FOR MEN - SAMANTHA M. [COMPLETA - 5 CAPITOLI]

Una mia storia

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    Ciao a tutti :)
    Faccio un piccola premessa per presentarmi ;)
    Io sono Samantha Morgan (su amazon Samantha M.) e scrivo one shot e libri MM (yaoi) con rathing rosso. Qui nel forum vorrei postare le mie storie gratuite.
    Potete trovarmi anche su wattpad qui: www.wattpad.com/user/MMsamantha
    Oppure su facebook qui: www.facebook.com/WrittenWithLoveBySamanthaM
    Spero di poter mettere i link, nel caso non si potesse fare avvertitemi che li cancello immediatamente.

    Attenzione: Copyright © 2016 by Samantha M.
    TUTTI I DIRITTI RISERVATI: Quest’opera letteraria non può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in supporto magnetico o in altro modo senza il consenso scritto dell'autrice. Questo libro non può essere convertito in alcun formato, venduto o altrimenti trasmesso in alcun modo da un dispositivo a un altro tramite caricamento su programmi di file sharingpeer to peer, gratuitamente o a pagamento. Tali atti sono illegali e in violazione delle leggi sul diritto d'autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    FOR MEN - SAMANTHA M.

    For_Men_Cover

    Questa è una storia mia.

    CAPITOLO 1
    Come diavolo aveva fatto Andy a convincermi a tornare in quel locale era un vero mistero.
    Ci ero già stato altre due volte nel giro di due settimane, ma mi ero subito sentito fuori posto, come un pesce in mezzo al deserto. In precedenza mi ero eclissato dopo neanche mezz’ora e, senza avvertire i miei amici, me ne ero tornato nel mio tranquillo e silenzioso appartamento.
    Possibile che non capissero che io da solo stavo divinamente? Che non avevo bisogno di un compagno? E che odiavo in particolar modo le “scopate occasionali”?
    Ero estremamente insicuro di me stesso, lo dovevo ammettere, ma il vero motivo risaliva alla mia adolescenza. Sino a quando non compii diciassette anni, ero un ragazzo paffutello e con degli occhiali talmente spessi da sembrare veri e propri fondi di bottiglia. In poche parole, ero brutto.
    Ora avevo ventidue anni, il mio fisico si era asciugato e slanciato a forza di frequentare assiduamente una palestra e avevo imparato a indossare delle lenti a contatto.
    Andy diceva che ero “dannatamente carino”, ma io sentivo ancora nella testa tutti i nomignoli del liceo…
    “Porcello”… “Scrofa”… “Topo di fogna”… “Orco”…
    «Ecco il tuo drink bellezza» disse il barman ridestandomi dai miei ricordi.
    «Grazie» risposi prendendo il mio daikiri e voltandomi verso la folla intenta a dimenarsi sulla pista da ballo.
    “For Men” ero il locale gay più famoso della città. Rimorchiare una scopata era la cosa più facile del mondo in quel posto, ma la cosa non mi interessava affatto. Io non ero un ragazzo da una botta e via, tanto meno quello che rimorchiava qualcuno in un bar, eppure Andy sosteneva che una notte di sesso sfrenato mi avrebbe fatto solo bene.
    Peggio per lui! Avevo subito deciso di svuotare il mio bicchiere e sparire come le altre volte, quando lo vidi arrivare tutto trafelato.
    «Cazzo Clay, ho combinato un casino!» sbottò lui appena mi raggiunse.
    Che novità! Andy era un bravo ragazzo, dolce e un ottimo amico, ma alle volte troppo ingenuo. Più di una volta lo avevo dovuto aiutare a risolvere qualche “problemino”, ma mai nulla di impossibile.
    «Che hai combinato stavolta?» chiesi rassegnato all’idea di non potermela più dare a gambe come avevo pianificato.
    Lui si passò una mano tra i capelli dorati e i suoi occhi verdi saettarono per tutto il salone spaventati. Iniziai a preoccuparmi del suo comportamento. Che diavolo era successo?
    «Ci ha provato con me.»
    «Chi?»
    Lui mi si avvicinò, accostando le labbra al mio orecchio.
    «Red Callister» mi sussurrò.
    «Cosa?» urlai io facendo voltare alcune persone nelle nostre vicinanze.
    «Cazzo Clay, non urlare!» ringhiò Andy gesticolando con le mani.
    Red Callister era il proprietario del For Men. Io lo avevo visto soltanto una volta da lontano, ma dovevo ammettere che era un bellissimo uomo, virile e sexy.
    «Mi prendi per il culo?» domandai al mio migliore amico, non credendo alla sua storia.
    «Pensi davvero che scherzerei su una cosa simile?»
    «Beh, gli hai detto che sei fidanzato… vero?» chiesi preoccupato delle sua risposta.
    «Ecco… io…» balbettò lui diventando rosso fuoco dall’imbarazzo.
    «Ma sei scemo? Mi hai detto che ami Kent e che state parlando di andare a vivere insieme!» dissi arrabbiato.
    Erano fidanzati da ben due anni e si erano appena messi a cercare un appartamento per sistemarsi, quindi non riuscivo davvero a credere a quello che mi stava dicendo.
    «Vuoi mandare tutto a puttane?» aggiunsi ancora.
    «No, assolutamente no! Io amo Kent.» disse lui con occhi sognanti.
    «E allora perché non lo hai semplicemente respinto?»
    «Oddio Clay! Ma lo hai visto? Secondo te si può dire di no a un tipo come Red Callister?»
    «Certo che si può! Solo perché è bello e affascinante non vuol dire che possa avere tutto ciò che vuole!» affermai infuriato.
    «Clay, ogni tanto mi chiedo se tu sia fatto di carne e ossa come tutti noi…» disse passandosi di nuovo una mano nei capelli.
    «Allora, che cosa ci hai fatto? Ti prego non dirmi che ci hai scopato.»
    «Non ci ho fatto assolutamente nulla!» sbottò stizzito l’altro «Ma vuole vedermi tra dieci minuti nel suo ufficio al piano di sopra…»
    «Basta non presentarsi!» dissi semplicemente.
    «Già, il problema è che mi ha rubato il cellulare! Ha detto che così sarebbe stato sicuro che lo avrei raggiunto.»
    «Ma che bastardo!» affermai sempre più irritato dal comportamento di quest’uomo.
    Chi si credeva di essere?
    «Ti prego Clay, andresti tu a riprendere il mio cellulare?» mi implorò Andy.
    «Io???» domandai strabuzzando gli occhi.
    «Ti supplico! Digli che non sono interessato e che rivoglio il mio telefono! Ti prego! Lo sai che tutta la mia vita è in quel maledetto aggeggio!» disse lui congiungendo le mani davanti al viso per pregarmi «Sei il mio migliore amico…»
    Ma perché dovevo sempre sciogliermi davanti a quei suoi occhi verdi?
    «E va bene.» ammisi sconfitto al ragazzo che consideravo un fratello «Ma mi devi un grosso, grossissimo favore, capito?»
    «Oh, grazie Clay!» disse lui buttandomi le braccia al collo.
    «Ok, ok, ora togliti e lasciami sistemare i tuoi casini.»
    Lui mi lasciò andare, mentre continuava a ringraziarmi con un cantilena infinita.

    Andy
    Vidi il mio migliore amico Clay allontanarsi, mentre io rimasi seduto sullo sgabello del bar. Due possenti braccia mi strinsero da dietro abbracciandomi.
    «Non pensi di essere stato un po’ cattivo amore?» mi chiese Kent baciandomi sul collo.
    «Fidati tesoro, un giorno mi ringrazierà!» in fondo io l’avevo fatto solo per Clay.
    «Se mai riuscirà a perdonarti…» mi sussurrò il mio uomo all’orecchio.
    «Sono sicuro che lo farà…»

    CAPITOLO 2
    Due settimane prima

    Red
    Era di nuovo sabato e, come al solito, raggiunsi il mio locale verso le nove di sera, parcheggiando la Jaguar nel posto a me riservato.
    Scesi con eleganza dalla vettura e mi avviai verso l’entrata. Una lunga fila di ragazzi era in attesa di poter varcare la soglia, fermati soltanto dai miei validissimi buttafuori.
    «Buona sera capo.» mi salutò Fox, spostando il cordone rosso per lasciarmi passare.
    «Buona sera capo.» gli fece eco Evan.
    «Buona sera ragazzi. Come procede la serata?» mi informai.
    «Tutto a posto capo.» rispose il più anziano dei due.
    «Ottimo, per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi.» dissi congedandomi e proseguendo il mio cammino.
    Ecco lì! Il mio fantastico locale! Il For Men!
    Benché tutti pensassero a me come un figlio di papà che navigava nell’oro, in realtà, ero cresciuto in una normalissima famiglia, formata da padre, madre e un fratellino più piccolo.
    I miei genitori avevano entrambi un lavoro modesto e quando avevo deciso di aprire quel pub, avevo richiesto un prestito a una banca. Avevo avuto tanto successo che ero riuscito ad estinguerlo nel giro di un anno e mezzo.
    Ora gli affari andavano a gonfie vele, eravamo sempre strapieni e io non potevo sentirmi più realizzato.
    Ovviamente il mio fascino aveva notevolmente contribuito e, ogni volta che facevo la mia comparsa, tutti i presenti si voltavano a guardarmi con occhi pieni di lussuria e desiderio. Proprio come in quel momento.
    Un sorriso beffardo e malizioso mi spuntò sul viso, mentre con passo sicuro e deciso mi dirigevo verso il bancone.
    Dovevo confessarlo, mi piaceva essere osservato e spesso lasciavo vagare il mio sguardo in cerca di qualche scopata occasionale, ma solo perché il lavoro risucchiava tutto il mio tempo e le mie energie, senza lasciarmi la possibilità di avere una relazione stabile.
    Anche quella sera mi guardai attorno con poco interesse. Una folla di ragazzi eccitati e sudati si stava dimenando sulla pista da ballo senza freni. Stavo quasi per andarmene in ufficio al piano di sopra, quando i miei occhi caddero su un ragazzo seduto al bar.
    Il respiro mi morì in gola e tutto quello che mi circondava scomparve. Quello doveva essere un angelo.
    Delle pupille color verde acqua mi stavano squadrando con poco interesse. I suoi capelli castano chiari erano corti e ribelli. Il suo fisico leggermente atletico e slanciato era fasciato da un paio di jeans neri, una camicia azzurro pallida e un gilè vecchio stile.
    Stupendo!
    Era la prima volta che un ragazzo colpiva così tanto la mia attenzione. Forse era davvero arrivato il momento di avere una relazione seria!
    Feci per andare verso di lui, quando una mano si poggiò sulla mia spalla, facendomi voltare.
    «Capo, abbiamo un problema.» mi disse Mike, responsabile della sicurezza interna.
    «Che succede?»
    «Un ragazzo si è sentito male. L’ho portato nella stanza sul retro.»
    «Fammi strada.» gli ordinai, lasciando che mi precedesse.
    Mi voltai ancora una volta verso quel bellissimo ragazzo e mi ripromisi di cercarlo non appena avessi sistemato la faccenda.

    Mezz’ora più tardi era tutto risolto, un’ambulanza era venuta a prendere il poveretto che si era sentito male per via di un’allergia alimentare. Gli avevamo dato subito gli antistaminici ma avevamo preferito che andasse in ospedale per un controllo.
    Quando tornai a cercare il mio angelo, però, scoprii che se ne era già andato.

    Era passata una settimana dalla sera in cui avevo visto e perso il ragazzo dagli occhi verde acqua e la mia irritazione stava arrivando alle stelle.
    Perché non era più tornato al locale? Che non fosse gay?
    Ogni sera ero andato a lavorare e lo avevo cercato, ma senza alcun risultato.
    Anche in quel momento, chiuso nel mio ufficio, stavo controllando le telecamere di sorveglianza con la speranza di scrutarlo tra la folla.
    Niente. Probabilmente non era del posto o non era nemmeno interessato agli uomini. Era inutile che continuassi a…
    Cazzo! Eccolo lì!
    Era seduto di nuovo al bar con altri due uomini che, molto probabilmente, stavano insieme dato che si baciavano e coccolavano senza ritegno.
    Lo fissai attraverso lo schermo. Era dannatamente bello.
    E ora sarebbe stato mio!
    Mi alzai dalla scrivania, andai un momento in bagno a controllare il mio aspetto e poi scesi di sotto.
    Mi avvicinai al bar con difficoltà, cercando di declinare ogni palese invito e quando arrivai a destinazione rimasi di sasso. Lui non c’era più.
    Il mio sguardo ossessionato lo cercava su tutta la pista, ma di lui nessuna traccia.
    No! Non era possibile! Che se ne fosse di nuovo andato?
    Dopo dieci minuti passati a controllare minuziosamente tutte le persone presenti in sala, decisi di ritornare sconfitto in ufficio.
    Salii le scale, mi accomodai di nuovo davanti ai monitor e li guardai sempre più furioso.
    Aspetta un momento ma quello…
    Presi subito la radio che usavano tutti i miei addetti alla sicurezza e premetti il pulsante per parlare.
    «Fox.» chiamai.
    «Sì capo?» rispose subito lui.
    «Vieni subito in ufficio.»
    «Arrivo capo.»
    Non ci mise molto ad arrivare, la sua efficienza sul lavoro lo rendeva un bravo e discreto buttafuori.
    «Dimmi capo.» chiese subito lui senza tanti giri di parole.
    «Voglio che mi porti subito questo ragazzo qui!» gli dissi indicando un tizio che si stava dimenando sulla pista da ballo.
    «Subito capo.» disse lui un istante prima di uscire.
    Velocissimo, Fox mi portò esattamente chi gli avevo chiesto. Il ragazzo era visibilmente nervoso e sembrava avere paura dell’armadio che lo aveva appena sequestrato.
    Io mi alzai in piedi e passeggiai per la stanza, mentre sembravamo studiarci a vicenda.
    «Io… io non capisco… perché mi avete portato qui?» chiese lo sconosciuto titubante.
    «Grazie Fox, puoi andare e chiudi la porta.» gli ordinai.
    Non appena fummo soli, presi a interrogarlo.
    «Come ti chiami?» domandai.
    «Andy.»
    «Sei venuto qui da solo?»
    «Con il mio fidanzato Kent e il mio migliore amico.»
    Bingo!
    «E come si chiama?»
    «Ma si può sapere che succede?»
    «Tu rispondi alle domande e basta!» sbottai arrabbiato e frustrato.
    «… si chiama Clay…»
    «E dov’è adesso?»
    «Vorrei saperlo anche io, sicuramente se la sarà svignata!»
    «Perché? Non… è gay?» chiesi anche se avevo il terrore della risposta.
    «Sì è gay, ma lui è tutto casa e lavoro, non gli piace venire per locali perché lui non è il ragazzo da una botta e via, preferisce passare la sua esistenza a leggere e guardare dei film, piuttosto che provare a vivere davvero…» la sua voce scemò leggermente verso il finale, quando si accorse di aver appena enfatizzato il discorso con particolare sentimento.
    «Voglio che lo riporti qui.»
    «Co-cosa?» chiese sbalordito «E perché?»
    «Perché lo voglio.»
    Lo vidi deglutire a fatica alla mia spudorata affermazione e riflettere sul cosa fare o dire.
    «Senta signor Callister, gliel’ho appena detto, Clay non è il ragazzo da una botta e via. Se ne cerchi un altro.» disse irritato, difendendo l’amico a spada tratta.
    «Infatti io non lo voglio per quello…» dissi avvicinandomi un po’ per guardarlo bene negli occhi «Voglio che lui sia mio e solo mio e per tutto il tempo che lui mi vorrà.»
    «Lo porterai da me?» domandai quando il suo prolungato silenzio iniziò a irritarmi.

    Oggi

    Clay
    Guarda in che cavolo di guaio doveva andarsi a cacciare quello scemo di Andy. Se non ci fossi stato io ad aiutarlo come avrebbe fatto? Meglio non domandarselo!
    Lasciai il bar e mi diressi verso le scale che salivano a secondo piano. Iniziai a percorrerle sentendomi sempre più agitato. Speravo solo di riuscire a farmi ridare il cellulare in fretta e andarmene senza avere troppi problemi.
    Arrivato in cima, bussai alla porta con il cuore in gola.
    «Avanti.» disse una voce dall’interno.
    Feci un bel sospiro ed entrai, facendo qualche passo avanti. Quell’ufficio era davvero bellissimo. C’erano due scrivanie, una classica piena di documenti e cancelleria, l’altra con un sacco di monitor davanti.
    Una porzione della parete destra era un’enorme vetro, ovviamente oscurato all’esterno, che ti permetteva di vedere direttamente la pista da ballo sottostante.
    Sentii la porta chiudersi alle mie spalle e mi voltai di scatto.
    Eccolo lì! Red Callister in persona!
    I suoi capelli neri e leggermente lunghi erano tirati elegantemente indietro. I suoi occhi azzurri mi scrutavano famelici e maliziosi. Ma il mio sguardo cadde sul suo pizzetto, perfettamente curato, che gli incorniciava il viso e pensieri osceni e inopportuni mi balenarono per un istante nella mente.
    Quando lo vidi chiudere a chiave la porta e fare qualche passo avanti, mi ripresi in un istante.
    «Mi dispiace signor Callister, ma non sono io la persona che stava aspettando.» iniziai a spiegargli.
    «Oh, no Clay… io stavo aspettando proprio te…»

    CAPITOLO 3
    Me? Che cavolo significava che lui stava proprio aspettando me?
    Lui si stava facendo sempre più vicino, mandando in completa confusione il mio cervello!
    «Tu mi piaci Clay.» affermò lui deciso.
    «Scommetto che lo dici a tutti vero?» dissi io alzando le mani davanti a me, come per fermarlo.
    «Non l’ho mai detto a nessuno.»
    Oramai mi era davanti, lo vidi alzare le mani e intrecciare le sue dita alle mie. Il solo contatto mi provocò uno strano brivido lungo la schiena.
    «Voglio che tu sia mio Clay.» disse con voce roca di desiderio.
    Il mio cuore smise di battere dall’emozione, nessuno mi aveva mai detto nulla di più bello ed eccitante e il mio membro prese a indurirsi dentro i pantaloni.
    «Io…io…» balbettai come uno scemo.
    Lui mi fece un fantastico sorriso e poi posò le sue labbra sulle mie. Un’esplosione di sensazioni sembrò focalizzarsi nel mio petto.
    Quando mi leccò giusto un pochino, come per chiedermi di lasciarlo entrare, lo assecondai. Cominciammo a baciarci con passione sfrenata, affamati l’uno dell’altro. La sua barba era morbida e mi faceva impazzire sentirla sulla pelle.
    «Clay.» ringhiò lui spingendomi verso la scrivania.
    Con un gesto veloce e irrazionale buttò tutto per terra e mi fece sedere sopra.
    Senza staccarsi dalla mia bocca iniziò a spogliarmi. Mi aprì tutti i bottoni, mi sfilò la camicia, mi aprì la cintura e con un unico movimento mi tolse i pantaloni e i boxer, lasciandomi nudo.
    Rimase a guardarmi con quei suoi bellissimi occhi azzurri che brillavano di lussuria. Mi sentii in imbarazzo e cercai di coprirmi con una mano.
    «No Clay, lasciami guardare quanto sei bello…»
    Rimase in contemplazione ancora per un istante poi prese a spogliarsi anche lui. Quando fu nudo, rimasi senza fiato.
    Cazzo se era stupendo!
    Il suo fisico era leggermente muscoloso, la sua pelle portava un accenno di abbronzatura e il suo pene svettava forte e duro come una roccia.
    Si avvicinò, facendo aderire i nostri corpi e passandomi la lingua sul collo.
    Io alzai istintivamente la testa per lasciargli più spazio e lui mi morse, facendomi gemere di piacere.
    Tornò a baciarmi ancora, giocando con la mia lingua sino a lasciarmi senza respiro.
    Portò le sue attenzioni sul mio petto, toccandomi ed esplorandomi. Mi succhiò un capezzolo, mentre l’altro lo stuzzicava tra due dita, facendomi andare letteralmente fuori di testa.
    Mugolai piano sotto i suoi colpi, ma quando le sue attenzioni arrivarono al mio membro, urlai senza ritegno.
    Gli buttai le braccia al collo perché non riuscivo più a tenermi. Allora mi fece dolcemente stendere sulla scrivania per poi riprendere da dove aveva interrotto.
    Una delle sue mani giocava con le mie palle mentre l’altra mi massaggiava diligentemente l’asta.
    Quando si fermò e sentii la sua bocca avvolgermi completamente, presi a urlare il suo nome.
    «Red!!!»
    Lui succhiò ancora più forte. Mi sembrò di vedere le stelle tanto era infinito il piacere che mi stava facendo provare.
    Sentivo la sua lingua salire e scendere per poi giocare con la mia punta con l’intento di portarmi all’estremo.
    «Red… sto per…» dissi io tra un ansito e l’altro.
    Lui si fermò, aprì un cassetto e ne estrasse dei preservativi. Aprì il quadratino argentato e se lo infilò sul pene durissimo.
    Prese anche un tubetto di lubrificante e se ne versò una buona quantità sulle dita.
    Io lo guardai come incantato in tutte le sue azioni, mordendomi il labbro inferiore dal desiderio.
    «Quelle labbra sono mie!» ringhiò lui prima di prendere a baciarmi con foga.
    Mentre la sua lingua duellava con la mia, percepii le sue dita toccarmi nella parte più sensibile. Prima solo esternamente, poi ne fece scivolare una all’interno.
    «Red! Sì!» gemetti contro le sue labbra.
    Ne aggiunse un’altra e un’altra ancora, fino a quando non fui completamente pronto.
    «Ti prego Red…»
    Lui si scostò, guardandomi negli occhi e tolse le dita da me, lasciandomi vuoto.
    «Ti prego cosa?» chiese lui malizioso.
    «Prendimi…»
    Non mi chiese altro, si posizionò e cominciò ad entrare lentamente.
    «Oh cazzo!» sbottò lui perso nel piacere.
    «Di più…» lo incitai io.
    Quando affondò completamente, iniziò a possedermi senza ritegno. Pistonando dentro e fuori con spinte incalzanti e possenti che mi facevano vedere il paradiso.
    «Sei così… stretto…» disse lui prima di piegarsi e baciarmi ancora.
    Io avvolsi le mie braccia intorno alla sua vita e le mie gambe intorno al suo sedere, facendomi ancora più vicino.
    Quando si fermò, uscendo da me, rimasi basito e frastornato. Mi sentii soltanto voltare e mettere a novanta sulla scrivania.
    Rientrò in me in un colpo solo, mandandomi fuori di testa.
    «Cazzo… Red!» urlai.
    «Ora sei mio.» ringhiò lui riprendendo a possedermi con passione.
    I nostri respiri erano sempre più affannati e le nostre pelli iniziarono a sudare dallo sforzo.
    Poi rallentò sino a fermarsi. Mi fece scivolare una mano su tutta la schiena partendo dalle natiche per arrivare al mio collo e, con l’altra, scivolò sul mio petto per poi prendere il mio sesso in mano.
    Prese a masturbarlo e riprese a spingersi dentro di me, colpendo anche la mia prostata.
    «Oh Signore!!!» gemetti dalla sorpresa.
    Lui lo fece ancora, ancora e ancora.
    «Cazzo Red… vengo!» urlai un attimo prima di sporcargli la mano e il mobilio.
    Due spinte dopo lo sentii esplodere dentro di me, gridando il mio nome.
    Si accasciò sfinito sulla mia schiena e cercò le mie mani per intrecciarci le dita con le sue. Mi baciò la schiena in attesa che i nostri respiri tornassero regolari e poi si alzò, uscendo da me.
    A quel punto la paura mi avvolse.
    Non volevo sentirlo dire che era stato bello e ora potevo andarmene. Così, rimasi in silenzio ed immobile, aspettando che arrivasse il peggio.
    Lui andò a ripulirsi e, quando notò che non mi ero mosso, si avvicinò di nuovo alla scrivania.
    Mi aspettavo che mi dicesse qualcosa, che mi rivestisse, che chiamasse qualche addetto della sicurezza, invece mi prese in braccio e mi portò dietro una porta, rivelandomi una piccola camera da letto.
    Mi depositò sulle lenzuola, mi aiutò a pulirmi e venne a stendersi al mio fianco.
    Incatenò i suoi occhi azzurri coi miei e appoggiò la testa sotto un braccio. Dio com’era bello.
    «Vuoi essere il mio ragazzo?» mi chiese.
    Cosa? Io?
    «Pensavo che tu non uscissi mai con nessuno ufficialmente…» affermai tastando il terreno.
    «Il lavoro mi ha sempre tenuto impegnato, non potevo permettermelo, ma ora gli affari vanno bene e sono abbastanza tranquillo.»
    Con l’indice, mi accarezzò il contorno del viso e delle labbra, aspettando una mia risposta, ma io ero rimasto talmente spiazzato che rimasi in silenzio.
    «Sai,» riprese a dirmi lui «quando ti ho visto per la prima volta ho pensato che fossi un angelo sceso dal cielo. Dimmi che sarai il mio ragazzo…» le sue labbra si posarono ancora sulle mie, baciandomi con dolcezza.
    Gli avvolsi le braccia intorno al collo e lui mi salì sopra, intensificando la sua bramosia.
    «Io voglio un rapporto serio…» dissi tra un bacio e l’altro.
    «Con te anch’io…»
    «Dovrai essere solo mio…»
    «E tu soltanto mio…»
    «Sarò geloso…»
    «Ucciderò chiunque ti parli…» disse lui facendomi ridere.
    Lo bloccai un momento per guardarlo negli occhi.
    «Davvero lo vuoi? Io sono noioso, non mi piace uscire, odio i posti affollati e caotici. L’unica cosa che mi piace è leggere e guardare film.»
    «Ti voglio da morire.» affermò lui con l’azzurro degli occhi che prendeva vita.
    «Va bene…»

    CAPITOLO 4
    UN MESE DOPO

    Clay
    Parcheggiai la mia auto accanto a quella di Red, lui arrivava sempre prima di me al locale.
    In realtà, non mi piaceva moltissimo andarci, ma la voglia di vederlo l’aveva sempre vinta e ogni sera mi ritrovavo lì, solo per stare con il mio uomo.
    Stavamo insieme da un mese e non potevo essere più felice. Mi aveva portato a cena, al cinema per farmi felice e anche al museo egiziano, rivelandosi una persona fantastica.
    Sì, mi ero innamorato di lui.
    Scesi dalla vettura e mi diressi verso l’entrata. La solita fila di ragazzi era in attesa di entrare, ma quando Fox mi vide, mi scostò immediatamente il cordone rosso, lasciandomi passare.
    «Buona sera Clay.» mi salutò.
    «Sera Fox, è di sopra?»
    «Come sempre.» disse con un sorriso.
    Entrai nel locale, dirigendomi velocemente verso le scale e le salii in fretta. Non vedevo l’ora di vederlo, mi era mancato per tutto il giorno.
    Quando aprii la porta lo vidi seduto dietro alla scrivania, intento a leggere qualche documento. Alzò subito lo sguardo, ma quando mi vide non sorrise.
    Si alzò lentamente in piedi, fece il giro della scrivania e si appoggiò ad essa con le mani in tasca, guardando con espressione seria.
    Cazzo! Era successo qualcosa?
    «Chiudi la porta Clay.» mi ordinò.
    Io lo feci e mi avvicinai di qualche passo verso di lui, ma prima che lo raggiungessi, lui proseguì.
    «Ti devo parlare di una cosa seria.»
    No! Non poteva essere! Stava per lasciarmi? Eppure stava andando tutto bene, eravamo felici, facevamo sempre l’amore. Che mi avesse tradito?
    Oddio! All’improvviso iniziai a sentirmi male.
    «Che cosa c’è?» chiesi preoccupato.
    «Non posso andare avanti così.»
    Perché? Che cosa avevo sbagliato? Forse potevo ancora rimediare o cambiare quello che non gli piaceva. Sentii le lacrime fare capolino ma cercai di trattenerle ancora un po’.
    «Io…» presi a dire, ma lui mi interruppe.
    Avanzò verso di me, mi prese le mani nelle sue e si mise in ginocchio.
    «Io ti amo Clay.» mi disse per la prima volta «E non voglio stare separato da te nemmeno per un solo minuto del giorno o della notte. Vuoi venire a vivere con me?»
    Piansi di gioia per le sue parole. Lui si rialzò e mi asciugò il viso con i pollici.
    «Dammi una risposta angelo mio, sono rimasto teso e ansioso tutto il giorno aspettando di chiedertelo…»
    «Ti amo anch’io Red… sì… verrò a» ma non mi lasciò finire la frase, mi abbracciò forte, togliendomi il respiro.
    «Dimmelo ancora.» mi sussurrò all’orecchio.
    «Verrò a vivere con te…» gli dissi, sapendo benissimo che non era quello che voleva sentirsi dire.
    «L’altra parte della frase…» mi supplicò lui.
    «Ti amo Red.»
    In un attimo mi infilò la lingua in bocca, baciandomi con passione. Gli risposi con impeto, infilandogli le mani nei capelli morbidi.
    Con mosse frenetiche, prese a togliermi i vestiti. Mi sfilò la giacca, la maglia, le scarpe e i pantaloni. L’intimo mi era stato ordinato di non indossarlo!
    «Il mio bellissimo angelo.» sussurrò riprendendo a baciarmi mentre si spogliava a sua volta.
    Non appena fummo pelle contro pelle, l’atmosfera sembrò scaldarsi di botto e i nostri gemiti riempirono la stanza.
    Red si staccò da me, mi trascinò sino alla parete di vetro oscurato che dava sulla pista da ballo e mi ci fece appoggiare le mani sopra.
    Noi non facevamo mai l’amore in posti normali. Di solito, il mio uomo mi prendeva sul divano, sulla lavatrice, sul cofano della macchina parcheggiata in garage, sul tavolo della cucina, sul pavimento, nella doccia o altri luoghi particolari… nel letto ci andavamo solo quando eravamo praticamente esausti…
    «Red…» gemetti un po’ a disagio.
    «Tranquillo angelo, non possono vederci.»
    «Ma io posso vedere l…» venni interrotto da due dita bagnate che si fecero strada dentro di me «Aahh!!»
    Tenevo le mani saldamente poggiate al vetro sperando di non scivolare, mentre il mio uomo dietro di me mi preparava diligentemente.
    Aggiunse un altro dito e uno ancora, facendomi impazzire. Le faceva entrare dentro e fuori, sforbiciando ogni tanto, torturandomi sino allo stremo.
    «Amore ti prego…» lo supplicai.
    «Cosa angelo?» disse lui furbo e malizioso.
    «Prendimi… Scopami…»
    Ritirò la mano e in un solo movimento, entrò tutto dentro di me, schiacciandomi contro il vetro.
    «Oh Dio!!!» urlai in preda all’estasi.
    Mi artigliò i fianchi con le sue grandi mani e prese a pompare, facendomi muovere il bacino per andare incontro alle sue spinte possenti.
    Quando mi colpì all’interno in quel punto particolarmente sensibile, diventai pazzo.
    Urlai il suo nome a squarcia gola mentre mi stava facendo vedere il paradiso.
    Sentii le sue mani scivolarmi per tutto il corpo, accarezzandomi. Si fermò per un po’ a stuzzicarmi i capezzoli insieme contemporaneamente. Percepii il suo pizzetto morbido solleticarmi la schiena prima che iniziasse a darmi dei piccoli morsi.
    Portò una mano sulla mia, intrecciando le dita e con l’altra scese verso il basso, sino a prendere il mio membro.
    Me lo massaggiò accuratamente mandandomi al limite. Le sue spinte fecero il resto.
    «Amore sto per venire…» dissi senza più riuscire a trattenermi.
    «Anch’io angelo…»
    Ancora un istante e venni nella sua mano e sul vetro, sporcandolo del mio seme. Lui mi imitò esplodendo dentro di me con un ringhio.
    Finimmo per accasciarci entrambi sul pavimento, abbracciati l’uno all’altra, ancora col respiro affannato.
    Un enorme sorriso gli illuminava il viso come un albero di Natale.
    «Sei felice?» gli chiesi.
    «Solo con te angelo mio. Ora che verrai a vivere con me, sarò l’uomo più felice del mondo. Ti amo Clay.»
    «Ti amo anch’io Red.»

    CAPITOLO 5
    UN ANNO E MEZZO DOPO

    Red
    Ero tranquillamente seduto alla scrivania del mio ufficio, quando il telefono squillò.
    «Pronto?» feci non appena alzai la cornetta.
    «Sono io amore.»
    «Ciao angelo, ti mancavo?» chiesi malizioso.
    «Sì, ma devo anche dirti che non possiamo vederci per pranzo… devo finire un lavoro urgente, ci vediamo stasera a casa?» mi disse Clay.
    «Va bene angelo… Ti amo.»
    «Anch’io.» disse prima di chiudere la chiamata.
    Strano. Nelle ultime due settimane Clay era diventato davvero strano.
    Quando lo cercavo a lavoro, mi dicevano che era già uscito, mentre lui asseriva di essere rimasto in ufficio più del previsto.
    Quando gli telefonavo o non mi rispondeva o il suo cellulare risultava spento.
    Lo sapevo benissimo che questi non erano segnali incoraggianti, ma non volevo davvero credere che…
    Lasciai perdere i documenti e mi accasciai di più sulla sedia. Mi voltai a guardare la lezione di ballo in corso nella sala sottostante e subito ripensai al mio uomo.
    Era stato proprio lui a propormi di tenere aperto il locale di giorno per darlo in gestione a degli insegnanti di danza.
    Ogni giorno si poteva imparare uno stile di ballo diverso e questo aveva aumentato ancora di più i miei guadagni.
    Il mio Clay aveva davvero fiuto per gli affari.
    Dopo un mese che uscivamo insieme gli avevo chiesto di andare a vivere insieme. Dopo cinque mesi di convivenza gli avevo chiesto di sposarmi.
    Ora lui era mio marito ed io ero il suo.
    Forse ero stato troppo pressante?
    Eppure eravamo felici, facevamo l’amore continuamente, non ci mancava nulla o almeno così pensavo.
    Possibile che mi stesse tradendo?
    No, non ci potevo davvero credere, però non potevo davvero continuare a vivere con questo pensiero, così, presi la decisione di seguirlo.

    Il giorno seguente
    «Stai uscendo?» chiesi a mio marito mentre rimanevo seduto sul divano a leggere il giornale.
    «Sì, amore. Devo andare dal dentista… non te l’ho detto?»
    «No.» risposi un po’ acido.
    «Ci vediamo stasera. Ti amo.» mi disse dandomi un bacio veloce e uscendo di casa.
    Non appena lo vidi chiudere la porta, mi alzai, presi la giacca, le chiavi della macchina e mi apprestai a seguirlo.
    Lo vidi prendere un taxi e, cercando di tenermi a debita distanza, gli rimasi incollato dietro.
    Il mio cuore batteva forte dall’agitazione e dall’agonia che provavo al pensiero di scoprire una verità scomoda.
    Vidi l’auto gialla fermarsi, Clay scendere e attraversare la strada. Mi avvicinai fino a sostare in doppia fila proprio davanti al bar in cui mio marito era appena entrato.
    Lo vidi dirigersi verso un tavolo e sedersi con un ragazzo più giovane. I sorrisi che si scambiarono mi fecero più male di una coltellata e non riuscii più a guardarli.
    Premetti il piede sull’acceleratore e tornai a casa. Entrai come una furia, mi tolsi la giacca gettandola a terra, buttai le chiavi sul tavolo e mi avvicinai all’armadietto dei liquori.
    Presi la cosa più forte che avevamo e me ne versai un bicchiere generoso. Mandai giù quel liquido ambrato che bruciava le mie viscere come al momento bruciava il mio cuore.
    Perché? Ero troppo vecchio per lui? Non mi amava più?
    Presi la bottiglia e andai a sedermi sulla poltrona. Avrei aspettato pazientemente il suo rientro per avere una spiegazione.

    Dopo ore di attesa, sentii finalmente la porta di casa aprirsi e Clay rientrare.
    Entrò in cucina, posò un paio di buste della spesa e poi fece per andare in camera, ma si accorse di me, ancora seduto sulla poltrona.
    «Oh, Signore Red! Mi hai spaventato. Ma che ci fai lì amore?» mi chiese mettendosi una mano sul petto.
    «Dove sei stato oggi?» domandi con calma.
    «Umh… te l’ho detto, sono andato dal dentista.»
    «Non mentirmi.» ringhiai arrabbiato.
    Lui si irrigidì al suono alterato della mia voce e mi guardò preoccupato.
    «Non… non capisco cosa…»
    «Ti ho seguito.» lo interruppi.
    Lo vidi deglutire e sbiancare alla mia ammissione, come se avesse paura di dirmi ciò che già sapevo.
    «Voglio solo sapere perché!» dissi alzandomi in piedi «Sono troppo vecchio? Non ti vado più bene? Non mi ami più?»
    «Ma che stai dicendo?» rispose lui con la confusione sul volto.
    «Eri con un ragazzo più giovane oggi!» urlai adirato.
    «Sì, Red ma…» cercò di spiegarmi lui, ma io non gliene lasciai il tempo.
    «Lascia perdere Clay, me ne vado.» dissi andando in camera da letto per prendere qualche vestito.
    Lui mi venne dietro, continuando a blaterare qualcosa, forse propinandomi una scusa, ma io non lo stavo a sentire.
    Presi vestiti a caso dal mio armadio e li stavo già buttando dentro il borsone della palestra.
    «Red, amore, non capisco. Ma che cosa diavolo stai pensando?»
    «Sono settimane che sei strano, sfuggente! Mi dici che sei a lavoro e non è vero! Che vai dal dentista e non è vero! Dimmi la verità ti sei stufato di me!» ringhiai voltandomi a guardarlo «E ti sei trovato un amante più giovane!»
    «Per il ragazzo di oggi?» chiese lui incredulo.
    «Sì.» risposi tornando a riempire la borsa di indumenti.
    «Cazzo amore… doveva essere una sorpresa…»
    «Sorpresa? Scaricarmi doveva essere una sorpresa?» domandai senza voltarmi.
    «Vorrei che adottassimo un bambino.»
    Mi bloccai a mezz’aria, il mio respiro si era fermato alle sue parole, ma avevo dannatamente paura di aver capito male.
    «Cosa hai detto?» sussurrai girandomi a guardarlo.
    «Vorrei che avessimo un bambino tutto nostro amore. Il ragazzo che ho incontrato oggi era uno dei tanti assistenti sociali con il quale ho parlato per sapere cosa dovevamo fare per poter adottare un bambino. Volevo avere già tutte le informazioni che ci servivano prima di dirtelo.»
    Non riuscivo né a parlare, né a muovermi, sentivo solo le lacrime che mi scivolavano lungo le guance. Clay mi si avvicinò e mi prese il viso con le mani.
    «Amore mio, io ti amo non devi dubitarne mai, d’accordo?» mi disse.
    «Un… bambino…» riuscii solo a dire come uno scemo ancora troppo emozionato al pensiero.
    «Sempre se lo vuoi anche tu amore.»
    «Certo che lo voglio.» dissi stringendo forte mio marito.
    «Abbiamo tutte le carte in regola per adottarne uno.» affermò lui felice.
    Non potevo essere più felice, il mio cuore sembrava stesse per scoppiare dall’emozione. «Ti amo Clay.» dissi impossessandomi della sua bocca.
    «Ti amo Red.» riuscì a dire lui tra un affondo di lingua e l’altro.
    Mi staccai da lui per riprendere fiato e tutti i pensieri che avevo in testa iniziarono a uscirmi senza volerlo.
    «Dobbiamo preparare una stanza per lui o per lei! Dobbiamo comprare dei giocattoli! Che cosa mangiano i bambini?» chiesi spaesato.
    Clay fece una delle sue dolcissime risate, cominciò a indietreggiare verso il nostro letto e a spogliarsi velocemente in modo lascivo.
    Mi eccitai in un solo istante e mi tolsi tutto quello che indossavo, sino a rimanere nudo. Con un ringhio andai sul letto a prendere ciò che era mio.
    Spinsi mio marito sul materasso e gli salii sopra, andando subito a riempire la sua bocca. La mia lingua giocò con la sua per un tempo infinito. Amavo baciarlo.
    Poi lo leccai sul collo, la scapola, scesi sui pettorali e succhiai un suo dolce capezzolo, facendolo gemere.
    Lo torturai, passando da uno all’altro e mordicchiando anche la pelle circostante, poi mi ritrovai scaraventato con la schiena sul letto e mio marito sopra di me.
    La sua espressione maliziosa mi eccitò da morire e strusciai il mio inguine contro il suo, mentre tenevo le mani appoggiate alle sue cosce.
    Alzò una mano, si mise in bocca due dita e le riempì di saliva. Scese verso il basso e si preparò da solo per essere penetrato.
    «Mi ecciti da morire così…» ringhiai sempre più lussurioso.
    «Aspetta amore… ora viene il bello…» affermò lui.
    Tolse la mano, prese il mio membro e lo posizionò, scendendo lentamente per prenderlo tutto.
    «Oh Dio!» gemetti.
    «Red!» urlò lui.
    Prese a muoversi con ritmo regolare e sicuro, facendomi uscire e affondare dentro di lui, mandandomi letteralmente fuori di testa.
    Misi le mani sul suo sedere e lo strinsi leggermente, aiutandolo anche nei movimenti.
    «Non resisto angelo…»
    «Vieni amore…»
    Piegai leggermente le gambe per avere più presa sul materasso e mi spinsi verso l’alto quando Clay scendeva verso il basso, toccandolo nel profondo.
    Dopo un paio di volte gli venni dentro senza più riuscire a resistere e lui mi imitò, spargendo il suo seme tra i nostri corpi.
    Ansimanti e sudati, restammo abbracciati nel tentativo di calmare i nostri respiri.
    «Sto per diventare padre.» sbottai io dal nulla.
    «Sì amore mio.» affermò lui con una risata.
    «Mi hai reso l’uomo più felice del mondo.» dissi baciandolo sui capelli.
    «E tu hai reso felice me.» confermò sorridente.
    «Ti amo Clay.»
    «Ti amo anch’io Red.»

    Fine :)
     
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    Bellissima non ci sono altre parole per descriverla
     
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    E' davvero una storia stupenda!!! Red e Clay sono una coppia bellissima e ora diventeranno anche genitori... tutto grazie ad una bugia di Andy
     
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    ora vogliamo la storia su Andy!!!
     
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    ora vogliamo la storia su Andy!!!

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    Bellissima complimenti 😊
     
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