!
    Aspettava davvero me e soltanto me?
    «Vieni.» mi ordinò, ma con infinita dolcezza, mentre i suoi occhi si accendevano di un desiderio infuocato.
    Il mio corpo si mosse da solo, lo volevo, lo volevo così tanto…
    Non appena gli fui accanto, mi afferrò per un braccio e mi tirò a sé, incollando le sue labbra alle mie.
    Mi sciolsi e lo lasciai fare. Mi baciò lentamente, assaporandomi. Fece scivolare una mano sul mio viso, accarezzandomi con una delicatezza allarmante, come se avesse paura di farmi male.
    Mi invase con la sua caldissima lingua, facendomi gemere di piacere e il mio respiro di fece sempre più affannato.
    Con calma mi fece stendere sul letto, sovrastandomi col suo corpo muscoloso e perfetto.
    «Vuoi sapere perché ti ho portato con me?» sussurrò sulle mie labbra umide. «Così possiamo fare l’amore.»

    CAPITOLO 13
    Vo-voleva fare l’amore?
    Il panico mi assalì, schiacciandomi come un macigno e togliendomi completamente il respiro, stavo per avere una crisi, poco ma sicuro.
    Eppure, quando i miei occhi si legarono ai suoi, mi calmai, non sembrava esistere nient’altro, solo noi due.
    «Milo.»
    Mi chiamò con una voce così roca, profonda e piena di vibrante eccitazione, che un brivido caldo mi attraversò la schiena.
    Oddio! E se non fossi stato in grado di fare l’amore con lui? Se lo avessi deluso?
    Ero completamente inesperto, probabilmente sarei stato un fiasco totale, e, dalla paura, mi tirai indietro.
    «A-aspetta… io… non sono pronto…» balbettai appena.
    «Vuoi scappare?»
    I suoi occhi si fecero più intensi, più caldi. Mi accarezzò tutto con lo sguardo mentre, con estrema lentezza, faceva scivolare giù dalle spalle il suo accappatoio, rivelando il suo addome scolpito e muscoloso.
    Era così bello che me lo sarei mangiato con gli occhi…
    «Ti farò provare la massima voluttà del mondo.» mi promise, riprendendo a baciarmi.
    Imprigionò i miei polsi nelle sue mani, inchiodandoli al materasso al fianco della mia testa e mi tenne fermo mentre continuava a mangiarmi con impeto sempre maggiore.
    La sua lingua, prepotente e birichina, esplorava la mia cavità orale, marchiando ogni cellula come se fosse sua di diritto. Tremai sotto il suo assalto passionale e travolgente, ma all’improvviso mi apparve nella mente l’immagine di quella Seera che faceva sesso con Satan, in quello stesso letto e mi bloccai.
    «Non posso!» affermai, voltando il viso di lato per farlo smettere. «Non posso adesso che so che vai a letto con altre!»
    Sul suo volto potevo scorgere la sorpresa, ma sparì in fretta.
    «Stai parlando di Seera? Sei geloso?»
    «No.» dissi poco convinto.
    Lui mi obbligò a girarmi per vedere la mia faccia, sicuramente rossa dall’imbarazzo.
    «Sì… questa è la tipica espressione di gelosia… Ti fa arrabbiare così tanto che io abbia usato quella Seera come una bambolina? Invidi la donna o l’uomo che la notte del Sabba è al centro delle attenzioni delle creature infernali?»
    La notte del Sabba? E che cos’era? Non ne avevo mai sentito parlare prima…
    Un sorriso strano gli comparve sulle labbra e la preoccupazione mi avvolse come una coperta.
    «Vuoi essere trattato come lei… bene…»
    Subito mi sollevò, ribaltò completamente le posizioni e mi fece mettere seduto a cavalcioni su di lui.
    «Cavalcami.» mi ordinò. «Muoviti da solo e vieni da solo.»
    «No! Io…»
    Io non volevo questo, semplicemente volevo Satan solo per me.
    «Allora non pensare a nessun altro, Milo.» mi rimproverò dolcemente, aprendo il mio accappatoio.
    Si mise seduto e le sue mani iniziarono a scorrere sul mio petto, vezzeggiando ogni centimetro della mia pelle. Quando arrivò ai miei capezzoli li stuzzicò, li pizzicò e li prese in bocca, succhiandoli forte.
    Io ansimai senza riuscire a trattenermi e inarcai la schiena sotto il suo assalto, consapevole del fatto che il mio corpo stava andando a fuoco per lui.
    Mi tolse del tutto l’accappatoio, lasciandomi nudo ed esposto al suo sguardo, e mi fece di nuovo stendere sul materasso.
    Si spogliò a sua volta e rimase qualche istante fermo, facendosi contemplare da me.
    Il suo fisico era stupendo, sodo e muscoloso, e il suo membro svettava turgido e pulsante verso l’altro, spuntando da un ciuffo di peli neri e intriganti. Era la prima volta che vedevo un altro uomo senza vestiti…
    «Milo.»
    Si chinò a baciarmi, ma lasciò presto la mia bocca per discendere lungo il mio collo e sul mio addome. Lo sentivo ovunque, era così intenso che avevo paura di venire solo per le sue carezze.
    Scese ancora più in basso e, quando prese il mio sesso in bocca, persi completamente la ragione. Gettai la testa indietro e gridai di piacere, sentendo il mio intero corpo irrigidirsi e tendersi.
    Mi succhiò con decisione, continuando a far vagare le sue mani su tutto il mio essere senza limiti, senza sosta.
    «Satan.» ansimai, sentendo il culmine arrivare.
    Ma lui si fermò, fece uscire il mio membro dalla sua bocca con un risucchio osceno e mi guardò compiaciuto.
    In un solo istante, mise le mani sotto le mie ginocchia e le spinse verso di me, alzando il mio sedere e lasciandolo completamente in mostra.
    La sua lingua, morbida e ruvida allo stesso tempo, lappò il mio punto più delicato, facendomi provare dei fortissimi brividi a ogni colpo.
    Strinsi il lenzuolo tra le dita e mi morsi il labbro inferiore per non gridare come una ragazzina, mentre lui continuava imperterrito a bagnarmi con cura.
    Sentii una delle sue lunghe dita entrare dentro di me, poi una seconda e una terza, finché non parve soddisfatto.
    Si tirò indietro, lasciandomi vuoto, e si posizionò tra le mie gambe, leccandosi le labbra.
    «Ti riempirò di me… con il mio spirito e con il mio corpo.» disse solenne.
    Cominciò a spinge, a farsi largo in me, lentamente ma senza fermarsi. Bruciava un po’ e percepivo una sensazione stranissima, nuova. Qualcosa mi stava colmando, riempiendomi, completandomi, e quella cosa era il mio Satan.
    «Satan.» gemetti, sentendolo arrivare in fondo.
    Mi baciò con dolcezza, aspettando che mi abituassi alla sua intrusione e poi prese a muoversi.
    Dopo qualche istante di fastidio, iniziò a diventare bello, intenso, eccitante.
    I suoi affondi divennero più sostenuti, più forti, possedendomi come se avesse paura che provassi a scappare e prendendo da me tutto ciò che potevo e riuscivo a offrirgli.
    Quando sentii la sua mano chiudersi sulla mia erezione, persi la testa e mi aggrappai alle sue spalle larghe e forti, graffiandogli la pelle con le unghie.
    «Satan.»
    Sapevo di essere al limite e forse lo capì anche lui, perché prese a massaggiarmi più forte, facendomi infrangere il punto di non ritorno.
    «Vengo.» gemetti un attimo prima di riversare il mio seme sul mio petto e sulla sua mano.
    Altre due stoccare e venne anche lui, spingendosi in fondo e riempiendomi con il suo caldissimo sperma.

    Riaprii gli occhi lentamente, ritrovandomi ancora steso sul letto di Satan. Non mi ero nemmeno accorto di essermi addormentato. Quando feci per muovermi, però, mi accorsi che i miei polsi erano legati al letto da un nastro di seta nero e mi allarmai.
    «Ti sei svegliato. Hai perso conoscenza per il troppo piacere.»
    «Satan! Perché sono legato?» domandai, agitandomi.
    «Non pensare che sia finita così.» rispose, alzandosi dalla sedia sulla quale era seduto e venendo verso di me.
    Durante il tragitto si tolse la vestaglia nera che lo copriva, rimanendo di nuovo nudo. Tirò via il lenzuolo che mi nascondeva ai suoi occhi e salì sul materasso.
    «Qui il tempo non scorre.» mi spiegò, facendomi voltare e mettere a quattro zampe. «Qui ho tutto il tempo che mi serve per addestrarti, cucciolotto.»
    Sentii le sue dita scivolare sul mio sesso, facendolo inturgidire e la sua bocca, famelica e impertinente, mordere il mio sedere.
    Tirai istintivamente le corde, sentendo il tessuto strozzare la mia carne e gemetti di piacere e dolore.
    «Stringono, vero? Fossi in te, non cercherei di divincolarmi.» disse, prima di iniziare a bagnarmi con la lingua.
    Urlai, ancora confuso e troppo sconvolto dalle forti emozioni che riusciva a farmi provare. Una volta umido di saliva percepii subito il suo membro duro affondare dentro di me con facilità.
    Non faceva male come la prima volta e Satan prese subito a muoversi, possedendomi con impeto e possessione sempre maggiore e sfrenata.
    «Sei mio, Milo.»

    Malpass
    Finalmente il mio signore era a casa e aveva portato Milo nella sua camera da letto, ma qualcosa mi preoccupava, o meglio, qualcuno.
    Infatti Seera era riuscita a rientrare a palazzo e ora camminava per il corridoio, infuriata come un toro.
    Uno dei diavoli di Satan la vide e le si avvicinò con un sorriso sulle labbra.
    «Seera, ti vedo abbastanza innervosita.» la canzonò.
    «Beezebù!» lo chiamò lei. «E per Satan! Si è nascosto chissà dove con quel verginello umano.» continuò, pronunciando le ultime parole come un insulto.
    «Sono rinchiusi nella sua stanza da letto.» lo informò l’altro.
    «Cosa?» ribatté Seera con il volto stupito e allarmato. «Impossibile! Non ti credo! Nessuno è mai entrato nelle sue stanze!»
    «A quanto pare questa volta ha davvero perso la testa.» affermò Beezebù.
    «No… non con un umano… non può!» ribatté lei, iniziando a correre.
    Ancora nella mia forma di corvo, presi a volarle dietro per controllare i suoi movimenti, quella donna non mi piaceva affatto.
    Arrivò proprio dinnanzi alla porta delle stanze private del mio signore, dalla quale si potevano udire i gemiti di piacere di Milo.
    Seera si accostò al battente e chiamò il diavolo a gran voce.
    «Satan! Lo ami davvero? Ami quel ragazzo umano?»
    Ma non ottenne nessuna risposta, sicuramente da dentro non la potevano nemmeno sentire.
    «Io entro, Satan.» disse convinta, mettendo una mano sulla maniglia.
    Quando provò a toccarla, però, la forza oscura del mio signore la respinse, bruciandole quasi la pelle e lasciando interdetta.
    L’espressione sul suo volto non mi piacque per niente, presagiva soltanto guai e rimasi a fissarla mentre si allontanava, finché non scomparve in fondo al corridoio.

    CAPITOLO 14
    Milo
    Mi immersi nella grande vasca di acqua calda, beandomi del tepore che riusciva a sciogliere e rilassare ogni mio muscolo.
    Non saprei dire quante volte io e Satan avessimo fatto l’amore. Forse venti? Cinquanta? Mille?
    Non c’era posizione che non avesse voluto provare e il mio corpo rispondeva al suo con una facilità così allarmante, che ancora non riuscivo a capire come fosse possibile. Come se ogni mia cellula sapesse e riconoscesse di appartenergli e non desiderasse altro che fondersi con lui.
    «Umano, sua altezza il principe desidera tornare nel tuo mondo, esci.» mi richiamò uno dei bellissimi diavoli di Satan.
    Se non sbagliavo, mi sembrava che il suo nome fosse Beezebù.
    «Va bene.» risposi, prendendo un asciugamano per coprirmi e uscendo dall’acqua.
    Il suo sguardo intenso mi portò ad alzare un sopracciglio per la curiosità.
    «Ti sei fatto uomo.» affermò sincero, ma senza malizia o cattiveria.

    Non saprei dire quanto tempo avessi trascorso nel mondo delle tenebre. Una settimana? Un mese?
    Ma una volta tornato nel mondo umano, sembrava che non fosse passato neanche un minuto da quando eravamo partiti.
    La mattina mi alzai come sempre per andare a scuola e, una volta arrivato in cortile, venni raggiunto dal professor Kai. Ovviamente quello era Satan, aveva ripreso le sembianze umane. Le sue orecchie non erano più a punta e i suoi capelli, da lunghi, erano tornati corti, eppure riusciva sempre a far palpitare il cuore. Specie ora che aveva passato ore e ore ad amarmi e possedermi.
    Mi rivolse un dolcissimo sorriso, uno di quelli che sapevo rivolgeva solo ed esclusivamente a me, facendomi sentire speciale.
    «Professore!» urlò una voce femminile.
    Seera corse verso di noi, o meglio, una versione di Seera umana. Niente ali, niente aura demoniaca/angelica, e il vestito succinto era stato sostituito con l’uniforme femminile della mia scuola, anche se molto più corto del normale.
    «Che cosa ci fai qui?» domandò irritato Kai.
    «Non essere così freddo.» miagolò lei, appiccicandosi al suo braccio come un polipo. «Non sei contento che la tua fidanzata sia venuta a trovarti?»
    Cosa? Fidanzata? Ma… ma Satan aveva detto che era solo una con cui faceva sesso…
    «Ti sbagli.» rispose Kai freddo, e divincolandosi da lei. «Non sono così disperato da farmi le studentesse.»
    Mi rivolse un’ultima occhiata e cominciò a camminare verso l’entrata, quando Seera si mise praticamente a urlare.
    «Ti sei divertito e adesso mi scarichi? Vergognati professore!»
    Kai si blocco, girandosi e preparandosi a controbattere, ma venne preceduto da un nuovo arrivato.
    «Posso chiederle cosa è successo con quella ragazza?» domandò Rex.
    «Niente.» disse Kai a denti stretti. «Mi ha scambiato per un altro.»
    «A me non sembra.» ribatté l’altro.
    Improvvisamente mi accorsi della piccola folla che si era radunata attorno a noi. Studenti e adulti che guardavano con sdegno Kai e bisbigliavano tra loro, pronti a metterlo in croce.
    «Mi hai messo nei guai, pettegola capricciosa.» sospirò Kai, voltandosi verso Seera. «Che hai da dire? Ti ascolto.»
    Potevo chiaramente vedere il suo potere sprigionarsi dal corpo, con forza sempre maggiore, tanto che anche Seera ne ebbe paura.
    «Che ti prende?» continuò Kai. «Racconta la verità.»
    «L’ho scambiata per una altro.» rispose subito lei, impaurita e tremante.
    Kai sorrise compiaciuto e si voltò verso Rex.
    «Visto? E quando parli con un adulto, porta rispetto.» ordinò mentre lo oltrepassava.

    Rex (Arcangelo Michele)
    Stavo camminando verso l’area ristoro, quando sentii una voce femminile chiamarmi a gran voce.
    «Michele! Michele!»
    Mi voltai, fissando Seera che correva verso di me sino a raggiungermi.
    «Qui mi chiamo Rex.» le dissi severo.
    «Ops… scusa, Rex… prima ho esagerato.» affermò, riferendosi a quello che era successo quella mattina con Satan.
    «Devi fare attenzione, stavi per farlo infuriare davvero.»
    «Non mi farebbe mai del male!» gridò subito a gran voce. «Lui è affezionato a me, anche se abbiamo avuto solo una relazione di sessuale.»
    «Non importa.» risposi, ma vedendo che non capiva il senso delle mie parole, decisi di spiegarmi meglio. «Io sono in grado di sigillare il suo potere e rispedirlo agli inferi. Ti proteggerò, quindi non avere alcun timore.»
    «Davvero? Ci conto!» esultò lei felice. «Torturerò a tal punto quello smorfioso umano che si renderà conto del terribile potere degli esseri diabolici!»
    Che cosa?
    «No.» dissi con voce dura e salda. «Non ti permetterò di fare del male a Milo.»
    Lei mi fissò intensamente per un lungo istante, come se mi stesse analizzando.
    «Rex, non dirmi che… piace anche a te…»
    Non le risposi, semplicemente voltai la faccia di lato, ma il mio coinvolgimento per Milo era palese.
    «Non ci posso credere!» sbottò inviperita. «Volete tutto quello stupido! Che cosa avrà di così speciale? Io sono mille volte più bella!»
    Ma mentre blaterava senza sosta, di colpo la vidi impallidire e il suo fiume di parole si interruppe. Si piegò lievemente in avanti e si strinse il petto con entrambe le mani.
    «Seera!» la chiamai preoccupato, vedendo il suo dolore.

    Milo
    Ero nel laboratorio di biologia da solo con Kai e ancora non riuscivo a stare tranquillo sapendo che in giro c’era quella stronza di Seera.
    «Perché Seera è venuta qui sotto mentite spoglie?» gli domandai.
    «Ignorala.»
    «Secondo me sta tramando qualcosa…»
    Lui azzerò la distanza che ci separava, mi prese il viso tra le dita e toccò la sua fronte con la mia. Immediatamente, nella mia testa, apparvero i ricordi di noi due che facevamo l’amore per la prima volta, e mi eccitai.
    «Adesso puoi ignorarla, no?»
    Già, ora non ero più vergine. Se ripensavo a tutto quello che mi era capitato, al mondo delle tenebre, ai demoni che avevo visto o anche solo a Satan, mi veniva quasi da pensare che fosse stato tutto un sogno. Ma quando guardavo i miei polsi, vedevo ancora i segni che mi avevano lasciato le corde con le quali mi aveva legato a letto, sentivo ancora il suo tocco sul mio corpo. Le sue dita, la sua lingua, i suoi occhi, la sua voce, e lui dentro di me, che mi prendeva e mi possedeva, facendomi sentire una cosa sola con lui.

    Ero seduto in classe, al mio solito banco, quando Seera entrò con un falso sorriso sulle labbra.
    «Molto piacere, mi chiamo Seera e sono una nuova studentessa.» disse con una voce dolce come lo zucchero filato, che altro non fece se non darmi sui nervi.
    Subito i ragazzi parevano ammaliati dalla sua figura e dalle sue curve prosperose, mentre le ragazze confabulavano, chiedendosi se le accuse che avesse lanciato contro il professore Kai fossero vere o inventate.
    Nell’ora di ginnastica decisi di restare in palestra, dove le ragazze presero a giocare a pallavolo, mentre i ragazzi uscirono all’aperto a giocare a calcio.
    Seera, con alcune compagne, mi si avvicinò in un momento di paura, venendo a sedersi al mio fianco.
    «Non trovate che Milo sia davvero carino ragazze?» cinguettò Seera, facendomi accapponare la pelle.
    Ma che cavolo stava dicendo?
    «Guardate qui.» continuò, alzandomi la maglietta con una mano, mentre con l’altra toccava il mio petto. «Sei davvero bello, Milo. Asciutto e tonico.»
    Anche se stavo letteralmente sudando freddo ed ero del tutto pietrificato, arrossii violentemente per la vergogna sotto lo sguardo suo e delle altre compagne.

    «Così mi ha toccato! Ti rendi conto?» stavo spiegando a Kai, ancora rosso in volto. «Ed ero io quello che si vergognava non lei.»
    Lui, che era seduto dietro la cattedra del suo laboratorio, mi guardò con un sorrisetto che era tutto un programma.
    «Vuoi che ti tocchi anche io fino al punto da farti vergognare?» mi domandò, facendomi mancare il respiro.
    «N-non è per questo che te l’ho detto.» balbettai.
    Potei giusto finire la frase che mi ritrovai la sua bocca incollata alla mia. Prese a baciarmi in modo osceno, facendomi praticamente tremare di piacere.
    Si scostò un istante e passò il braccio sul tavolo, facendo cadere a terra tutti i fogli e gli oggetti che vi erano sopra. Mi sollevò di peso e mi poggiò sulla superficie piana, iniziando a baciarmi e leccarmi sul collo.
    «A-aspetta… siamo a scuola…» ansimai.
    «Nessuno si accorgerà di nulla.» disse, facendo schioccare le dita e creando una palla di energia che vi avrebbe protetto da occhi indiscreti. «Ora, anche se piangi, urli o gemi, nessuno ti potrà sentire.»
    Con un movimento preciso e misurato, mi tirò giù i pantaloni e i boxer, lasciandomi nudo sotto i suoi occhi febbricitanti di passione.
    Scese su di me a lambirmi e leccarmi la pelle più sensibile all’interno delle cosce, risalendo verso l’alto, finché non arrivò al mio sesso turgido. Lo prese in bocca con un solo affondo, facendomi inarcare e sospirare dal piacere, e le mie dita corsero a stringere i suoi morbidi capelli neri, affogando nella sua passione travolgente.

    Seera
    Ero ferma sulla soglia e li stavo spiando. Pensavano forse che io, con i miei poteri, non potessi vederli?
    Riuscivo a vedere Milo e la cosa mi ripugnava oltre ogni immaginazione. Così presi una decisione.
    Sì, avrei regalato la sua anima alla morte.

    CAPITOLO 15
    Seera
    Osservai, spiando da dietro una porta ogni loro movimento. Vidi Milo steso sul tavolo che godeva sotto il tocco esperto di Satan. Si inarcò quando gli prese il sesso in bocca, succhiandolo avidamente e protestò per la paura di essere visto da qualcuno.
    Io avrei dovuto essere al suo posto!
    Poi notai Satan guardare nella mia direzione e fermarsi. Rivestì Milo con cura e lo fece scendere dal tavolo.
    «Puoi andare.» disse il diavolo.
    «Cosa?» balbettò appena l’umano.
    «Sei libero di andare. Non sei contento? Hai detto di no, giusto? Anche se il tuo volto aveva un’espressione così goduriosa…»
    «Scemo!» sbottò Milo, rosso in volto, e correndo via.
    Ma… allora si stava prendendo gioco di lui! Dunque, era un passatempo anche quel Milo, un semplice amante, proprio come lo era stata io!
    «Credevi che mi eccitasse essere spiato?» domandò Satan, ridestandomi dai miei pensieri.
    Uscii dal mio nascondiglio e feci qualche passo verso di lui, con un sorriso sicuro sulle labbra.
    «Michele mi aveva detto che avevi giurato fedeltà a un umano… e io ci ero cascata come un pollo! Tu usi Milo solo per soddisfare la tua libido, ma io sono un’amante di gran lunga migliore!» affermai sicura. «Certo capisco benissimo che un umano e per di più vergine possa suscitare curiosità, ma…»
    «Taci.» mi interruppe Satan.
    Lo guardai sconcertata mentre si sedeva comodamente su una sedia.
    «Spogliati, se mi vuoi qui, adesso.» aggiunse.
    La felicità sboccio nel mio petto, sì che lo volevo, eccome.
    «Sul serio?» chiesi, ancora sorpresa. «Però a Milo hai tolto tu i vestiti.» protestai.
    Senza muovere un solo muscolo, usò la sua magia per aprirmi la camicetta e il reggiseno.
    «Contenta?» chiese annoiato. «Vieni, sarò caritatevole.»
    Mi avvicinai e poggiai le mie labbra sulle sue, ma senza sentire alcuna risposta, in più, non mi piaceva l’idea di essere vista.
    «Qualcuno potrebbe vederci. Qui siamo studentessa e professore, ergi una barriera magica come hai fatto con Milo.» gli dissi.
    Lui mi afferrò i capelli con una mano e me li tirò all’indietro, facendomi inclinare la testa. Distorsi il mio viso in una smorfia di dolore, mi stava facendo davvero male.
    «Per essere un semplice oggetto hai troppe pretese, oppure ti ecciti solo senza pubblico?» ringhiò, lasciandomi andare in malo modo.
    «No, questo gioco non mi piace, facciamolo come al solito.» proposi. «Non voglio che mi tratti come quello stupido di Milo!»
    «Seera,» iniziò a dire Satan, facendo comparire una delle sue piume nere tra le dita, «tu sei il mio burattino, sia prima che adesso, e una marionetta che disubbidisce al suo padrone… sai che fine fa?»
    Lanciò la piuma verso di me, mi graffiò il viso e, infrangendo ogni vetro che incontrava, andò a conficcarsi in una rana morta.
    La sua risata, gelida e malvagia, mi riecheggiò nelle orecchie mentre si allontanava, lasciandomi basita e impietrita.

    Milo
    Finalmente le lezioni erano terminate, ora potevo andare a casa. Se Kai fosse ancora stato in laboratorio, forse, potevamo tornare a casa insieme.
    Mi alzai dal banco per lasciare la mia aula orami vuota, quando la porta si spalancò con forza e Seera, con i vestiti strappati, entrò sconvolta.
    «Seera… che ti è successo?» domandai.
    «È colpa tua! Siccome Satan non era soddisfatto della tua prestazione sessuale, ha voluto me!» mi gridò in faccia. «Credi di essere speciale per lui? Non montarti la testa! Tu sei altro che un compagno di sesso, e per di più, solo una volta!» La sua espressione si fece più tagliente. «Già, perché ora non sei più vergine, cosa credi che possa interessargli di te? Satan non amerà mai nessun insulso essere umano! E la prova è che a preferito me a te.» affermò lasciando andare i lembi della camicetta che aveva tra le mani e mostrando il suo addome nudo.
    «Se l’hai capito,» aggiunse, «sta’ lontana dal nostro mondo!»
    Rimasi immobile, congelato, mentre lei se ne andava, lasciandomi solo.
    Nel mio cuore avevo sempre avuto questo dubbio, questa paura che i suoi sentimenti per me non fossero veri. Ma scoprirlo mi stava facendo provare il più grande dolore della mia vita.
    Sentii le mie guance bagnarsi sotto l’incessante passaggio delle mie lacrime incontrollate e i singhiozzi presero a scuotere il mio corpo. Ma nulla poteva essere peggio del dolore che sentivo nell’anima.
    Cercai di contenere il mio pianto e, dopo pochi istanti, la porta alle mie spalle si aprì e di richiuse.
    «Milo.» mi chiamò Rex, avvicinandosi.
    Io non mi voltai, troppo perso nel mio dolore e presi a parlare a vanvera, dando libro sfogo a quello che provavo.
    «Seera è davvero innamorata di Kai, solo che lui la usa solo per soddisfare le sue voglie, come ha fatto con me.»
    «Non è così!» sbottò subito lui. «Lei è…»
    «Cos’è? Un diavolo?» lo interruppi io, girandomi verso di lui.
    «Per me l’amore non è un gioco, è l’unione di due persone che si amano. Era una pretesa assurda, lo so, ma speravo davvero che lui provasse qualcosa per me.» affermai, mentre altre lacrime mi solcarono il viso. «Io sono un banalissimo ragazzo umano! Cosa c’è di sbagliato nel mio modo di pensare?» Mi coprii gli occhi con entrambe le mani, non volevo vedere nessuno. «Io lo amo, lo amo così tanto…»
    Mi sentii afferrare per un polso e subito mi ritrovai contro il petto di Rex, che mi stringeva a sé con forza.
    «Non devi tormentarti. Pensavo che bastasse scacciare il diavolo da questo mondo, ma ora non voglio più che lui ti sporchi.» Posò le mani sulle mie spalle e mi guardò dritto negli occhi. «Io non ti cedo a Satan.» disse solenne, posando le sue labbra sulle mie.
    Lui… lui mi… mi stava baciando…
    Si staccò da me, rivolgendomi uno sguardo pieno di sentimento, che, però, io non potevo affatto ricambiare.
    «Rex…» iniziai a dire, quando lui mi interruppe e mi strinse, proteggendomi con il suo corpo.
    All’improvviso i vetri delle finestre accanto a noi andarono in frantumi e migliaia di schegge di vetro volarono nell’aria, ferendo anche Rex.
    «Stai bene?» domandai preoccupato.
    «Tutto a posto.» rispose, massaggiandosi una spalla.
    Mi avvicinai a guardare fuori dalle finestre rotte e vidi Kai fermo nel cortile, che mi fissava con sguardo arrabbiato.
    No! Aveva visto tutto?
    «Kai!» lo chiama, ma lui si voltò, iniziando ad allontanarsi.
    Corsi subito verso la porta, ma Rex mi fermò, prendendomi per una mano.
    «Milo!»
    «Lasciami Rex!»
    «Milo, non andare. Lui non potrà che farti soffrire. Le ferite del corpo guariscono, quelle del cuore no.» mi supplicò.
    «Ma ormai, la mia anima desidera solo Kai. Scusami.» risposi, liberandomi dalla sua stretta e correndo a cercare Satan.
    Arrivato in cortile mi prodigai per trovarlo, spostandomi più velocemente possibile. Finalmente lo intravidi e lo chiamai, ma senza ottenere la sua attenzione.
    Probabilmente era arrabbiato con me.
    Lo chiamai ancora, cercando di raggiungerlo, finché la rabbia parlò al posto mio.
    «Kai! Anche tu hai fatto sesso con Seera!»
    Mi pentii delle mie parole troppo tardi, e l’espressione che Kai mi rivolse mi fece gelare il sangue.
    «Come osi rinfacciarmi una cosa del genere? Tu hai tradito la mia fiducia ed è un crimine molto grave!»
    «Io non ti ho tradito, è…» cercai di spiegargli, ma lui non me ne diede il tempo.
    «Zitta! Farò un sabba!» ringhiò.
    Un sabba? Ricordavo che mi aveva parlato di questo sabba, ma non sapevo che cosa fosse di preciso.
    «Occhio per occhio… tradimento per tradimento!» affermò risoluto.
    «Non è così! Rex mi ha baciato con la forza!»
    «Vuoi dire che, anche solo inconsciamente, non desideravi che lui ti consolasse? Neghi questo?»
    Cosa?
    Io amavo lui, non Rex.
    «Verrai al mio prossimo sabba.» sentenziò senza voler più sentire alcuna replica. «Devi subire la mia punizione.»
    «No! Non verrò!» gridai mentre lui faceva qualche passo indietro e la sua figura si dissolveva nel nulla. «Non ho la minima intenzione di venirci!»
    Ma Kai se ne era già andato, lasciandomi solo. Perché non mi capiva? Forse perché non ero più vergine? Che quello che avesse detto Seera fosse tutto vero?
    La testa mi scoppiava e mi pulsava con dolore e l’unica cosa che volevo era piangere fino a prosciugarmi.

    CAPITOLO 16
    Milo
    Il giorno seguente mi sentivo uno straccio e non avevo alcuna intenzione di alzarmi dal letto. Rimasi a fissare il soffitto per un po’, quando una strana luce attirò la mia attenzione.
    Un diavolo, servitore di Satan, si materializzò nella mia stanza, con in mano una veste nera.
    «Le porto l’invito per il sabba.» mi disse, poggiando l’indumento ai piedi del mio letto. «Questa sera a mezzanotte indossi questa veste, verrà a prenderla un corvo accompagnatore.»
    «Ho detto che non ci vengo!» sbottai, ma, dopo un inchino, il diavolo scomparve, lasciamo solo.
    Tornai a stendermi in balia dei miei pensieri e del mio dolore.
    Continuavo a ripetermi che non ci sarei andato, che se lo poteva anche scordare. Ma più le ore passavano, più fissavo quella veste con l’intenzione di indossarla.
    Alla fine la misi, era un abito lungo fino ai piedi, con un grande cappuccio col quale riuscivo a celare persino il mio volto. Sembravo una specie di druido!
    Non appena arrivai nel mondo delle tenebre, presi un bel respiro e mi diressi verso la porta d’entrata. Un servitore mi diede il benvenuto e mi fece passare.
    La scena che mi ritrovai davanti, mi inorridì, facendomi gelare il sangue nelle vene. Nel grande cortile dietro il palazzo, c’erano un’infinità di demoni che stavano facendo sesso con le streghe. Copulavano tutti senza nessun pudore, come se fosse un enorme orgia o un festino di pessimo gusto.
    Ma che cavolo stavano facendo?
    «Sei venuto.»
    Mi girai, incontrando il volto sorridente di Seera. Anche lei indossava una veste simile alla mia, come tutte le femmine presenti nel cortile.
    «Ma era ovvio, d'altronde, sei anche tu un amico di sesso di Satan.» continuò, rigirando il coltello immaginario che già affliggeva il mio cuore. «Essere scelti da Satan come altare per il rito del sabba, è un grande onore per una strega. Si può dare libero sfogo agli istinti più bassi e disumani.» mi spiegò con un sorriso malefico. «Ti auguro di essere scelta, ma sarò sempre io la numero uno!»
    Non sapevo che il sabba fossa una cosa così schifosa! Non sarei dovuto venire!
    Voleva… voleva possedermi davanti a tutti? Era così che intendeva punirmi?
    Sentivo le lacrime spingere per uscire dal dolore che provavo e la bile risalirmi lo stomaco dallo spettacolo raccapricciante di tutti quei mostri che facevano sesso. Ma ricacciai entrambi indietro e mi coprii meglio col cappuccio, deciso ad andarmene.
    La porta del palazzo si aprì proprio in quel momento e due diavoli presero la parola.
    «Ossequi a sua altezza, il principe Satan.» disse uno dei due, mentre si spostavano di lato.
    Satan, più bello che mai, fece il suo ingresso in scena. Indossava una veste nera simile alla mia, le sue ali, nere e possenti, erano ben visibili dietro alla sua schiena e ricadevano elegantemente verso il suolo.
    «Vi ringrazio di essere qui riuniti per me. Che sia una notte all’insegna della depravazione!» gridò, facendo esultare i presenti.
    Molte donne gli si avvicinarono, tendendo le mani verso di lui.
    «Mio signore, mi conceda la sua disgrazia.» chiese una.
    «Mi onori con la sua maledizione.» disse un’altra ancora.
    Non dovevo venire, questo era il mondo delle tenebre, l’inferno, e lui era il male in persona.
    Mi voltai, pronto ad andarmene, quando mi sentii afferrare per il braccio.
    «Scelgo te.» disse Satan, mentre il mio cappuccio mi ricadeva sulle spalle.
    Subito si alzò un putiferio da tutti le creature del male, nessuno accettava il fatto che un misero essere umano si fosse intrufolato al sabba e, peggio ancora, che Satan in persona le avesse scelto.
    «Tacete, miei sudditi. Come osate mettere in discussione la mia nomina?» tuonò Satan, riportando il silenzio.
    «Ma la celebrazione del sabba non prevede che facciate sesso con un essere umano!» gridò Seera arrabbiata.
    Una lunga spada apparve nelle mani di Satan e la sguainò di fronte al viso di Seera.
    «Bada, non una parola di più!» le intimò. «Vedi di portarmi rispetto.» poi si voltò verso di me e prese a tirarmi per il braccio. «Vieni.»
    Mi trascinò sino a una grande tavolo posizionato su un piccolo piano rialzato. Mi gettò sopra e, con un sorriso per nulla rassicurante, mi guardò dritto negli occhi.
    «Che il rito sabbatico abbia inizio!»
    Un diavolo servitore gli porse una coppa d’orata, dalla quale Satan bevve un generoso sorso. Poi, mi afferrò il viso e mi baciò con prepotenza, forzandomi ad aprire la bocca.
    Sentii un liquido fresco scivolarmi giù per la gola, sembrava vino, ma ero sicuro che non lo fosse.
    Che cosa mi aveva fatto bere?
    Non dovetti attendere molto per saperlo, dato che, quando provai a muovermi, constatai che il mio corpo era completamente paralizzato.
    Satan si avventò sulle mie labbra, baciandomi con prepotenza e rabbia. Le sue mani presero la stoffa della mia veste e la fecero scivolare verso l’alto, rivelando le mie gambe nude.
    «No!» urlai.
    Riuscivo distintamente a vedere ogni singola creatura dell’inferno che mi fissava, alcune anche in modo lascivo. Potevo sentire i loro commenti, non mi ritenevano degno di un tale onore… Ma quale onore? Io non volevo essere preso in quel modo, davanti a tutti!
    Quando sentii le sue mani infilarsi nei miei boxer andai nel panico.
    «No! Ti prego, Satan! Smettila!»
    «Traditore, hai posato le tue labbra su quelle di un angelo!» ringhiò lui.
    «Ti ho detto che io non volevo! Non hai motivo di essere geloso!»
    Alla parola geloso le sue pupille diventarono due fessure taglienti e fiammeggianti.
    «Ti ho fatto venire qui per espiare le tue colpe.» affermò con ira, prima di scendere a leccarmi l’interno delle cosce.
    Quindi voleva punirmi così?
    Perché mi stava facendo questo? Io lo amavo così tanto, avevo sofferto per averlo e anche se mi trattava con crudeltà, io continuavo a desiderare solo lui.
    «Credimi!» urlai. «Non ho mai voluto infrangere il nostro patto di amore eterno! Ti amo Satan e ti amerò sempre!»
    Lui si fermò, alzò il viso e rimase a fissarmi intensamente negli occhi.
    «Credimi. Ti scongiuro.» sussurrai.
    In sottofondo i mostri palesavano il loro sdegno, un umano che diceva certe cose al principe delle tenebre era inaudito e patetico.
    All’improvviso Satan squarciò la stoffa del mio vestito, rivelando il mio petto nudo e infrangendo ogni mia speranza.
    Non mi aveva creduto, lui… non mi credeva…
    Le lacrime mi bagnarono il viso e fu proprio in quel frangente che gli occhi di Satan si addolcirono.
    Mi abbracciò con tenerezza e mi diede un bacio dolce e intenso. Poi mi prese in braccio, coprendomi come poteva e si incamminò verso il palazzo.
    «Il sabba è sciolto.» sentenziò. «E d’ora in poi, non ci saranno più sabba.»
    Grandi proteste si levarono da ogni creatura malefica, ma bastò un guardo e un’onda di potere di Satan per farli zittire.
    Mi portò in camera sua e mi depositò sul letto con delicatezza, coprendomi con il lenzuolo.
    Mentre camminavamo aveva mutato il suo aspetto, e ora le ali erano scomparse e i suoi capelli erano tornati corti. Aveva assunto le sembianze che usava sulla terra.
    «Ti ho inflitto la mia punizione… ora riposati…» disse, prima di uscire dalla stanza e lasciarmi solo.
    Ma… un momento! Lui non aveva fatto sesso con un’altra davanti a me, e non mi aveva costretto a farlo davanti a tutti i suoi sudditi. Aveva sciolto il sabba e dichiarato che non ce ne sarebbero stati altri, quindi… lui non mi aveva punito…
    Scesi dal letto e uscii dalla stanza. Cominciai a correre per il corridoio, cercando di raggiungerlo.
    Forse ero un pazzo… ma forse… Satan si era innamorato di me…
    Eccolo lì!
    Lui dovette percepire la mia presenza, perché si voltò. Gli corsi in contro e lo abbracciai forte, affondando il mio viso nel suo petto.
    «Che ti prende?» mi domandò confuso.
    «Ti amo Satan… e tu?» chiesi, tirando fuori un po’ di coraggio.
    I suoi occhi si scaldarono e le sue braccia mi avvolsero. Le sue dita affondarono nei miei capelli e il mio cuore batteva come un tamburo in attesa della sua risposta.
    «Ancora non l’hai capito? Quanto sei stupido…» mi disse.
    Iniziò a baciarmi, a toccarmi, a palparmi, mandando in corto le mie sinapsi. Non capivo più niente quando ero con lui.
    Fece scivolare a terra la mia veste e rimasi nudo dinnanzi ai suoi occhi, che sembravano stessero studiando come mangiarmi.
    Le sue dita corsero a stuzzicarmi i capezzoli e non riuscii a trattenere i gemiti di piacere.
    «Vieni, andiamo in camera da letto, Milo.» sussurrò, prima di prendermi in braccio.

    CAPITOLO 17
    Mi portò sino alla sua stanza, tenendomi teneramente tra le braccia e mi depositò sul suo letto, sovrastandomi con il suo corpo.
    Le nostre labbra si fusero, ma questa volta fu dolce, esternamente dolce. La delicatezza che mi riservava e la devozione con cui mi venerava, mi fecero sciogliere il cuore ancora di più.
    Non era niente di simile a quello che aveva fatto al Sabba, davanti a tutti. Questa volta lui mi stava amando con tutto sé stesso, donandomi qualcosa di lui.
    «Milo.» sussurrò appena.
    Alzò un poco il busto, il giusto per spogliarsi e sfilare la camicia che indossava, rivelandomi il suo bellissimo addome scolpito.
    Mi venne l’acquolina in bocca solo a guardarlo e una voglia sfrenata di toccarlo si impossessò di me.
    Allungai le mani verso di lui e lasciai vagare le mie dita su quella bellissima pelle, morbida ma soda.
    Satan si chinò verso di me e mi abbraccio, tenendomi stretto. Il suo viso strusciò contro il mio e mi sembrò di sentirlo inspirare con forza l’odore della mia pelle.
    «Non sapevo che nel mondo ci fosse tanta bellezza.» ansimò contro il mio collo.
    Si scostò e si tolse i pantaloni, rimanendo nudo davanti a me. I miei vestiti diventarono magicamente tante piume nere e volarono via, eliminando ogni barriera che ci separava.
    Come un animale predatore, Satan si avvicinò al mio ginocchio e, con la lingua, iniziò a lasciare una scia bollente sulla mia coscia per poi risalire verso l’alto.
    Quando arrivò al mio inguine prese tutto il mio sesso in bocca, togliendomi completamente il respiro.
    «Satan!» ansimai, abbandonandomi completamente a lui.
    Le sue mani scivolarono sotto le mie ginocchia e mi portò le gambe verso il materasso, esponendo in modo imbarazzante il mio sedere ai suoi occhi.
    Il mio sesso uscì dalla sua bocca con uno sciocco osceno e la sua lingua prese a scendere. Giocherellò un istante con le mie palle e poi finì nel mio punto più sensibile, lappandomi con forza.
    «Aahh!» gemetti, stringendolo il lenzuolo tra le dita.
    Mi bagnò con cura e cominciò a prepararmi, facendo entrare un dito dentro di me. Un altro e un altro ancora. Finché non mi sembrò di essere sul punto di venire e lui si fermò.
    Si posizionò tra le mie gambe e, guardandomi intensamente con quei suoi occhi neri, mi penetrò delicatamente, arrivandomi sino in fondo.
    «Mio.» ringhiò, chinandosi a baciarmi con passione.
    Le sue mani cercarono le mie e le nostre dita si intrecciarono. I nostri corpi uniti erano una cosa sola, fondendosi in un unico essere.
    Satan mi amò con passione e con una gentilezza che non credevo fossero possibili, che non pensavo potessero esistere, riempiendo il mio cuore di gioia e facendomi innamorare di lui ancora di più.
    «Milo.» soffiò sulle mie labbra.
    «Non resisto…» gemetti, sentendo le sue stoccate diventare sempre più incalzanti.
    «Vieni per me.»
    Ubbidendo al suo ordine, raggiunsi l’orgasmo e sporcai il mio petto e il suo con il mio sperma.
    Altri due affondi e lui mi imitò, riempiendo con di liquido caldo che sembrò marchiarmi a fuoco.

    Riaprii gli occhi lentamente, ritrovandomi ancora disteso sul letto di Santan, ma solo.
    Mi alzai di scatto e mi guardai intorno, ritrovandolo accanto alla finestra. Stava fissando il suo mondo con una strana intensità, come se stesse meditando su qualcosa in particolare.
    «Vieni con me nel mondo degli inferi.» mi disse.
    «Come?» sussurrai appena.
    «Diventerai il mio sposo e vivrai in eterno come mio consorte.» si voltò a fissarmi negli occhi. «La tua esistenza sparirà dal mondo umano, come se fossi morto.»
    Morto? E i miei genitori? I miei amici?
    «Ma io…»
    «Io non posso continuare a vivere in questo modo, vicino a te sotto mentite spoglie. La vita umana è talmente corta… Vieni con me ora che sei nel fiore della bellezza… Prima o poi dovrai capire cosa significa amare me.» lentamente mi si avvicinò, sedendosi al mio fianco sul letto. «Riflettici, ma se non ti deciderai…» continuò, portando una mano sulla mia fronte. «allora, ti porterò via anche senza il tuo permesso!»
    Improvvisamente sentii sonno, molto sonno e mi addormentai di colpo, senza riuscire a resistere.

    Mi svegliai nella mia camera da letto, a casa mia. Non ero più nel mondo degli inferi e, quando tentai di fare mente locale sugli ultimi avvenimenti, ricordavo perfettamente la proposta di Satan, ma non le sue ultime parole.
    “Riflettici, ma se non ti deciderai, allora…”
    Allora cosa? Cavolo non mi ricordavo proprio che cosa mi avesse detto dopo!
    Mi alzai dal letto e scesi di sotto a fare colazione. Mia madre era in cucina e mi aveva già preparato del latte caldo e delle fette biscottate ricoperte di marmellata.
    Mi sorrise felice e ripensai a quello che mi aveva detto Satan. Nel mondo degli umani io sarei morto. Avrei dovuto dire addio a mia madre e a mio padre, ma come avrebbero reagito loro?
    Il dolore per la perdita di un figlio come li avrebbe fatti sentire? O, forse, non sarei solo morto, ma la mia intera esistenza sarebbe svanita nel nulla?
    Con quelle mille domande che mi tormentavano l’anima mi diressi a scuola.
    Come a voler farmi maggiormente dubitare, incontrai tutte gli amici a me più cari e, anche se non erano molti, mi chiesi quale decisione avrei dovuto prendere…

    Rex
    Camminavo per i corridoi della scuola, quando vidi Seera parlare con una figura nera e mi preoccupai.
    «Mi resta solo questa strada.» disse Seera, dandomi le spalle.
    Mi avvicinai a loro con passo spedito, ma l’essere oscuro scomparve prima che potessi vedere chi fosse.
    «Che stai facendo?» domandai.
    «Nulla che ti riguardi.» ribatté.
    «Io combatterò lealmente con Kai. E tu, nelle cui vene scorre sangue angelico, spero possa ritrovare la bontà nel tuo cuore.» dissi sincero. «Smettila di tormentare Milo!»
    «Troppo tardi.» rispose con un sorriso malefico. «Non si può tornare indietro.»
    «Cosa hai fatto?»
    «Oramai è troppo tardi!» ripeté ridendo e scomparendo nel nulla.
    Dovevo trovare Milo e subito!

    Milo
    Dopo la scuola mi ero messo a camminare verso casa, ma, in realtà, avevo preso a vagare senza una meta. I miei pensieri erano completamente persi, impegnati a capire che risposta dovevo dare a Satan. A chiedermi se ero davvero pronto a lasciare tutto e tutto per lui.
    Senza accorgermene, finii proprio davanti alla vecchia libreria nella quale avevo comprato il libro di incantesimi che mi aveva fatto evocare il diavolo.
    Entrai, curioso di rivedere quel posto. Sì, era proprio lì che avevo comprato quel tomo. Cercai il posto esatto da dove lo avevo preso, trovando un buco vuoto sullo scaffale. Che fosse stato l’ultimo?
    «Scusi,» dissi alla vecchietta dietro la cassa, «c’era un libro di riti magici e incantesimi qui, ma non c’è più…»
    «Quel libro stava aspettando di essere comprato da te.» mi interruppe l’anziana. «Da tanti anni attendeva che tu lo prendessi in mano. A volte sono i libri che scelgono le persone, è destino.»
    Quella parola riecheggiò nel mio cervello all’infinito, destino. Camminando all’indietro mi diressi verso l’uscita, lasciando che le rotelline del mio cervello continuassero a girare.
    Se il libro aspettava solo me, se era destino che io lo trovassi, che evocassi Satan, allora significava che Kai… aspettava proprio me?
    Che aspettava di incontrarmi, di amarmi, che tutto questo non era stato un caso.
    Se tutto questo era vero, allora avevo preso la mia decisione. Uscii dal negozio e camminai sul marciapiede, finalmente felice di aver fatto una scelta, pronto a seguire il cuore.
    «Attento!!!» urlò qualcuno alle mie spalle, facendomi voltare e alzare gli occhi al cielo.
    In quell’istante un’enorme trave di metallo mi cadde addosso, schiacciandomi.

    Rex
    Eccolo! Finalmente ero riuscito a trovare Milo!
    Stava camminando dall’altra parte della strada e sembrava soprappensiero, per fortuna stava bene.
    Tirai un sospiro di sollievo e feci per attraversare la strada per raggiungerlo, ma dal nulla vidi cadere dal cielo un’enorme trave di metallo.
    «Attento!!!» urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
    Lui si girò, ma troppo tardi, la trave lo schiacciò e il terrore si impossessò di me.
    «Milo!!!» gridai disperato.
    Accanto al suo corpo vidi distintamente apparire la morte, pronta a portare via la sua anima.
    «Adesso Satan è mio.» affermò Seera, apparendo al mio fianco, «Ora che lui è morto, non potrà più vederlo, mai più.»

    CAPITOLO 18
    Rex
    Non potevo crederci, Milo era morto.
    «La vita umana è così fragile.» disse Seera, poco distante da me. «L’anima di Milo verrà portata agli inferi della Morte e quando lui sarà là, nessuno demone o angelo potrà riprenderselo!» affermò con pura malvagità.
    Mi voltai a guardare il corpo senza vita di Milo, con il cuore che si rifiutava di battere dal dolore che stava provando. Alle spalle del suo cadavere apparve la morte in persona. Uno scheletro coperto da una lunga tunica nera e una falce stretta tra le dita.
    Ora avrebbe portato via l’anima pura e candida del povero Milo, sottraendolo a me per sempre.
    «No» bisbigliai appena. «Non lascerò mai Milo nelle mani della Morte!» urlai, sprigionando il mio potere.
    La Morte, colpita dalla mia luce divina, prese a dissolversi, a sgretolarsi, finché non scomparve del tutto, lasciando andare l’anima del ragazzo.
    Prontamente feci apparire le mie ali e corsi a prenderlo, stringendolo tra le mie braccia.
    «Signore mio, ti prego, salva l’anima di questo ragazzo.» iniziai a pregare. «Abbi pietà di lui, rimetti i suoi peccati…»
    Aumentai la stretta intorno al suo fragile corpo evanescente e dispiegai le ali, pronto a prendere quota.
    «Michele!» gridò Seera alle mie spalle. «Dove pensi di portare la sua anima?»
    «Nel regno dei cieli, con me, per sempre. Sotto l’ala di Dio.» mi girai per incontrare gli occhi di quella ragazza un’ultima volta prima di andarmene. «Seera, hai commesso un grosso errore e un giorno il Signore ti giudicherà.»
    Senza al ascoltare altro, mi sollevai in aria e presi a volare verso il regno dei cieli con Milo accostato al mio petto.

    Malpass
    La lezione era tremendamente noiosa. Il mio signore stava spiegando l’ennesima formula di chimica, quando una strana sensazione mi fece accapponare la pelle.
    Anche Satan sembrò avvertirla, dato che si bloccò a mezz’aria con il gessetto bianco con il quale stava scrivendo alla lavagna.
    «La lezione è finita.» ringhiò, lasciando l’aula con passo spedito.
    Subito gli andai dietro, doveva essere successo qualcosa se il mio signore interrompeva così la lezione e quella sensazione non mi presagiva nulla di buono.
    Stavo per chiedere a Satan che cosa stesse succedendo, quando lui fermò due ragazze della sua classe.
    «Avete visto Milo?» gli domandò.
    «Chi è Milo?» rispose una delle due.
    «E Rex?» insistette Satan.
    «Ma professore, non c’è nessuno nella nostra scuola che si chiama così.»
    Merda! Questa era una pessima notizia!
    Kai uscì subito all’aperto e prese le sembianze del signore degli inferi. Le sue ali si librarono nell’aria e i suoi capelli lunghi vennero scompigliati dal vento. Per riuscire a seguirlo, ripresi la forma di corvo e gli volai dietro.
    Discese in mezzo alla città, dove sembrava essere capitato un grave incidente.
    Mi appollaiai su un albero e rimasi a guardare la scena. Kai raccolse da terra una piuma bianca, luminosa, sicuramente appartenente a un angelo.
    A qualche metro di distanza notai Seera e il mio signore le si avvicinò, arrabbiato come non lo avevo mai visto prima.
    «Seera!» tuonò Satan. «Che cosa significa questo? Quel Michele… dove ha portato Milo?»
    «Milo è morto, non esiste più in questo mondo.» rispose la ragazza.
    «Non ti ho chiesto questo!» urlò Kai.
    «Doveva essere portata via dalla morte! Così la sua anima avrebbe vagato per sempre negli inferi! Ma Michele l’ha impedito…» spiegò lei, come se fosse tutto pianificato.
    Satan le afferrò la nuca con una mano, stringendola forte e facendole dipingere un’espressione di terrore sul viso.
    «Hai chiamato la morte per uccidere Milo.» disse Satan con una strana calma. «Ottima mossa, in futuro saresti potuta diventare un’eccellente demone, ma per te non c’è futuro.»
    I suoi occhi divennero affilati come coltelli e il suo potere prese a propagarsi attorno alla sua persona, facendo addirittura sfrigolare l’aria.
    «No, Satan…» balbettò Seera. «Non sono stata io…»
    «È troppo tardi per fare la faccia d’angelo, dovevo eliminarti prima.»
    La sua mano si strinse, la sua magia fece il resto e di Seera non rimase che una grande pozza di sangue e carne senza vita.
    «Stupida donna.» sbuffò il mio signore, asciugandosi la mano cremisi sui pantaloni.
    Scesi dal ramo sul quale ero appoggiato e, prima di toccare terra, ripresi la forma di un ragazzo delle superiori.
    Quando vidi che Satan stava per prendere il volo, lo afferrai giusto in tempo per un’ala.
    «Malpass?» fece lui, guardandomi negli occhi come se volesse chiedermi che cosa volevo.
    «Signore… Dove ha intenzione di andare?» gli domandai.
    «È chiaro, nel regno dei cieli. A riprendermi l’anima di Milo.» rispose sicuro.
    «Non lo faccia!» ribattei preoccupato. «Quello è territorio nemico! Sa cosa dovrà pagare per questo?»
    Lui mi rivolse uno strano sorriso, un misto tra il sereno e il rassegnato.
    «Potrei scomparire.» ammise infine.
    «Non lo sopporterei! Che ne sarà del regno degli inferi senza il suo sovrano?»
    «Beezebù e Astaroth saranno più che capaci di sostituirmi, penseranno loro a regnare…»
    «Non voglio!» gridai con enfasi, stringendo le sue piume nere ancora più forte. «Non pensa a me? Io cosa farò? Il mio padrone è lei, signor Satan, non voglio servire altri demoni!»
    Le sue mani mi accarezzarono il viso e asciugarono le lacrime che, sfuggite al mio controllo, mi avevano bagnavano le guance.
    «Malpass… Non essere triste. Non vuoi diventare un demone come me? Allora dovresti essere contento che sparisca un rivale…»
    Con le sue ultime parole, mi fece un’ultima carezza e prese il volo. La preoccupazione mi fece urlare con tutti il fiato che avevo in corpo.
    «Signore!!! Aspetti, vengo con lei!!!»
    Provai e riprovai a riprendere le sembianze da corvo, ma sembrava che qualcosa me lo stesse impedendo e, l’unica cosa che potei fare, fu rimanere a guardare il mio signore allontanarsi da me, sperando di poterlo rivedere.

    CAPITOLO 19
    Milo
    Aprii lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. Intorno a me era tutto bianca, candido e pieno di fiori profumati. Ma dov’ero?
    Non avevo mai visto un posto simile… Era bellissimo…
    Ma come ci ero arrivato?
    L’ultima cosa che ricordavo, era la libreria in cui ero entrato per curiosare, poi il nulla. Oh, beh, non importava, questo posto era stupendo.
    «Milo.» mi chiamò una voce, facendomi voltare.
    Un ragazzo biondo con delle bellissime ali bianche era in piedi, poco distante da me, e mi rivolgeva un sorriso sincero e dolce.
    «Benvenuto nel regno dei cieli.»
    Chi era? Eppure, mi sembra di conoscerlo…
    «Sono Michele.» continuò quello che pensai essere un angelo. «Come ti trovi qui?»
    Mi alzai da terra e rimasi a guardare il paesaggio che mi circondava, sentendo un profondo senso di benessere e tranquillità riempirmi l’anima.
    «È meraviglioso.» ammisi sincero. «Mi sento bene, il mio cuore è in pace. Però… c’è ancora qualcosa in me…»
    «È l’attaccamento per il mondo terreno, Milo. Presto lo scorderai.» mi rassicurò lui. «Staremo insieme per l’eternità, qui non c’è nulla che possa turbarti. Vi sono solo gioia, quiete e… amore.» disse infine, porgendomi una candida margherita.
    Io la strinsi tra le dita e ne inspirai il profumo, lasciandomi completamente andare alla beatitudine che sentivo crescere dentro di me.
    «Sì.» risposi soltanto.
    Mi sentivo leggero come l’aria. I tormenti, le gelosie, i dolori e l’incidente di poco prima, sembravano solo sogni lontani. Tutto sarebbe pian piano sparito, dissolto nel nulla.
    Michele mi prese per mano e si accostò più vicino al mio corpo. Ogni centimetro che faceva verso di me, però, mi faceva provare una sensazione strana, come se fosse sbagliato.
    Che cos’era? Sembrava qualcosa… di importante…
    Il suo viso di chinò sul mio e, prima che le sue labbra mi toccassero, lo spinsi via, terrorizzato all’idea di essere sfiorato.
    «No!» urlai senza saperne il motivo.
    Michele sembrò arrabbiarsi, il suo viso sembrava una maschera di frustrazione e mi afferrò le spalle con forza.
    «Perché non vuoi dimenticare? Non devi pensare a nulla!» mi gridò contro.
    «Ridammi subito Milo.» disse una voce profonda alle mie spalle.
    Subito Michele fissò un punto dietro di me e mi voltai a guardare il nuovo arrivato.
    Un uomo bellissimo e dalle lunghe ali nere era fermo a pochi metri di distanza da noi. I suoi lunghi capelli neri gli incorniciavano il viso e la sua figura imponente emanava potere.
    «Tu, l’angelo caduto, l’unico tra i diavoli che può varcare la soglia del regno dei cieli…» sussurrò Michele.
    «Sinceramente non pensavo ci avrei mai rimesso piede.» ribatté l’altro uomo.
    I suoi occhi, neri e profondi, si posarono su di me, accarezzando tutto il mio corpo e una sorta di scossa mi agitò nel profondo. Io… io lo conoscevo…
    In un istante azzerò la distanza che ci separava e mi abbracciò forte, facendomi completamente aderire al suo corpo.
    «Sono venuto a prenderti.» mi disse.
    Era venuto per me?
    Si scostò per guardarmi meglio e ne approfittai per studiarlo. Grandi ali nere, occhi penetranti, una voce roca, un potere incredibile…
    Il mio cuore prese a battere più forte e il mio corpo a scaldarsi, accendendo in me il desiderio per quell’essere.
    Io e lui…
    «Stai lontano da lui!» urlò Michele. «Non ho nessuna intenzione di concederti Milo. Ora lui non è più il ragazzo che tu hai macchiato! Restando qui, è come se il suo passato fosse scomparso.»
    Quegli occhi neri come la notte, che mi avevano lasciato per studiare l’angelo, tornarono a scrutarmi con maggior vigore.
    «Allora a maggior ragione devo portalo via…»
    In un attimo una delle sue mani si insinuò nei miei capelli, dietro la nuca, e le sue labbra rubarono le mie in un bacio appassionato.
    Quando si staccò, mi diede un’ultima carezza sulla guancia, prima di farsi indietro.
    «Ti condurrò fuori da questo luogo privo di passione.» si girò verso l’angelo e fece apparire una specie di scettro lungo dalla punta affilata. «Fatti sotto, arcangelo!»
    «Non amo la violenza.» rispose Michele, estraendo a sua volta un’arma da nulla. «Ma se proprio insisti a portarlo via, non mi resta che affrontarti.»
    «Non mi risparmierò come le ultime volte, Michele, perché stavolta mi hai fatto arrabbiare sul serio!»
    I due presero a duellare, fendendo colpi che scaturivano scintille di energia. I loro visi erano concentrati e provati dallo sforzo. Il sudore colava dalle loro tempie e presto arrivarono altri angeli, probabilmente attirati dal rumore delle loro armi che cozzavano l’uno contro l’altra.
    «Stai perdendo colpi.» gemette Michele.
    «Cosa stai insinuando?» ringhiò l’altro.
    «Che sei debole! Evidentemente hai usato molto potere magico per venire fin qui!»
    «Non farmi ridere!» lo schernì il rivale. «Io ero il braccio destro di Dio, sconfiggere i tuoi sottoposti è stata una passeggiata!»
    «Michele!» gridarono gli angeli appena si furono avvicinati.
    «No! Non intromettetevi!» gli ordinò l’arcangelo. «Voi non potete nulla contro di lui, sarò io a sopprimerlo una volta per tutte!»
    La lotta riprese, sempre più agguerrita. I due uomini si volavano attorno e cercavano di colpirsi a vicenda in qualsiasi modo possibile, finché non sentii una voce parlarmi direttamente nella testa.
    «Milo. Hai dimenticato il giuramento di amore eterno che ci siamo fatti?» Riconobbi quella voce, era dell’uomo dalle ali nere. «Tu sei nato per stare con me. Non possiamo separarci, nulla ci può dividere! Tu non puoi dimenticarti di me!»
    Dalla mia bocca uscì, di volontà propria, una sola parola, appena sussurrata.
    «Satan…»
    Tutti i ricordi di una vita passata mi invasero la mente, riversandosi su di me come un fiume in piena. Tutto quello che era successo… ora lo ricordavo… lui era l’amore della mia vita.
    «Muori!!!» urlarono in coro cinque angeli, accerchiando Satan e trafiggendolo tutti insieme con delle aste lunghe e affilate.
    Satan…
    Lui si voltò a guardare gli angeli che lo avevano colpito e, sotto il suo sguardo, si tirarono indietro.
    «Mi farete solo perdere tempo.» grugnì Satan.
    Proprio in quel frangente, Michele prese la sua lancia e trapassò il corpo di Satan da parte a parte.
    «Mostrarmi le spalle è la prova di quando sei diventato debole.» disse l’arcangelo.
    «Satan!» gridai con il sangue che mi si era completamente ghiacciato nelle vene.
    Ma lui, anche se perdeva sangue da quell’orribile ferita, drizzò la schiena e richiamò alla sua mano lo scettro, stringendolo tra le dita.
    «A qualsiasi costo… ti porterò via di qui…» ansimò, rivolgendosi a me.
    «La tua sconfitta è lampante.» sbuffò Michele.
    Satan si lanciò sull’arcangelo un’altra volta e la lotta riprese, più dura e cruenta di prima. Il mio cuore batteva all’impazzata dall’ansia e dalla preoccupazione. Dovevo fare qualcosa.
    Mi lanciai contro di loro. «Smettetela!»
    «Stai indietro, Milo!» mi ordinò Michele.
    Ma io non lo ascoltai e mi buttai tra le braccia dell’uomo che amavo, avvolgendogli le braccia intorno al collo.
    «Milo…» sussurrò Satan, dolorante.
    «Voglio tornare nel mondo delle tenebre con te, voglio starti vicino. Il regno dei cieli, senza di te, è arido come il deserto.»
    «Milo.» mi chiamò ancora, abbracciandomi forte.
    Raccolsi da terra il suo scettro e mi voltai verso Michele. Avrei protetto l’uomo che amavo.
    «Se vuoi uccidere Satan, dovrai passare sul mio cadavere!» gridai, puntandogli l’arma contro. «Se no mi elimini combatterò insieme a Satan.»
    Michele mi fissò, stupido e amareggiato. Il suo corpo tremo di rabbia e digrignò i denti con vigore.
    «Il tuo corpo, la tua anima e il tuo cuore sono corrotti. Come angelo questo non lo posso accettare. Se avessi scelto di rimanere qui, avrei potuto concederti la vita eterna. Invece, mi costringi di privarmi di una persona a me cara.» Mentre una lacrima solcava il suo viso, lo vidi alzare una mano verso di me. «Mi spiace, Milo, ma devi sparire.»
    Quello che successe dopo, sembrò durare un secolo, anziché pochi secondi. Michele mi sussurrò un “addio” e una luce prese a formare una sfera davanti al suo palmo. Nello stesso momento in cui me la lanciò contro, le mani grandi e calde di Satan mi afferrarono e mi spinsero via, mettendomi al sicuro.
    Ma lui, prendendo il mio posto, venne colpito in pieno da quella potente energia bianca che sembrò bruciare ogni cosa.

    CAPITOLO 20
    Il mio cuore smise di battere mentre il fumo provocato dall’esplosione si diradava. Lentamente la figura di Satan tornò visibile, era ancora in piedi e vivo, ma la sua ala sinistra aveva un enorme buco, come se qualcuno l’avesse addentata, staccandogliene un pezzo.
    Era vivo!
    «Non hai mirato a Milo.» disse Satan guardando Michele. «Lo hai fatto di proposito, non avresti mai il coraggio di colpirlo, vero?»
    L’arcangelo tese la sua lancia verso destra, in un punto vuoto, e un grande buco forò le nuvole candide.
    «Ho aperto uno squarcio nel regno dei cieli,» disse Michele, «conduce direttamente nel mondo delle tenebre… Andatevene da lì…»
    Osservai l’angelo biondo digrignare i denti dalla disperazione, non mi guardava in volto e sembrava non riuscire a farlo. Ci stava lasciano scappare e io volevo solo ringraziarlo.
    «Michele…» ma lui mi interruppe subito.
    «Andate! Prima che arrivino qui altri demoni!»
    Gli lanciai un’ultima occhiata, poi corsi verso Satan, il mio Satan, e mi gettai tra le sue braccia, lasciando stringere più forte del solito. Avevo bisogno di sentirlo vivo e vicino a me.
    «Giuro che ti farò felice.» mi sussurrò nell’orecchio con quella sua voce deliziosamente roca ed eccitante. «Più di quanto tu possa mai esserlo nel mondo umano o nel regno dei cieli.» mi promise.
    E i gli credevo con tutto il mio cuore.
    Mentre camminavamo verso lo squarcio nella nuvola, provai a guardare ancora verso Michele, ma lui mi dava le spalle, come se non riuscisse a dirmi addio.
    All’ultimo istante, prima di gettarmi nel vuoto con il mio adorato diavolo, lo sentii chiamare il mio nome.
    «Milo!» la sua voce era incrinata dal pianto. «Tu sei sempre stato il mio angelo.»
    «Addio.»

    Ci ritrovammo nel palazzo di Satan, nel regno delle tenebre. Il passaggio che Michele aveva aperto per noi aveva funzionato ed ora, eravamo a casa, la mia nuova casa.
    I diavoli ci accolsero con devozione e rispetto, salutandoci e inchinandosi al nostro passaggio.
    «Bentornato, Sire Satan.»
    «Bentornato, Milord Milo.»
    Milord? Ora mi avrebbero chiamato così? Beh, non era poi così male.
    Seguii Satan lungo i corridoi sino a raggiungere la sua camera da letto e, una volta entrati, richiuse la porta alle nostre spalle.
    «Sono felice di essere qui.» ammisi sincero.
    «Non… ti pentirai di aver abbandonato tutto…?» domandò, quasi con paura. «Siamo ancora in tempo per riportarti nel mondo degli umani come nulla fosse successo… Ma se rimarrai qui con me, in eterno… ora ti porterò a letto.»
    I suoi profondi occhi neri mi scrutarono, pieni di ansia per la mia risposta e desiderio di farmi suo.
    Mi avvicinai a lui e, dopo aver poggiato le mani sul suo petto, legai i suoi occhi ai miei per dirgli la mia decisione.
    «Il mio cuore ha già scelto. Desidero il tuo amore più di ogni altra cosa.»
    Le sue pupille si accesero di un fuoco incontrollato, mi inghiottirono, facendo sparire ogni cosa ci circondasse e facendomi vedere lui e soltanto lui.
    Le sue labbra presero possesso delle mie con un’infinita dolcezza, saggiando lentamente la morbidezza della mia pelle. La sua lingua mi chiese il permesso di entrare, di esplorarmi, e io la lasciai fare, felice di potermi di nuovo beare del suo sapore, del suo calore.
    La mia veste angelica si dissolse in una nuvola di piume nere, lasciandomi nudo ed eccitato davanti ai suoi occhi. Le sue mani presero a vezzeggiare ogni mia cellula, mandando alle stelle la mia temperatura corporea e facendomi desiderare di più.
    All’improvviso mi prese in braccio e mi portò sul letto, facendomi stendere sul materasso. Mi salì sopra con una eleganza felina e anche i suoi vestiti scomparirono per magia.
    Dio, com’era bello!
    Ogni volta che lo guardavo non riuscivo a credere che fosse davvero mio, tutto o solo mio. Il mio cuore scoppiava di gioia e il mio respiro divenne affannato.
    Satan si chinò sul mio corpo e lasciò una scia di saliva bollente dal mio sterno sino all’inguine. Con un movimento velocissimo e traditore, prese tutto il mio membro in bocca, facendomi gridare per la sorpresa e per il piacere.
    «Ah!!!»
    Le mie dita strinsero quei fili setosi dei suoi capelli, stringendoli leggermente, mentre lui continuava a lavorare imperterrito su di me.
    La sua saliva prese a colare copiosa verso il basso e una delle sue dita ne raccolse un po’, iniziando a giocare con il mio punto delicato.
    «Oh, sììì! Satan!»
    Mi preparò con calma, praticamente torturandomi, come se volesse sentirsi pregare per potermi prendere. Ma una volta che tolse le dita e le sostituì con il suo sesso turgido, mi penetrò con forza e in un solo affondo.
    Ero così bagnato ed eccitato che mi sentii sul punto di venire solo per quello.
    «Aspetta!» lo pregai, sperando di riuscire a trattenermi.
    «Non mi fermerò…» sospirò lui, prima di tornare indietro e affondare dentro di me un’altra volta. «Per secoli, per migliaia di anni, finché la mia anima esisterà, continuerò a toccarti e ad amarti, Milo.»
    Oddio! Era così bello!
    Prese a muoversi con maggior vigore, mi alzò anche le gambe, mettendole sulle sue spalle. Cambiò angolazione, colpendo quel punto magico che mi faceva vedere le stelle e non riuscii più a trattenermi.
    «Vengo… Satan…»
    «Sporcami, Milo.»
    Feci esattamente quello che mi aveva chiesto e, un attimo dopo, lo sentii irrigidirsi. Mi riempì con il suo seme caldo, arrivandomi fino in fondo e mi sembrò di sentire il suo amore raggiungermi il cuore e l’anima.

    Dopo ore e giorni passati insieme a fare l’amore e conoscerci, non potevo sentirmi più felice e amato.
    In un attimo di tranquillità, stavo ammirando il mondo delle tenebre dalla finestra. Quel posto nero, lugubre e spaventoso, stava cominciando a piacermi. I diavoli mi avevo accettato come sposo del loro sovrano e potevo affermare che non mi mancasse nulla, anche se una punta di nostalgia per il mio mondo umano, qualche volta, mi pungeva il cuore.
    Chissà come stava la mia mamma…
    Le lunghe e forti braccia di Satan mi avvolsero da dietro in un tenero abbraccio e mi depositò un bacio sui capelli, facendo le fuse come un gatto.
    «Vuoi fare un giretto nel mondo degli umani?» mi domandò.
    «Come?» ribattei stupito.
    «Io e te… come una volta…» sussurrò, accarezzandomi una guancia con il pollice.
    L’amore che ci legava era unico, era così forte e sincero che, qualsiasi cosa avessimo, ci capivamo l’un l’altro con un solo sguardo.
    «Sì.» risposi felice.

    Era una bella mattina di primavera, i ciliegi erano in fiore e il fantastico profumo dei loro fiori entrava attraverso la finestra aperta della classe.
    Ero seduto dietro un banco, aspettando l’arrivo del prossimo professore, quando due ragazze presero posto accanto a me, parlando ad alta voce.
    «Oh, che storia commovente!» disse la prima.
    «Che libro hai preso stavolta?» chiese l’amica.
    «Racconta la storia di un diavolo che si innamora perdutamente di un umano e alla fine restano insieme per sempre!» sospira la ragazza. «Se mi amasse così tanto, anche io vorrei un diavolo tutto per me!»
    «Ancora con questa storia?» sbuffò l’amica. «È solo fantasia, pura invenzione!»
    «E invece e tutto vero!» affermai io con un sorriso, facendole voltare verso di me. «Il diavolo ha qualcuno a cui ha giurato amore eterno.»
    «Ma che dici?» disse l’amica, sbigottita.
    «Non l’ho mai visto, tu lo conosci?» sussurrò la ragazza.
    «Ragazzi.» disse forte una voce roca e profonda. «Cominciamo la lezione.» affermò il Kai, rivolgendomi un sorriso.
    E vicino a voi? C’è un diavolo?

    FINE :)
     
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  2. buia
     
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    Non ci posso far nulla mi veniva sempre in mente lei mentre leggevo la tua storia ahahaha ho notato che anche te ogni tanto ha messo al femminile invece che al maschile :P comunque ben scritta brava!
     
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    CITAZIONE (buia @ 27/4/2017, 11:40) 
    Non ci posso far nulla mi veniva sempre in mente lei mentre leggevo la tua storia ahahaha ho notato che anche te ogni tanto ha messo al femminile invece che al maschile :P comunque ben scritta brava!

    grazie mille :)
     
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    🌅Lu

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    Ho gia letto un patto con il diavolo bellissima storia
     
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